
Temendo la presenza di rifiuti tossici, la Groenlandia ha interrotto l’estrazione dell’uranio. Ora potrebbe essere costretta a ricominciare. O a pagare 11 miliardi di dollari.
Se non si interviene con decisione tra poco più di venti anni i rinoceronti potrebbero essere estinti in natura.
Tra venti anni l’unico posto in cui probabilmente potremo osservare i rinoceronti sarà uno zoo, o un cosiddetto parco zoologico, in ogni caso imprigionati, in gabbie più o meno grandi. Un destino che non rende giustizia a queste enormi e antiche creature che per milioni di anni hanno dominato le pianure dell’Eurasia.
Esseri umani e rinoceronti condividono il pianeta da millenni, come testimoniato dagli splendidi disegni che ritraggono questi animali, rinvenuti nella grotta Chauvet, nel sud della Francia, risalenti a oltre 30mila anni fa. Il futuro è però cupo per i rinoceronti, soprattutto a causa del bracconaggio. Questi enormi erbivori sono infatti perseguitati per via del corno che ha raggiunto cifre esorbitanti, 90mila dollari al chilogrammo, più della cocaina.
Il corno di rinoceronte, per il quale gli animali vengono mutilati e fatti a pezzi, viene impiegato principalmente nella medicina tradizionale asiatica, si ritiene infatti che combatta l’impotenza e abbia numerose capacità taumaturgiche. Essendo il corno composto di cheratina, la stessa sostanza delle nostre unghie, ogni potere benefico attribuitogli è frutto di ignoranza e credenze popolari prive di qualsiasi fondamento scientifico.
Nel 1970 in Africa vivevano oltre 70mila rinoceronti, oggi, secondo le stime dell’associazione Save The Rhino, sopravvivono circa 20.500 esemplari di rinoceronte bianco e poco meno di 5.000 rinoceronti neri. Se il tasso di mortalità dei pachidermi non dovesse diminuire, i dati riferiscono di un rinoceronte ucciso ogni sette ore, in meno di 28 anni i rinoceronti potrebbero estinguersi in natura.
Per provare a invertire questa tendenza e sensibilizzare governi e opinione pubblica il Wwf ha istituito la Giornata mondiale del rinoceronte. La giornata, che si festeggia il 22 settembre ed è stata lanciata nel 2010 dal Wwf Sudafrica, celebra le cinque specie superstiti di rinoceronte, due africane e tre asiatiche, discendenti delle oltre trenta specie che vivevano sulla Terra più di sessanta milioni di anni fa.
Si tratta del rinoceronte bianco (Ceratotherium simum), del rinoceronte nero (Diceros bicornis), del rinoceronte indiano (Rhinoceros unicornis), del rinoceronte di Sumatra (Dicerorhinus sumatrensis) e del rinoceronte di Giava (Rhinoceros sondaicus Desmarest).
Dopo la sua istituzione la Giornata del rinoceronte è diventata rapidamente un fenomeno globale, in grado di unire ong, organizzazioni ambientaliste, imprese, giardini zoologici, e singoli individui da quasi ogni angolo del mondo.
Numerosi nazioni aderiscono alla giornata organizzando eventi e iniziative, l’hashtag di riferimento sui social network è #worldrhinoday. Per salvare i rinoceronti è necessario intensificare le misure di protezione, monitorare gli animali e difendere con forza le aree destinate alla fauna selvatica.
L’aspetto del rinoceronte è quasi lo stesso di venti milioni di anni fa, quello che è cambiato è il mondo intorno a lui. C’è solo un posto dove il corno di un rinoceronte deve stare, sul muso di un rinoceronte.
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