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Dopo aver registrato il febbraio più caldo di sempre, l’India è già alle prese con ondate di caldo. La regione di Orissa raggiunge i 43,5 gradi.
Il Dipartimento indiano di meteorologia (Imd) ha lanciato l’allarme ondata di calore in 5 stati dell’India, che vanno dal Bengala occidentale alla costa orientale di Andhra Pradesh fino alla regione del nord Birah. La regione di Orissa, invece, ha già registrato 43,5 gradi, la temperatura più alta del mese.
Nella città di Navi Mumbai (che si trova nella conurbazione della gemella Mumbai) sono morte 11 persone (di cui 8 donne anziane) mentre 600 hanno accusato disidratazione e colpi di calore durante una cerimonia all’aperto organizzata dal ministero degli affari interni, alla quale era atteso anche il ministro Amit Shah.
Molti attivisti per il clima hanno criticato la scelta di tenere questa manifestazione sotto il sole per cinque ore e hanno accusato il governo di essere indirettamente responsabile di queste morti.
Nel Bengala è stata dichiarata l’allerta arancione a causa del caldo e le autorità locali hanno disposto la chiusura delle scuole mentre le condizioni estreme mettono a rischio la vita dei lavoratori all’aperto.
Negli ultimi anni, il caldo estivo è arrivato presto, con ondate di caldo che hanno sorpreso gli indiani che attendevano temperature ben più primaverili. Nel 2022, per esempio, il mese di marzo ha registrato temperature da record e a fine aprile le ondate di calore imperversavano già nei tre quarti dell’India, devastandone i raccolti.
All’inizio del 2023, gli allarmi erano molto simili. Dopo un monsone nel 2022 e un inverno segnato da improvvise inondazioni in città e condizioni vicine alla siccità nei villaggi produttori di riso, l’India ha appena registrato il febbraio più caldo della storia.
La principale risposta politica del governo indiano alle ondate di caldo sta nell’adozione degli heat action plans – HAPs, letteralmente “piani d’azione contro il caldo”, con cui si stabiliscono misure per i dipartimenti del governo statale, distrettuale e cittadino per prepararsi a rispondere alle temperature estreme.
Un nuovo report pubblicato dal think tank indiano Centre for policy research mostra come nonostante i piani mettano in campo mix di soluzioni specifiche, non tengano conto in realtà del contesto locale, oltre a essere sottofinanziati e incapaci di identificare i gruppi vulnerabili. Solo tre piani su 37 tra quelli analizzati dal report, per esempio, hanno trovato finanziamenti sufficienti per alcune delle misure previste.
La vulnerabilità dell’India al caldo estremo potrebbe cambiare in modo significativo la traiettoria economica del paese e l’impatto sanitario con effetti sproporzionati sui più poveri, che rischiano di diventare ancora più poveri a causa degli eventi climatici estremi. Le comunità più vulnerabili dal punto di vista climatico sono dalit e adivasi, cioè gruppi di caste arretrate, comunità nomadi e pastorali, pescatori tradizionali e su piccola scala e agricoltori piccoli e marginali, poveri urbani, donne e minoranze sessuali.
Inoltre, dei 10 paesi più a rischio in termini di perdita di produttività legata ai cambiamenti climatici, l’India è quello che vedrà la perdita più preoccupante di posti di lavoro legati al clima, secondo una ricerca pubblicata su Nature. I tre quarti della forza lavoro indiana sono impiegati in settori “esposti al calore” e producono circa la metà del Pil del paese, tra cui l’agricoltura, l’estrazione mineraria, i servizi di ospitalità e i trasporti.
Sul fronte della salute, i dati sulla mortalità del governo mostrano che già 26mila persone sono morte a causa delle ondate di caldo tra il 1990 e il 2020, con grandi differenze tra chi abita lungo la costa e chi in città fatte di asfalto e cemento. I piani di azione governativi hanno lo scopo di studiare la natura e la distribuzione del calore, il grado di vulnerabilità negli ambienti costruiti, per adottare soluzioni accurate in base al target di riferimento. Ma la maggior parte degli heat action plans falliscono proprio in questo senso. Soprattutto, per i piani è difficile accostare nella propria pianificazione proiezioni climatiche da una parte e modifiche strutturali alle città dall’altra, in un paese in continua espansione come è l’India.
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