![Perché in Francia si protesta contro le mega riserve idriche](https://cdn.lifegate.it/iD-kfhNaPX9ZhZvbEC_FYn2bdKU=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/manifestanti-megabassines.jpg, https://cdn.lifegate.it/DMqQoizw50ZJaUeOvWyGBbgehlY=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/manifestanti-megabassines.jpg 2x)
I megabassines sono enormi riserve d’acqua pensati per l’agricoltura nei mesi di siccità. Nonostante le ottime promesse, sono oggetto di proteste per il loro impatto ambientale.
Da un’indagine Ispo Ricerche condotta per Lav in 6 Paesi europei, risulta che gli italiani sono i più propensi a rinunciare ai capi con materiali di origine animale.
Comprendere come sta cambiando la consapevolezza e la conoscenza dei consumatori per quanto riguarda i materiali di origine animale. Capire quanto si è propensi a scegliere capi di abbigliamento e calzature animal free.
È quanto ha cercato di fare la Lav (Lega anti vivisezione), chiedendo a Ispo Ricerche di condurre un’indagine a livello internazionale, per sondare la sensibilità dei cittadini nei confronti dei materiali alternativi di origine vegetale o sintetica.
E i risultati confermano che gli italiani sono i più sensibili e con una maggiore conoscenza dell’esistenza di materiali alternativi, insieme ad olandesi, inglesi e polacchi. Il 30 per cento infatti si dichiara “animal free”.
Percentuale che cresce, di fronte all’alternativa, fino al 50 per cento dichiarando “certamente” nel caso di pelliccia, seta, piuma, lana. Tale quota diminuisce un poco nel caso della pelle, in particolare nel caso di scarpe e stivali. Regno Unito e Polonia, invece, risultano i Paesi con una inclinazione d’acquisto inferiore, che difficilmente e per tutti materiali supera il 38 per cento.
Interessante notare come nei Paesi presi in esame le alternative sintetiche o vegetali siano considerate di tendenza. La ricerca sottolinea come: “La mancata offerta di tali materiali potrebbe indurre la maggior parte dei consumatori – stando a quanto dichiarano – a cambiare negozio o marca”.
Una ricerca che conferma la scelta di Lav di voler certificare le aziende che s’impegnano a non utilizzare materiali di origine animali, grazie al rating etico “Animal Free”, ideato appositamente. “Con questo progetto abbiamo tracciato una strada che invitiamo ad intraprendere a tutte le aziende Moda volenterose e attente alle implicazioni etiche delle loro produzioni: un’opportunità, peraltro gratuita, per distinguersi nel mercato”, ha dichiarato Simone Pavesi, responsabile del progetto.
“Suggeriamo 4 step con i quali un’azienda può impegnarsi pubblicamente e sulla base dei quali comunicheremo il reale impegno etico dell’azienda stessa. E’ infatti necessario valorizzare queste produzioni, distinguendo tra chi ha rinunciato “solamente” all’uso di pellicce da chi invece ha già compiuto un ulteriore passo in avanti rinunciando anche alle “piume” e da chi si caratterizza dall’essere già totalmente “Animal Free”. Un logo che potrà stimolare i consumatori ad un acquisto mirato e più consapevole.
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