La Lituania dichiara l’indipendenza energetica dalla Russia: non importa più gas russo.
Si tratta del primo paese europeo ad adottare questa decisione.
Estonia e Lettonia hanno seguito l’esempio della Lituania.
Dopo quaranta giorni di aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina, la Lituania ha deciso che non importerà più gas russo per soddisfare le proprie esigenze interne. Si tratta del primo paese in Europa ad aver proclamato l’indipendenza dalle forniture russe.
L’annuncio arriva dal ministro dell’energia Dainius Kreivys dopo che Vladimir Putin ha imposto per decreto che il suo gas fosse pagato in rubli e non più in valuta internazionale, cioè in euro o in dollari.
La decisione della Lituania è stata subito replicata da Estonia e Lettonia: insomma, ai confini orientali dell’Unione europea c’è chi, senza aspettare i pareri da Bruxelles, ha già deciso di interrompere ogni legame energetico con la Russia.
From this month on – no more Russian gas in Lithuania 🇱🇹.
Years ago my country made decisions that today allow us with no pain to break energy ties with the agressor.
If we can do it, the rest of Europe 🇪🇺 can do it too!
La Lituania meditava di rendersi indipendente dalla Russia già da tempo
La Lituania importa gas naturale liquefatto (Gnl) attraverso il porto di Klaipeda, il cui nome tradotto è “indipendenza”: il terminal è stato inaugurato nel 2014, dopo l’invasione della Crimea, per porre fine al monopolio della fornitura di gas da parte dei gasdotti russi. L’allora presidente della Lituania Dalia Grybauskaite definì la morsa energetica della Russia come “una minaccia” per il suo paese.
Dopo la costruzione del terminale, la società russa Gazprom cominciò a offrire il gas a Vilnius a prezzi più bassi (prima di allora la Lituania aveva pagato il gas molto più di altri paesi). Ma con l’inaugurazione del porto, i principali fornitori della Lituania divennero gli Stati Uniti e la Norvegia.
La Lituania non ha ancora messo fine al transito di gas diretto verso l’enclave russa di Kaliningrad. Ma il paese baltico ha dimostrato che tutto il gas proveniente in ingresso dalla Bielorussia è esportato totalmente verso Kaliningrad.
Cosa sta decidendo il resto d’Europa e l’Italia
“Abbiamo rotto ogni legame energetico con l’aggressore”, ha detto in un tweet il presidente lituano Gitanas Nauseda. “Se possiamo farlo noi, lo può fare anche il resto d’Europa”. Ma cosa dice il resto d’Europa a proposito di interrompere l’approvvigionamento di gas russo?
Dopo le terribili immagini relative al massacro di Bucha, dove sempre più fonti sostengono che centinaia di civili sono stati uccisi dall’esercito russo, intorno all’Unione europea sta aumentando la pressione per adottare un quinto pacchetto di sanzioni: sul tavolo ci sono l’embargo di gas, petrolio e carbone, ma anche la chiusura dei porti a navi e merci russe.
How many #Bucha before we move to a full oil and gas Russia embargo? Time is over.
Intanto in Italia, il segretario del Pd Enrico Letta invita governo e Ue a vincere le ultime resistenze: “Quante Bucha prima di muoversi verso un pieno embargo di petrolio e gas russo? Il tempo è finito”. La guerra In Ucraina, purtroppo, non ancora.
Dopo Microsoft, anche Google stringe un accordo energetico con il settore nucleare. Intanto, il fabbisogno dell’ia continua a crescere, crescere, crescere.
Le principali compagnie petrolifere abbandonano l’obiettivo di ridurre la produzione di petrolio e gas. L’ultimo annuncio in questo senso arriva da Bp.
La capacità rinnovabile globale crescerà di 2,7 volte entro il 2030, superando le ambizioni dei Paesi di quasi il 25%. Ma è ancora lontana dal triplicarsi.
Il 30 settembre, la Ratcliffe-on-Soar, la 18esima centrale più inquinante d’Europa, ha smesso di bruciare carbone. D’ora in poi produrrà idrogeno verde.