
In Italia sono 265 gli impianti ormai disuso perché non nevica più: rimangono scheletri e mostri di cemento. E l’esigenza di ripensare la montagna e il turismo.
Secondo il rapporto dell’Aea solo in Italia sono 84400 le morti premature causate dall’inquinamento atmosferico. La più colpita è la Pianura Padana.
Particolato, ozono, biossido di azoto. La qualità dell’aria europea è ancora seriamente minacciata da questi inquinanti, in particolare nei grandi centri urbani. A renderlo noto l’ultimo rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) Qualità dell’aria in Europa, relazione 2015, che studia l’esposizione della popolazione europea agli inquinanti atmosferici e fornisce un’istantanea sulla qualità dell’aria basata su dati provenienti da stazioni di monitoraggio ufficiali di tutta Europa.
Secondo la relazione, nonostante ci sia stato un calo delle emissioni inquinanti totali registrate negli ultimi 10 anni, le concentrazioni rimangono ancora tali da essere al di sopra dei parametri ritenuti sicuri dall’Organizzazione mondiale della sanità.
“Nonostante i miglioramenti continui degli ultimi decenni, l’inquinamento atmosferico incide ancora sulla salute degli europei, riducendo la qualità e l’aspettativa di vita”, ha affermato Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Aea. “Inoltre, ha un impatto economico notevole, poiché aumenta i costi sanitari e riduce la produttività con la perdita di giorni lavorativi in tutti i settori dell’economia”.
Sul banco d’accusa il particolato (pm10 e pm2,5), l’ozono (O3) e il biossido di azoto (NO2). Solo per quanto riguarda il pm2,5 le stime parlano di 432mila morti premature nell’Europa a 28, di cui 59500 solo in Italia. È proprio il nostro Paese ad avere le maggiori concentrazioni di inquinanti, assieme a Germania e Francia ed è la Pianura Padana, ancora una volta, ad essere la più esposta a livelli critici per la salute. Questo va ad incidere sulla salute dei cittadini: sono 84.400 le morti premature causate dalle molecole inquinanti. Seguono Germania con 72mila e Francia con 58.400.
Le cause secondo la relazione, sono da ricercarsi principalmente nel settore dei trasporti, che da solo produce il 46 per cento delle emissioni di ossidi di azoto, nel riscaldamento domestico e commerciale, che producono dal 43 al 58 per cento del particolato e nella produzione di energia, che risulta essere il maggiore emettitore di ossidi di zolfo. Seguono il settore dell’industria, dell’agricoltura (in particolare per la produzione di ammoniaca) e dei rifiuti, che producono una quota significativa di metano (31 per cento).
In termini di mesi di vita persi, secondo un rapporto pubblicato a giugno dall’associazione Cittadini per l’Aria: “Questo significa che l’inquinamento accorcia mediamente la vita di ciascun italiano di 10 mesi; 14 per chi vive al Nord, 6,6 per gli abitanti del Centro e 5,7 al Sud e isole”.
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