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Una recente circolare permette lo sterminio con ogni mezzo delle nutrie che non sono più protette dalla legge sul maltrattamento di animali. Protesta la Lav che chiede il ritiro del provvedimento.
Circa un secolo fa le nutrie (Myocastor coypus) sono state strappate a forza dalla loro terra, portate dall’altra parte dell’oceano e allevate per diventare pellicce. Poi, con la caparbietà tipica degli animali, hanno riconquistato la libertà e si sono adattate al nuovo ambiente. Tuttavia non c’è pace per le nutrie che in Italia sono additate falsamente come responsabili di tutti i problemi delle campagne.
Per questi animali la situazione è peggiorata ulteriormente, il 31 ottobre i direttori generali del Ministero della Salute, Silvio Borrello e delle Politiche Agricole, Giuseppe Cacopardi, hanno infatti emanato una circolare con la quale, illegittimamente, dichiarano la non applicabilità alle nutrie definite “infestanti e dannose”, del reato di maltrattamento di animali previsto dal Codice penale. In pratica il Governo ha avallato lo sterminio e la tortura di questi animali.
Immediata è arrivata la protesta della Lav che ha chiesto ai ministri il ritiro dell’atto. L’associazione animalista ha anche inviato la diffida agli assessorati regionali e provinciali alla Sanità e all’Agricoltura e alle forze dell’ordine, affinché questi ultimi continuino ad assicurare la prevenzione e la repressione dei reati di maltrattamenti anche nei confronti delle nutrie. Oltre che crudele la mattanza delle nutrie si rivelerebbe inefficace.
“Uno sterminio di massa giustificato con i soliti presunti ingenti danni alle coltivazioni, che contraddice però qualsiasi parere scientifico in tal senso – ha dichiarato Massimo Vitturi, responsabile Lav Caccia e fauna selvatica – l’Ispra, infatti, ha più volte confermato che l’eradicazione di una specie rappresenta un’utopia e che piani di contenimento numerico basati sul controllo non letale delle nascite hanno un’efficacia maggiore, anche sul lungo periodo”. Ancora una volta l’uomo cerca di porre rimedio ad un suo errore, le “invasioni” di specie alloctone sono infatti una sua responsabilità, ma a subirne le conseguenze sono quasi esclusivamente gli animali.
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