Una stretta opera di sorveglianza anti-bracconaggio ha dato i suoi frutti: il parco nazionale di Kaziranga ha quasi azzerato le uccisioni di rinoceronti.
Kenya, 300mila alberi per far rinascere la foresta di Mirema
In Kenya, una comunità rurale ha piantato 300mila alberi ripristinando metà di una foresta un tempo devastata dalle attività minerarie e dai taglialegna.
È iniziato come un progetto locale per trovare una soluzione alle inondazioni frequenti e si è trasformato in un esempio di riforestazione da replicare a livello nazionale: una comunità rurale in Kenya ha ripristinato con successo il 50 per cento di una foresta un tempo devastata, piantando 300mila alberi in meno di cinque anni.
Senza alberi, le inondazioni sarebbero più frequenti
Situata a circa 480 chilometri a ovest della capitale Nairobi, la foresta di Mirema è oggi un rigoglioso polmone verde del Kenya, attraversato da numerosi corsi d’acqua che vanno ad alimentare il fiume Kuja. Si tratta di un successo senza precedenti in termini di riforestazione: a prendere l’iniziativa nel 2018 è stata la Mirema community forest, un’associazione locale, la quale ha iniziato a piantare varietà di piante autoctone in un territorio devastato dalle attività di estrazione (specialmente carbone e oro) e dai taglialegna.
A causa del disboscamento e quindi dell’assenza di barriere naturali, i corsi d’acqua, gonfiati dalle piogge, hanno ripetutamente spazzato via i raccolti, provocando gravi carenze di cibo e costringendo gli agricoltori ad affidarsi agli aiuti del governo. Molte famiglie hanno dovuto emigrare alla ricerca di nuovi spazi da coltivare.
Gli alberi di Mirema hanno un tasso di sopravvivenza più alto della media
L’obiettivo principale della campagna di riforestazione è stato proprio quello di proteggere la comunità dagli allagamenti: i 300mila alberi piantati dal 2018 a oggi hanno avuto un tasso di sopravvivenza del 70 per cento, una tendenza molto più alta rispetto ad altre iniziative guidate dal governo, dove di solito almeno metà delle piante non sopravvivono sul lungo periodo.
Una condizione inaspettata che ha subito attirato l’attenzione del Kenya forest service (Kfs), programma di riforestazione governativo. Non solo: la contea di Migori – che ospita la foresta –, il gruppo umanitario World vision international e una banca locale hanno iniziato ad appoggiare l’iniziativa. Grazie a tutte queste convergenze, il progetto si è evoluto e ora è diventato un caso di studio per gli altri programmi di riforestazione in Kenya.
Il successo dell’iniziativa è legato alla combinazione di due metodi di riforestazione: il primo approccio è quello del ripristino naturale gestita dall’agricoltore, in cui le piantine già presenti in natura, all’interno della foresta, vengono accompagnate fino alla crescita completa. Il secondo approccio utilizzato dalla comunità è stato l’impianto di alberi: ciò ha comportato l’introduzione nella foresta di piantine coltivate in vivaio.
Kenya, ripristinare il resto della foresta nei prossimi 5 anni
Il risultato raggiunto è stato enorme: più di 400 ettari di foresta ripristinati, praticamente la metà delle dimensioni originali della foresta Mirema. In questi anni, e ancora adesso per due volte l’anno, durante la lunga stagione delle piogge, si svolgono giornate di semina di massa, a cui l’intera comunità è chiamata a partecipare.
Ispirata dal progetto della Mirema community forest, la contea di Migori sta ora lavorando su una legge che incentivi la coltivazione di piante destinate alla riforestazione, iniziativa utile anche per mitigare i danni da cambiamenti climatici. Ma ancora più concretamente, la Kfs ha elaborato un piano per ripristinare la parte rimanente della foresta Mirema nei prossimi cinque anni.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
A Palazzo Bovara apre al pubblico una tre giorni di confronto e conoscenza della moda sostenibile dal titolo Smart Closet.
Un aumento del 30% rispetto all’anno precedente, che risente anche delle conseguenze dei cambiamenti climatici.
Dall’11 al 13 ottobre a Parma c’è Fragile: il festival per trovare soluzioni e strategie per ridurre il nostro impatto sul pianeta.
Approvato quasi due anni fa, il regolamento sulla forestazione importata dovrebbe entrare in vigore il 31 dicembre. Ma in tanti chiedono una revisione.
È ormai inevitabile il superamento di un settimo “limite planetario” (su nove), legato al processo di acidificazione degli oceani.
Il territorio dell’Alta Murgia in Puglia è il dodicesimo geoparco proclamato dall’Unesco in Italia.
Uno studio mostra che l’introduzione di piante nella città di Louisville ha ridotto i livelli di calore e ha migliorato la salute generale.
Dal 2015 i fondi sono aumentati del 136 per cento a livello globale, 25,8 miliardi l’anno. Ma la strada è ancora molto lunga, tra disparità e resistenze.