Nei Paesi Bassi è nata la competizione “Tegelwippen”, che ha l’obiettivo di rimuovere pavimentazioni artificiali per sostituirle con terra e piante.
Il circolo vizioso: più caldo significa più aria condizionata, ma anche più emissioni
L’uso di aria condizionata potrebbe arrivare a raddoppiare in Europa e crescere di 4 volte in India entro il 2050. Ma questo significa più CO2, e quindi?
- Uno studio rivela che da qui al 2050 potremmo raddoppiare le emissioni di CO2 in Europa e quadruplicarle in India, solamente usando l’aria condizionata.
- Per ovviare a questo problema, dobbiamo accelerare sulla decarbonizzazione e aumentare la potenza di energia rinnovabile installata.
Che estate sarebbe senza aria condizionata? Ancora non sappiamo quanto caldo farà, ma gli scienziati ci hanno già assicurato che nei prossimi cinque anni avremo l’anno più caldo mai registrato. Finché ci saranno i condizionatori possiamo stare tranquilli ma dobbiamo considerare che più condizionatori usiamo e più peggioriamo la situazione climatica, dato che produrremo sempre più emissioni.
Nel prossimo futuro, la domanda di condizionatori in Europa potrebbe raddoppiare, addirittura quadruplicare in India. E considerando l’attuale livello di utilizzo dei combustibili fossili per la produzione dell’elettricità, da qui al 2050 rischiamo di generare un aumento delle emissioni nell’ordine di 10 milioni di tonnellate di CO2 solo in Europa e ben 120 milioni in India. Uno scenario che destabilizzerebbe qualsiasi tentativo di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici.
L’aria condizionata è responsabile dell’aumento di emissioni
I dati sono contenuti in un nuovo studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports dagli economisti ambientali Francesco Colelli ed Enrica De Cian dell’università Ca’ Foscari Venezia, del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Rff-Cmcc European Institute on economics and the environment, e da Ian Sue Wing dell’università di Boston.
La corsa ad acquistare nuovi condizionatori nel settore residenziale e il conseguente maggiore uso di elettricità associato a temperature massime giornaliere in aumento, caratterizzerà sia paesi europei relativamente più ricchi, ma più temperati, che stati indiani relativamente più poveri, ma più caldi. E che non sempre possono permettersi il condizionatore: negli ultimi giorni, per esempio, l’intensificarsi di un’ondata di caldo è stata la causa di almeno 96 morti tra lo stato dell’Uttar Pradesh e Birah, dove le temperature hanno raggiunto i 45 gradi centigradi.
Quindi, se da una parte l’aria condizionata ridurrà l’aumento dell’esposizione al calore della popolazione a causa del riscaldamento globale – del 40 per cento in Europa e del 35 in India, calcolano i ricercatori – dall’altra comporterà un forte impatto sulle emissioni. Lo studio calcola che la produzione di energia richiesta dall’aumento dell’uso dei condizionatori sarà responsabile di un aumento delle emissioni annuali di CO2 tra 7 e 17 milioni di tonnellate in Europa, e tra 38 e 160 milioni di tonnellate in India, da qui al 2050.
In Italia significa un aumento del 16% della domanda di elettricità
“In alcuni paesi come l’Italia e la Spagna” spiega Francesco Colelli, ricercatore coautore dello studio, “l’adozione dell’aria condizionata come adattamento all’aumento delle temperature comporterà anche un aumento nei consumi elettrici di picco, effetto che a sua volta potrebbe rendere più costosa la fornitura di energia elettrica e aumentare gli investimenti in impianti di generazione e trasmissione necessari a far fronte ai nuovi livelli di domanda di elettricità”.
In Italia, in particolare, si stima un aumento della domanda di picco annuale pari a circa 10 Gw, un aumento del 16 per cento rispetto ai livelli attuali, in uno scenario di riscaldamento elevato.
Mitigare questi aumenti, concludono i ricercatori, richiederebbe una notevole crescita nell’efficienza energetica media dei condizionatori venduti, che, specialmente in India, risulta ampiamente al di sotto dell’efficienza dei migliori modelli già disponibili, o di una ulteriore spinta verso la decarbonizzazione della produzione di energia. Che significa, aumentare la potenza di energia rinnovabile installata.
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