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La CO2 ha raggiunto ad aprile un livello che la storia dell’uomo non aveva mai sperimentato. Ma di solito il picco è a metà di maggio.
Il valore più alto che la concentrazione di CO2 in atmosfera raggiunge nel corso dell’anno si registra, di solito, a maggio. La notizia che questa abbia superato le 400 parti per milione (ppm) già alla fine del mese di marzo, quindi, è eccezionale e negativa. Per due motivi.
Il primo è che secondo i livelli pubblicati quotidianamente dal sito della curva di Keeling e i valori registrati dal National oceanic and atmospheric administration (Noaa) la concentrazione di CO2 ha già frantumato il record dello scorso anno, superando i 402 ppm. Il secondo è che significa che fino a metà maggio questo livello può continuare a salire, macinando record su record e restando sopra la cifra simbolica di 400 ppm per settimane.
402 ppm è il dato più alto mai raggiunto negli ultimi 800mila anni, da che esiste l’uomo non era mai successo. Questo vuol dire che siamo entrati in una fase completamente nuova, imprevedibile, le cui conseguenze si possono solo ipotizzare. Scioglimento dei ghiacci, innalzamento del livello dei mari, aumento degli eventi climatici estremi, dalle inondazioni alle ondate di caldo.
Il monitoraggio reale della CO2 in atmosfera è cominciato nel 1958 sulla vetta del vulcano Mauna Loa, alle isole Hawaii. All’epoca la concentrazione media era intorno ai 313 ppm. Le misurazioni sono state raccolte in un grafico noto come curva di Keeling (qui sopra dal 1700 a oggi) dal nome dello scienziato americano, Charles David Keeling, che l’ha elaborata per la prima volta per conto dello Scripps institution of oceanography.
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