La capacità rinnovabile globale crescerà di 2,7 volte entro il 2030, superando le ambizioni dei Paesi di quasi il 25%. Ma è ancora lontana dal triplicarsi.
La Danimarca approva il passaggio del gasdotto Nord stream 2, dalla Russia alla Germania
La Danimarca ha approvato il passaggio sul proprio territorio del controverso gasdotto Russia-Germania, noto anche come Nord Stream 2. Di cosa si tratta.
La Danimarca ha dato la sua approvazione per il gasdotto Nord stream 2, eliminando l’ultimo ostacolo significativo al progetto che ha opposto la Russia agli Stati Uniti e ha diviso l’Europa.
Nord stream 2 è un collegamento da 9,5 miliardi di euro per trasportare il gas dalla Russia alla Germania sotto il mar Baltico, è sostenuto da Berlino, ma è stato condannato da molti paesi dell’Unione europea come progetto politico che aumenterà la dipendenza da Mosca.
Cosa è l’oleodotto Nord stream 2
L’oleodotto Nord stream 2 è lungo 1.230 chilometri e parte dalla Russia per arrivare in Germania. È di proprietà di Gazprom, la più grande compagnia russa che produce gas naturale, ma è cofinanziato da cinque società energetiche europee – Shell, Engie, OMV, Wintershall e Uniper -, ed è stato completato al 90 percento, da oltre due anni attendeva la benedizione di Copenaghen per poter essere portato a termine. L’Agenzia danese per l’energia questa settimana ha annunciato di aver approvato un percorso di 147 chilometri attraverso la piattaforma continentale del paese, una delle tre opzioni proposte dal progetto.
“Continueremo la cooperazione costruttiva con le autorità danesi per completare la costruzione del gasdotto”, ha detto Samira Kiefer Andersson, funzionario di Nord stream 2.
Il via libera di Copenaghen al Nord stream 2
In base a quanto annunciato dall’Agenzia danese per l’energia “il permesso è concesso ai sensi della legge sulla piattaforma continentale e in conformità con gli obblighi della Danimarca ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. La Danimarca è obbligata ad autorizzare la costruzione di oleodotti di transito per quanto riguarda le risorse e l’ambiente e, se necessario, ad assegnare il percorso dove tali oleodotti dovrebbero essere posati”, e il percorso scelto “fornisce il minor rischio e impatto da un punto di vista ambientale e della sicurezza”.
A inizio di quest’anno i funzionari di Nord stream 2 avevano avvertito che il ritardo danese avrebbe potuto comportare il non rispetto della data di apertura prevista per la fine dell’anno.
Perché si tratta di un gasdotto controverso
Quando sarà pienamente operativo, il gasdotto permetterà a Gazprom di deviare le forniture di gas europeo che attualmente attraversano l’Ucraina, fornendo un’alternativa al passaggio da Kiev. Il progetto ha suscitato critiche da parte della Polonia e di alcuni stati baltici che affermano che il progetto è stato concepito per danneggiare l’Ucraina.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, come il suo predecessore Barack Obama, si è opposto al progetto. Gli Stati Uniti stanno offrendo esportazioni di gas naturale liquefatto (Gnl) verso l’Europa per ridurre la sua dipendenza dal gas russo.
La Red-Green Alliance danese ha detto che la decisione dell’Agenzia danese per l’energia è “disastrosa per il clima e la politica energetica europea e non ha senso approvare un nuovo grande gasdotto senza valutare le conseguenze per il clima”.
Il precario equilibrio degli approvvigionamenti di gas
La recente crisi ucraina ha messo in evidenza quanto il sistema energetico europeo sia dipendente dalle importazioni di gas russo. Il gas è infatti indispensabile per il sistema di generazione elettrico in buona parte dei paesi europei, oltre a essere necessario per il riscaldamento invernale. La fornitura di gas è strettamente legata alle infrastrutture di trasporto, ovvero i gasdotti, o agli impianti di rigassificazione e questo rende impossibile sostituire nel breve periodo un produttore con un altro.
Oggi la principale vulnerabilità per le importazioni di gas russo è rappresentata dal transito in Ucraina. Per ridurre i rischi Gazprom e gli operatori europei hanno avviato un processo di diversificazione delle infrastrutture per creare un’alternativa alla rotta Ucraina. Sono stati così realizzati tre gasdotti: Yamal-Europa (Russia-Bielorussia-Polonia), Blue stream (Russia-Turchia), Nord stream (Russia-Germania) e si sta pensando a un ultimo gasdotto, South Stream (Russia-Bulgaria). È evidente come questa situazione di equilibrio instabile possa determinare aumenti del costo del prezzo del gas che poi si riflettono sulla bolletta del consumatore finale.
Favorire lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabili avrebbe invece il grande vantaggio – oltre a quello di ridurre le emissioni di gas serra – di ridurre la dipendenza dell’Europa dagli approvvigionamenti energetici esteri, come quello russo, con la notevole riduzione della spesa energetica.
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