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Grenoble, la città resiliente che ha scelto di cambiare marcia sull’ecologia

La città francese di Grenoble ha scelto la transizione ecologica avanzata. Dall’energia alla mobilità, dall’arredo urbano alla mobilitazione cittadina

Situata a poco più di cento chilometri di distanza dal confine con l’Italia, ai piedi delle Alpi, la città di Grenoble, nella regione francese Auvergne-Rhône-Alpes rappresenta uno degli esempi europei più avanzati di “resilienza” e di lotta ai cambiamenti climatici. Il centro urbano ha dovuto affrontare infatti problemi “strutturali”, che hanno imposto alle amministrazioni che si sono succedute particolare attenzione alla questione ambientale: la conformazione orografica del territorio – Grenoble si trova 250 metri di altitudine in una profonda conca circondata da montagne alte quasi tremila metri – favorisce infatti frequenti episodi di ristagno di agenti inquinanti. Ciò ha spinto l’unica città di grandi dimensioni della Francia attualmente amministrata da un sindaco ecologista a studiare soluzioni innovative. Che stanno dando i loro frutti.

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Grenoble è l’unica grande città francese ad essere amministrata dai verdi © GUIZIOU Franck/Hemis/Corbis

Prima agglomerazione francese a dotarsi di un “Piano Clima”

Dapprima il sindaco socialista Michel Destot, quindi il suo successore verde Erico Piolle hanno adottato una serie di provvedimenti mirati a ridurre il traffico stradale, le emissioni nocive e a rendere il sistema urbano nel suo complesso più sostenibile. Nel 2005, ad esempio, Grenoble-Alpes Métropole fu la prima agglomerazione francese a dotarsi di un Piano Clima, diventato poi Piano Aria Energia Clima, con l’obiettivo – spiega lo stesso ente locale – “di adottare tutte le misure necessarie per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra in ogni settore economico e nella vita quotidiana degli abitanti”.

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Il sindaco di Grenoble Eric Piolle ha spiegato di puntare a trasformare il rapporto che lega la popolazione alla città ©Andrea Barolini

Al lancio del programma erano stati fissati alcuni obiettivi: i primi dati, per il periodo 2005-2014, sono apparsi incoraggianti. La riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra è stata pari al 21 per cento, grazie alla diminuzione dell’impiego di energie fossili a vantaggio delle fonti rinnovabili; il consumo di energia è calato inoltre del 16 per cento, mentre la dispersione di polveri sottili PM10 è scesa del 22 per cento, assieme al -47 per cento registrato per le emissioni di ossido di azoto.

Nuovi impegni di riduzione sono stati quindi assunti, con due nuove scadenze (2020 e 2030), mente sono stati aggiunti gli obiettivi di aumentare del 30 per cento la porzione di energia prodotta grazie alle energie pulite e di limitare le “isole di calore” urbane, al fine di fare la propria parte nella lotta al riscaldamento dell’atmosfera terrestre. Sullo stesso tema, il 20 novembre 2015 il consiglio municipale ha autorizzato il comune a firmare la “Nuova convenzione dei sindaci per il clima e l’energia”, che impegna la città ad adottare un piano d’azione per ridurre le emissioni di CO2 del 40% entro il 2030, basato su 17 linee guida, 48 azioni e più di 160 misure da adottare.

In alcuni punti della città, al posto delle pubblicità sono stati installati cartelloni che informano sulle attività del comune o promuovono eventi culturali ©Andrea Barolini
In alcuni punti della città, al posto delle pubblicità sono stati installati cartelloni che informano sulle attività del comune o promuovono eventi culturali ©Andrea Barolini

Pochi mesi prima, era stato adottato anche il sistema Cit’ergie, con il quale la municipalità di Grenoble ha accettato di essere valutata in base ai risultati raggiunti in materia di lotta ai cambiamenti climatici: “Si tratta – ha spiegato il comune – di uno strumento operativo che permette di giudicare le nostre azioni”.

 

A Grenoble gli “hotel per api” per sensibilizzare la popolazione

Ma il cambiamento passa anche da piccoli progetti: nello scorso mese di dicembre sono stati inaugurati tre alberghi per api, a Grenoble e in due comuni limitrofi. Con il duplice obiettivo – ha spiegato il comune – “di sensibilizzare il grande pubblico sul ruolo fondamentale ricoperto da questi insetti per la rigenerazione e la resilienza della flora selvatica e di quella coltivata”, ma anche per garantire alle api luoghi adatti alla loro permanenza sul territorio urbano.

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Uno degli alberghi per api installati a Grenoble e in alcuni comuni limitrofi ©Albane du Boisgueheneuc/Onf

Un altro esempio di piccole iniziative capaci di muovere le coscienze è arrivato poi dall’università di Grenoble, che ha ideato delle micro-centraline, collegate a smartphone, con l’obiettivo di rendere “visibili” gli agenti inquinanti dell’aria. “Nella maggior parte dei casi – ha spiegato all’agenzia Afp Sarah Duché, ricercatrice che lavora al progetto – non siamo in grado di percepire la quantità di inquinamento che respiriamo, a causa del fatto che la maggior parte degli agenti nocivi è invisibile a occhio nudo. Di conseguenza, non possiamo sapere a quali rischi siamo esposti”. È per questo che l’associazione Air Rhône Alpes – che si occupa di monitorare per conto della pubblica amministrazione la qualità dell’aria nella regione – sta valutando la possibilità di prestare una trentina di dispositivi ad altrettanti abitanti, per un test che dovrebbe essere effettuato proprio a Grenoble.

Il “bilancio partecipato”: un modo per coinvolgere i cittadini

Un modo utile anche per coinvolgere la popolazione, come accade ogni anno nell’ambito del progetto “La Belle Saison”, con il quale centinaia di cittadini volontari – sindaco in testa – si mobilitano per ripulire aiuole, piantare fiori e curare i giardini pubblici. Ma l’esempio più concreto di ripensamento del rapporto tra amministratori e abitanti è senz’altro quello del “bilancio partecipativo”: ogni anno, il comune mette a disposizione una porzione del proprio budget, proponendo decine di progetti che vengono scelti dai grenoblesi tramite una votazione.

 

 

Nelle prime due edizioni (2015 e 2016), tra le idee che hanno ricevuto più voti figurano la “vegetalizzazione” di uno dei grandi corsi della città, che prevede di piantare alberi, arbusti e aiuole su un lungo tratto di strada. Quindi l’installazione di piccionaie contraccettive in alcune strade, piazze e giardini, il che permette di gestire le nascite degli uccelli grazie alla sterilizzazione delle uova, salvaguardando la salute degli animali e rendendo questi meno invadenti nella vita quotidiana. I grenoblesi hanno scelto quindi di finanziare un progetto per migliorare la qualità delle piste ciclabili. E infine è stato votata, nella categoria piccoli progetti, l’introduzione dei “vélo-bus”, ovvero biciclette con rimorchio capaci di trasportare ciascuna cinque bambini da casa a scuola e viceversa.

 

 

Limite di velocità generalizzato a 30 km/h

È proprio in tema di mobilità che sono state avanzate le proposte più innovative. Su tutte le strade della città (tranne poche eccezioni), dal 1 gennaio 2016 è in vigore il limite massimo di 30 km/h. “Ciò che cambia – ha spiegato il sindaco Piolle – non è tanto la velocità media: a Grenoble si circolava a 18,9 all’ora, calcolando le soste e il traffico, e con i nuovi limiti si scende a 17,3. A cambiare davvero è l’approccio al centro urbano. Il modo di fare attenzione agli altri, soprattutto ai pedoni e a chi usa la bicicletta”.

Dal 1 gennaio 2016 Grenoble è la prima grande città ad aver esteso a quasi tutto il proprio territorio il limite di velocità di 30 km/h ©Andrea Barolini
Dal primo gennaio 2016 Grenoble è la prima grande città ad aver esteso a quasi tutto il proprio territorio il limite di velocità di 30 km/h ©Andrea Barolini

“A 30 km/h – ha sottolineato il primo cittadino – lo spazio di frenata è dimezzato rispetto a 50 km/h e il rischio di morire in caso di collisione è nove volte più basso. Inoltre, gli automobilisti sono abituati a grandi accelerazioni per arrivare al semaforo successivo, il che significa inquinamento atmosferico e acustico. Il nostro obiettivo è riequilibrare la città, che è stata costruita a misura di automobile, affinché l’ambiente urbano non sia solo uno spazio di circolazione, ma anche di vita”. È per questo che si è deciso di adottare i nuovi bollini anti-inquinamento Crit’Air: un’evoluzione del sistema “euro” già adottato in tutta l’Ue.

Impennata nell’uso delle bici. Successo delle minicar elettriche

Una città a misura d’uomo, dunque. E di bici: l’uso delle due ruote messe a disposizione dal comune (il “metrovélo”) è aumentato del 30 per cento nei soli primi 18 mesi di lavoro dell’amministrazione ecologista. Ormai per i ciclisti sono presenti 6mila mezzi in città, affittabili a 10 centesimi l’ora (pari a un terzo della flotta di una città venti volte più grande come Parigi).

Una bici gialla del comune di Grenoble vicina ad un'auto del car sharing ©Andrea Barolini
Una bici gialla del comune di Grenoble vicina ad un’auto del car sharing © Andrea Barolini

Inoltre, chi ha bisogno di un’automobile può scegliere il car sharing tradizionale oppure – grazie ad una partnership tra il comune, la società specializzata Cité Lib, la Toyota e la Sodetrel (impresa che fornisce le infrastrutture necessarie) – il servizio Ha:Mo, Harmonious Mobility. Si tratta del primo esperimento di questo genere lanciato dalla casa automobilistica al di fuori del Giappone, concepito sulla base di una flotta di 70 minicar elettriche (35 monoposto e altrettanti tricicli chiusi), che permettono di spostarsi da un capo all’altro della città, la cui presenza è rintracciabile in tempo reale grazie ad una app gratuita.

Le minicar elettriche introdotte a Grenoble grazie alla collorazione di Toyota
Le minicar elettriche introdotte a Grenoble grazie alla collorazione di Toyota

Chi guida un mezzo a Grenoble, inoltre, ha il vantaggio di non essere distratto dalle pubblicità: quasi tutti i cartelloni sono stati infatti rimossi e al loro posto sono stati piantati alberi o punti informativi su iniziative culturali, mostre, esposizioni e spettacoli in programma in città: “Siamo già fin troppo bombardati da incitamenti al consumismo sfrenato”, ha spiegato Piolle. Meglio più ossigeno che l’ennesimo spot: anche questo fa parte della transizione ambientale (e culturale) che siamo chiamati ad operare se vogliamo salvare il pianeta.

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