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Dal rapporto Ispra 2021 emerge che le città italiane occupano troppo suolo naturale col cemento, con gravi conseguenze relative al degrado del territorio.
Ispra misura il degrado del suolo e dei servizi dovuto al cemento delle città d’Italia. La classifica.
Il rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemi” di Ispra per il 2021 dimostra un aumento significativo delle superfici artificiali rispetto a quelle naturali. Dal rapporto emerge che le città italiane occupano troppo suolo naturale col cemento, con gravi conseguenze relative al degrado del territorio.
Il consumo di suolo serve a soddisfare i bisogni della popolazione urbana, ma conduce anche alla perdita di risorse ambientali fondamentali, come le superfici agricole. Inoltre, il suolo naturale è essenziale per il benessere ambientale e umano, in quanto è esso che regola il ciclo dell’acqua e il clima, oltre a costituire l’habitat degli organismi viventi.
Il suo consumo mette a rischio inondazioni, frane e attività sismiche, causando un danno ecologico ed economico. Oltre alla perdita di superfici coltivabili e a un’inferiore produttività di materie prime, sono da tenere in conto i “costi nascosti” di artificializzazione e impermeabilizzazione, che ammontano circa a 8 miliardi di euro l’anno.
Nel rapporto di Ispra sul consumo del suolo si legge che tra «il 2006 e il 2021 in Italia sono stati consumati 1153 km² di suolo naturale o semi naturale a causa dell’espansione urbana e delle sue trasformazioni collaterali, con una media di 77 km² all’anno».
Se la Lombardia è la regione con più consumo di suolo dell’ultimo anno, Roma si è confermata la città metropolitana con la maggior superficie consumata nel 2021, seguita da Ravenna e Vicenza.
La classifica dell’aumento di consumo di suolo annuale netto in ettari (ha):
L’approfondimento di questa notizia a cura di Giorgia Bonamoneta è su Money.it
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