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L’azienda irlandese di abbigliamento sta finanziando in India progetti di coltivazioni di cotone biologico gestite da donne.
Nella società indiana il maschilismo è fortemente radicato, le donne vengono tradizionalmente considerate inferiori e dipendono prima dal padre, poi dal marito e infine dai figli. Le donne indiane non possono neppure aspirare, dal punto di vista religioso, alla salvezza (mokṣa), per raggiungere tale condizione devono infatti aspirare a rinascere uomo. Anche per quanto riguarda il lavoro le donne subiscono grandi discriminazioni, solo il 13 per cento dei terreni agricoli, ad esempio, è di proprietà delle donne.
Qualcosa sembra però essere cambiato, grazie anche ad aziende che hanno deciso di puntare sulle donne indiane, offrendo loro un’occasione di riscatto. È il caso di Primark, azienda irlandese specializzata nella vendita di abbigliamento, che nel 2013 ha avviato in India un progetto di coltivazione di cotone biologico rivolto alle donne.
Primark ha organizzato un vero e proprio campo di addestramento per le future coltivatrici, nel quale è stato insegnato loro a ridurre il ricorso ai fertilizzanti chimici, che danneggiano il raccolto, a proteggersi con guanti e mascherina quando si spruzzano e che non è necessario inondare l’intero campo di acqua per far crescere il cotone, contravvenendo alla credenza secondo la quale più acqua si usa maggiore sarà il raccolto.
Le nuove conoscenze sulla coltivazione del cotone hanno consentito alle donne di accrescere il proprio status all’interno della famiglia, “mio marito mi ha ascoltato e abbiamo messo in pratica le cose che ci hanno insegnato”, ha raccontato Laktaria, che aveva lasciato la scuola a tredici anni e che si è sposata a diciannove. Le nuove tecniche di coltivazione si sono rivelate produttive, l’azienda agricola di Laktaria ha prodotto trecento chili di cotone in più rispetto all’anno precedente.
Circa 380 donne di Ranmalpur, villaggio indiano del distretto del Gujarat, hanno frequentato negli ultimi tre anni i campi di addestramento finanziati da Primark e gestiti da CottonConnect, società che si occupa di creare filiere di cotone sostenibili, ecologicamente e socialmente.
In passato Primark, rivenditore della cosiddetta “fast fashion” (capi economici e alla moda), è stato aspramente criticato proprio per l’abitudine a trarre profitto da questa moda a buon mercato, che si approvvigiona di materie prime nelle nazioni povere del mondo, nelle quali le irregolarità ai danni dei lavoratori e dell’ambiente rappresentano la norma. Il coinvolgimento di Primark nel programma di Ranmalpur fa parte degli sforzi della società per migliorare i propri standard etici. Già 1.251 le donne hanno partecipato ai programmi finanziati da Primark, la società spera di aumentare questa cifra a 10mila nei prossimi sei anni.
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