
Per la prima volta nel 2025 si celebrano le più grandi fonti di acqua dolce del pianeta, che fronteggiano la sfida dei cambiamenti climatici.
Il problema dello smog è particolarmente grave in Cina e specialmente nelle principali città, come Shanghai e Pechino, il livello delle polveri sottili supera spesso il livello di guardia: per questo il governo del colosso asiatico ha dichiarato “guerra” all’inquinamento. In quest’ottica, l’amministrazione della città turistica di Hangzhou, nella Cina orientale, ha deciso di
Il problema dello smog è particolarmente grave in Cina e specialmente nelle principali città, come Shanghai e Pechino, il livello delle polveri sottili supera spesso il livello di guardia: per questo il governo del colosso asiatico ha dichiarato “guerra” all’inquinamento.
In quest’ottica, l’amministrazione della città turistica di Hangzhou, nella Cina orientale, ha deciso di limitare la vendita di automobili ai propri cittadini. La proposta, volta a ridurre sia le polveri sottili in atmosfera sia il traffico, è quella consentire l’acquisto di sole 80.000 unità ogni 12 mesi, da dilazionare nell’arco dell’anno. La decisione definitiva sarà presa a fine aprile.
Un provvedimento simile di riduzione delle vendite è già stato adottato da cinque città – Shanghai, Pechino, Tianjin, Guangzhou e Guiyang – tra le più inquinate del Paese.
Per non perdere terreno, dato che la Cina è il più grande mercato automobilistico del mondo, le aziende produttrici delle quattro ruote stanno spostando i loro interessi verso le località più piccole e si stanno attrezzando fabbricare e vendere veicoli elettrici.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Per la prima volta nel 2025 si celebrano le più grandi fonti di acqua dolce del pianeta, che fronteggiano la sfida dei cambiamenti climatici.
Un tribunale condanna Greenpeace a pagare 660 milioni di dollari. L’accusa? Aver difeso ambiente e diritti dei popoli nativi dal mega-oleodotto Dakota Access Pipeline.
In Italia sono 265 gli impianti ormai disuso perché non nevica più: rimangono scheletri e mostri di cemento. E l’esigenza di ripensare la montagna e il turismo.
Temendo la presenza di rifiuti tossici, la Groenlandia ha interrotto l’estrazione dell’uranio. Ora potrebbe essere costretta a ricominciare. O a pagare 11 miliardi di dollari.
L’organizzazione della Cop30 nella foresta amazzonica porta con sé varie opere infrastrutturali, tra cui una nuova – contestatissima – autostrada.
Incidente nel mare del Nord tra una petroliera e una nave cargo: fiamme e fumo a bordo, si teme lo sversamento di combustibile in mare.
Saudi Aramco, ExxonMobil, Shell, Eni: sono alcune delle “solite” responsabili delle emissioni di CO2 a livello globale.
A23a, l’iceberg più grande del mondo, si è fermato a 80 km dalla Georgia del Sud, dove ha iniziato a disgregarsi.
Una causa intimidatoria per fermare chi lotta per la difesa delle risorse naturali e contro le giganti del petrolio. È quanto sta vivendo Greenpeace per le proteste contro il Dakota access pipeline.