
Troppe generalizzazioni, troppo spazio a guerre e povertà, poco ad ambiente e cultura e alle voci vere: lo dice il rapporto di Amref e Osservatorio Pavia.
Multa da 405 milioni di euro per Instagram: secondo le autorità irlandesi, non ha tutelato a sufficienza i dati personali degli utenti minorenni.
La commissione irlandese per la protezione dei dati personali, l’equivalente del nostro garante della privacy, ha comminato una sanzione da 405 milioni di euro. È la seconda più alta mai imposta sulla base del Gdpr, il severo regolamento europeo sulla protezione dei dati. Ed è destinata a Instagram, uno dei social network più popolari del mondo.
La questione riguarda i profili dei minorenni, autorizzati a iscriversi alla piattaforma a partire dai 13 anni di età. Molti infatti hanno preferito convertire il loro account personale in account business, presumibilmente per poter scoprire quanti utenti avevano messo like ai loro post; un dato che per un certo periodo era stato rimosso dalla piattaforma stessa, come forma di tutela per la salute mentale. Una volta eseguito questo passaggio, però, i dati personali dei minori diventavano visibili a chiunque. Compresi numeri di telefono e indirizzi email. Una situazione che, a detta dell’authority irlandese, non è compatibile con la normativa vigente.
Meta, la società guidata da Mark Zuckerberg che possiede Instagram, Facebook e Whatsapp, ha dichiarato di aver collaborato con gli inquirenti ma di avere intenzione di fare ricorso in appello. Nel frattempo, le impostazioni della piattaforma sono state modificate. Oggi i nuovi account dei minorenni vengono automaticamente impostati come privati.
Quello della presenza dei minorenni nei social media è un tema gigantesco e tutt’altro che risolto. Nell’autunno del 2021 il Washington post ha ricevuto dei documenti interni in cui l’azienda dichiarava di avere le prove degli effetti deleteri di Instagram sull’autostima delle adolescenti. “Il 22 per cento delle teenager dichiara che, quando si sente male per il proprio corpo, Instagram peggiora le cose”, si legge in una slide. “I confronti su Instagram possono cambiare il modo in cui le giovani donne vedono e descrivono sé stesse”. Un’inchiesta che è stata apertamente criticata dal numero uno della piattaforma, Adam Mosseri.
Pochi giorni dopo, lo stesso Mosseri annunciava di aver sospeso il progetto di sviluppare Instagram Kids, un social network espressamente dedicato ai bambini. Una pausa che “ci darà tempo per lavorare con genitori, esperti, istituzioni e autorità, per ascoltare le loro preoccupazioni e per dimostrare il valore e l’importanza che oggi questo progetto riveste per i ragazzi più giovani online”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Troppe generalizzazioni, troppo spazio a guerre e povertà, poco ad ambiente e cultura e alle voci vere: lo dice il rapporto di Amref e Osservatorio Pavia.
Nel 2024 spesi 2.718 miliardi di dollari in armi, in un clima crescente di tensione. E le guerre rischiano di trasformarsi in profezie che si avverano.
Il cardinale Robert Francis Prevost è il nuovo Pontefice della Chiesa cattolica, successore di Jorge Mario Bergoglio. Ha scelto il nome di Leone XIV.
Un libro raccoglie storie ed esperienze dei primi quattro decenni di Fondazione Cesvi. Abbiamo intervistato il suo autore, il Presidente onorario Maurizio Carrara.
Il ritratto di un bambino mutilato a causa dei bombardamenti israeliani a Gaza ha vinto il World press photo 2025, il concorso fotografico che da 70 anni documenta le complessità del presente.
Il parlamento dell’Ungheria ha approvato una nuova stretta repressiva che inserisce in Costituzione il divieto a manifestazioni come il Pride.
Abbiamo chiesto a chi sta vivendo i tagli voluti dal governo di Washington, di raccontarci la loro esperienza. A rischio il progresso e il futuro stesso del nostro pianeta.
In Italia il 35 per cento di padri aventi diritto preferisce non usufruire del congedo di paternità, sottolineano Inps e Save the Children.
Un elenco delle parole che l’amministrazione Trump sta scoraggiando o cancellando da siti e documenti delle agenzie federali, legate al clima e ai diritti.