Come si muove l’Italia dell’idrogeno

Quali sono i progetti più rilevanti avviati in Italia sull’idrogeno? Ne abbiamo selezionati alcuni per seguire insieme l’impegno delle regioni nella promozione della transizione energetica.

  • In Italia crescono le iniziative e i progetti volti a promuovere la produzione e l’impiego dell’idrogeno, soprattutto verde.
  • Alcune regioni stanno accelerando sull’impiego nelle industrie energivore, all’interno dei trasporti su gomma e ferro, per il riscaldamento domestico e industriale.
  • L’auspicio è che, anche grazie alle risorse del Pnrr, i grossi progetti diventino capofila di tanti altri, magari più piccoli, per spingere la transizione energetica.

Come si sta muovendo l’Italia dell’idrogeno? Alla luce anche della nuova tranche di finanziamenti pubblici pari a 5,2 miliardi di euro che l’Unione europea ha destinato al nostro paese – cui andranno 500 milioni di euro – e agli altri dodici stati promotori del progetto Hy2Use, classificato come progetto europeo importante e di interesse comune (Ipcei)? Scorriamo il dito sulla mappa dello stivale e scopriamo alcune delle novità più recenti e concrete in alcune Regioni che aiutano fotografare la crescita e l’evoluzione del vettore sul nostro territorio.

Il Piemonte capofila per le Hydrogen valley

Il Piemonte è tra le cinque regioni capofila scelte dal governo per accelerare lo sviluppo di energie alternative e, in particolare, dell’idrogeno verde. Agli inizi di giugno il Piemonte ha siglato a Palazzo Chigi il protocollo per le Hydrogen valley che dà il via ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), pari a quasi a 4 miliardi di euro. Insieme alla Puglia – che lo scorso maggio, nell’ambito della più ampia strategia dedicata all’idrogeno, ha approvato l’istituzione dell’Osservatorio regionale sull’idrogeno per “il passaggio ad una clean economy, riconoscendo l’idrogeno come combustibile alternativo alle fonti fossili attraverso la sua produzione con energia elettrica generata da fonte rinnovabile” –. Le altre sono Friuli Venezia Giulia, Umbria e Basilicata.

Con il suo progetto bandiera per l’Hydrogen valley, la regione Piemonte ha redatto una road map precisa: ricerca, produzione, consumo, trasporti e approvvigionamento sono i pilastri della strategia con cui vuole riuscire ad attrarre i 70 milioni di euro previsti dal Pnrr nelle linee di finanziamento europee. E il lavoro beneficerà di ulteriori 80 milioni di euro investiti dalla regione stessa attraverso le risorse europee del Fondo europeo di sviluppo regionale, Fesr.

Si partirà, in linea con quanto auspicato a livello europeo, dalla riconversione di 28 aree industriali dismesse: 12 a Torino, 8 a Novara, 4 a Cuneo, 3 nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola e una a Vercelli. Successivamente, il Piemonte si concentrerà sulla promozione del consumo razionale e sostenibile di energia tra le industrie locali e sulla sperimentazione del vettore per il trasporto locale su strada e ferro.

Esito del protocollo: far emergere da ogni territorio una best practice che diventerà un progetto nazionale pilota nei campi dell’applicazione, della ricerca e dell’approvvigionamento a idrogeno dell’industria e del settore produttivo. Il Friuli Venezia Giulia è capofila per lo sviluppo di progetti specifici sull’utilizzo dell’idrogeno, per le imprese (e anche per il mondo civile). Il feedback positivo atteso parla di nuova attrattiva, nuove imprese insediate, maggiore occupazione, opportunità importanti per imprese esistenti che avranno a disposizione fonti energetiche alternative a quelle tradizionali.

In Toscana una banca dati progettuale per programmare gli investimenti

Mappare progetti in essere e nuove idee consentirà per avere una banca dati che consenta la programmazione e la ricerca di “finanziamenti pubblici per l’attuazione dei programmi di ricerca e sviluppo, formazione e investimento, anche nell’ambito delle risorse del Pnrr”, spiega in un comunicato stampa il presidente della Toscana, Eugenio Giani. La prima decade di agosto la regione ha pubblicato l’avviso Idee progettuali, progetti di ricerca di base, industriale o sviluppo sperimentale, formazione, investimenti di carattere ambientale, produttivi o infrastrutturali per la raccolta delle manifestazioni di interesse, singolarmente o in forma aggregata, da parte delle imprese che già esercitano o che sono interessate a operare sul territorio, degli organismi di ricerca pubblici e dei centri di trasferimento tecnologico – ad esempio, centri servizi, dimostratori tecnologici, incubatori di impresa e laboratori di ricerca industriale.

Stimolo alla pubblicazione dell’avviso la condivisione informale di 85 possibili proposte progettuali al tavolo regionale sull’idrogeno H2-T, che riunisce i rappresentanti dal mondo della ricerca, imprese, centri servizi ed enti pubblici, avviato nel dicembre 2020 su spinta della presidenza.

In Sardegna l’hard to abate punta sul vettore

Un passo verso la decarbonizzazione. Ad agosto, l’italiana Ceramica mediterranea ha siglato con Enel un protocollo d’intesa per la riconversione del proprio sito di Guspini, nel sud della Sardegna, dove si produce grès porcellanato. L’accordo prevede che l’idrogeno verde e, più in generale, le fonti rinnovabili sostituiscano progressivamente i combustibili fossili nella produzione di energia impiegata per lavorare la ceramica.

In particolare, l’idrogeno verde, prodotto da un impianto fotovoltaico in loco o da altri impianti dislocati sull’isola e sarà impiegato al posto del gpl per i sottoprocessi ad alta temperatura, ossia la cottura della ceramica. In particolare, l’obiettivo è di sostituire le 1.600 tonnellate di gpl che annualmente sono impiegate in una delle tre linee di cottura. Lo stoccaggio sul posto dell’idrogeno verde e ulteriori interventi di elettrificazione, efficientamento energetico e potenziamento della capacità produttiva da rinnovabili sono i passi previsti per dare piena realizzazione al progetto.

In questo modo Ceramica mediterranea, che rappresenta uno dei settori ad alto consumo energetico e difficilmente elettrificabile, i cosiddetti hard to abate (come anche acciaio, carta, vetro e cemento), abbraccia l’utilizzo di materie prime locali, anche energetiche, in complemento all’adozione di “politiche di ottimizzazione energetica e importanti ammodernamenti degli impianti”, spiega in una nota stampa Bernhard Mazohl, amministratore delegato dell’azienda.

Un risparmio economico, considerato che “le soluzioni adottate permetteranno anche di svincolare la produzione dalla volatilità del costo delle quote di emissione dell’anidride carbonica e dei combustibili fossili”, afferma in nota Fabio Tentori, responsabile Innovability di Enel X. Un risparmio anche ambientale: “Attraverso l’innovazione realizzeremo il primo esempio su scala industriale di linea di cottura della ceramica completamente carbon-neutral”, con la previsione di evitare ogni anno all’atmosfera 4.800 tonnellate di anidride carbonica.

Trentino e Abruzzo sui binari dell’idrogeno

Non solo Valcamonica, anche Valsugana. Per stimolare la crescita del traporto ferroviario e del traporto pubblico su gomma a idrogeno nella provincia autonoma di Trento, la giunta ha approvato lo schema di protocollo d’intesa con la Lombardia, Trentino Trasporti, il gruppo Fnm e Fondazione Bruno Kessler. L’intesa prevede la condivisione delle esperienze legate al progetto H2iseO per stimolare l’impiego dei treni a idrogeno nella tratta Borgo-Bassano del Grappa, dove le autorità locali stimano anche la buona riuscita di un progetto di produzione e distribuzione del vettore. L’intesa rientra nella più ampia strategia di riconversione della linea ferroviaria in Valsugana, di cui il tratto Trento-Borgo è in corso di elettrificazione.

Città molto attente alla promozione del vettore. A Bassano del Grappa l’impresa italiana Baxi ha avviato nel suo stabilimento la prima linea europea per la produzione di caldaie domestiche utilizzabili anche solo con idrogeno.  A Trento, poi, il noto marchio Tim ha siglato negli scorsi mesi un accordo di collaborazione con Wolftank Hydrogen, azienda del gruppo austriaco Wolftank-Adisa attiva nella produzione e distribuzione di fonti energetiche alternative, per favorire il passaggio al vettore nelle proprie centrali della città di Trento. Un’evoluzione positiva dello sviluppo della rete di accesso in tecnologia Ftth-Fiber To The Hom, simbolo del felice binomio tra il mondo delle Tlc e quello dell’energia.

Anche l’Abruzzo punta sul trasporto ferroviario a idrogeno e lo fa, in particolare, in zone sismiche di treni ad idrogeno sulla linea ferroviaria (non elettrificata) Terni-Sulmona-L’Aquila, a valere sui 9 milioni di euro di fondi del Pnrr.

Iniziativa che è diventata anche il nucleo del primo laboratorio geotermia-idrogeno dell’Umbria, di recente promosso dalla Rete di Imprese H-Circular per rispondere alla volontà di alcune realtà energivore del territorio di limitare il proprio impatto negativo sull’ambiente. Tutte iniziative che spingono nella direzione della promozione di progetti capofila, nella condivisione di esperienze e nella volontà di muoversi, velocemente, lungo i binari della transizione energetica.

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