
Un comitato di amanti della montagna ha proposto che il Monveso di Forzo diventi la montagna sacra d’Italia: una vetta accettata e riconosciuta come inaccessibile, consacrata alla natura, e da cui escludere ogni presenza umana.
L’inquinamento acustico rischia di alterare la composizione vegetale di alcuni ecosistemi anche dopo essere stato rimosso.
A volte l’intero equilibrio della Terra, dipende da azioni semplicissime. Alcuni animali, ad esempio, impollinano i fiori, altri spargono i semi delle piante, altri ancora li sotterrano, contribuendo a mantenere intatta la biodiversità e l’omogeneità della vita vegetale in alcune aree, che a sua volta garantisce loro la sopravvivenza. Ma cosa succede quando questo equilibrio si interrompe, magari a causa dell’inquinamento acustico generato dall’essere umano? Alcuni animali decidono di lasciare quei territori e con la loro assenza cambia anche la composizione vegetale. Che potrebbe non tornare più la stessa, persino molti anni dopo la rimozione del rumore. È quanto emerge da un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the Royal society, uno dei primi sugli effetti a lungo termine dell’inquinamento acustico sulla vita vegetale.
Questa analisi prosegue il lavoro pubblicato nel 2012 dal National evolutionary synthesis center che aveva provato come, nel Nuovo Messico, l’inquinamento acustico generato dai siti di estrazione interferisse con l’impollinazione e la dispersione dei semi, attività effettuate da animali sensibili ai rumori. Ad esempio, la popolazione di pini si era ridotta, in quanto gli animali che si occupavano di spargere i semi erano particolarmente turbati dai rumori. Al contrario, erano aumentati i fiori perché i colibrì che li impollinano non sono così sensibili.
“L’inquinamento acustico può influenzare i comportamenti e la distribuzione delle specie, cosa che potrebbe provocare gravi conseguenze per la vita negli ecosistemi”, si legge nello studio curato dai ricercatori Jennifer N. Phillips, Sarah E. Termondt e Clinton D. Francis. In passato, diverse ricerche hanno analizzato gli effetti a breve termine del rumore, ma nessuno aveva mai indagato se questi persistessero nel lungo termine e se le comunità animali e vegetali potessero riprendersi.
“Abbiamo studiato gli effetti dell’estrazione di gas naturale nel Nuovo Messico sulle plantule di alberi locali come il pino del Colorado (Pinus edulis) e un tipo di ginepro (Juniperus osteosperma), oltre che sulla varietà della vegetazione – si legge –. Inizialmente abbiamo analizzato questi due elementi in luoghi dove l’inquinamento acustico è presente da più di quindici anni. In un secondo momento, abbiamo esaminato dei territori in cui i rumori sono stati recentemente rimossi o, al contrario, introdotti”.
I ricercatori hanno scoperto che, in base al livello di rumore registrato, l’inquinamento acustico provoca effetti negativi sul lungo termine sul processo di germogliazione, sull’omogeneità e sulla composizione della vegetazione. Inoltre, le comunità vegetali non si sono riprese del tutto dopo la scomparsa dei rumori. “La cosa potrebbe essere dovuta in parte a un ritardo di ripresa tra le popolazioni animali che disperdono i semi e impollinano le piante. Questi effetti potrebbero continuare nel tempo e potrebbe non esserci una ripresa immediata dopo la fine dei rumori”, concludono i ricercatori.
Sarah Termondt, co-autrice dello studio, ha dichiarato al quotidiano Guardian che “se si toglie la possibilità ad un seme di crescere in una zona perché un uccello non lo deposita più lì, potrebbe cambiare l’habitat anche di molte altre specie”. Inclusa la nostra.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Un comitato di amanti della montagna ha proposto che il Monveso di Forzo diventi la montagna sacra d’Italia: una vetta accettata e riconosciuta come inaccessibile, consacrata alla natura, e da cui escludere ogni presenza umana.
Scopri i migliori concerti a cui potrai assistere in Italia nel 2024 con la nostra guida, per pianificare un anno all’insegna della buona musica.
Abbiamo già tutto quello che serve per difendere il mare, dobbiamo solo impegnarci. Parola di Emilio Mancuso, biologo marino e presidente di Verdeacqua.
Dopo l’invasione in Ucraina, i prezzi dell’energia sono schizzati. I governi di 82 paesi hanno risposto raddoppiando il sostegno ai combustibili fossili.
Il 6° giorno di Cop28 si è parlato di diritti degli indigeni. Ma c’è chi denuncia: il mercato dei crediti di CO2 è una minaccia per la loro terra.
A partire da domenica 3 dicembre, una nevicata epocale è scesa sulla capitale russa, Mosca. Forti i disagi per la mobilità.
Oggi in sciopero i lavoratori della salute: a rischio 1,5 milioni di prestazioni. Chiedono assunzioni, interventi economici e niente tagli alle pensioni.
Berta Cáceres era un’attivista appartenente alla popolazione indigena Lenca, in Honduras. È stata assassinata nel 2016 per essersi opposta alla costruzione della diga Agua Zarca che avrebbe distrutto il fiume sacro del suo popolo.
La tecnologia permettere di recuperare gli idrocarburi sversati in mare, senza sprecarne una goccia. Ne abbiamo parlato con Alessandro Taini, T1 Solutions.