
Grazie a un investimento di centinaia di milioni di euro, entro il 2018 i tradizionali black cab londinesi diventeranno elettrici. Nella capitale spagnola debutta una maxi flotta di taxi a ridotte emissioni. L’Italia fanalino di coda.
L’industria automobilistica punta sempre più sulla mobilità elettrica. Eppure, in Italia l’auto a emissioni zero stenta a decollare. Colpa di una burocrazia lenta e inefficiente. Ecco, secondo l’ad di Nissan, cosa servirebbe.
Dei vantaggi della mobilità elettrica abbiamo parlato spesso. E l’industria, come hanno dimostrato i recenti CES di Las Vegas e Salone dell’auto di Detroit, sta andando in questa direzione. Attualmente, la trazione elettrica sembra essere la migliore soluzione di trasporto, concreta, pratica e accessibile, per mitigare l’impatto dei trasporti sulle alterazioni del clima. Perché? Un veicolo elettrico nell’utilizzo non emette CO2, non produce emissioni inquinanti e non produce particolato. La riduzione dell’inquinamento acustico è notevole e i costi della manutenzione sono ridotti (e non c’è olio motore da smaltire).
Altri vantaggi della mobilità elettrica? Ingresso e parcheggio senza costi in Area C a Milano e nelle ztl delle principali città Italiane; nessuna restrizione alla circolazione in caso di blocco del traffico; esenzione della tassa automobilistica per un minimo di cinque anni fini all’intera vita dell’auto; riduzione dei costi di manutenzione; riduzione della spesa nel rifornimento; riduzione dei costi assicurativi.
Eppure in Italia la mobilità elettrica non decolla. Come denunciato anche da Repubblica, la colpa è tutta di una burocrazia inefficiente che non sfrutta nemmeno i fondi pubblici disponibili. Secondo il quotidiano, dei 50 milioni stanziati in tre anni per l’installazione di colonnine di ricarica, dal 2013 al 2015, finora lo Stato ne ha sfruttati solo 6.286. Una vergogna denunciata anche dalla Corte dei Conti che adesso spinge sul Ministero dei trasporti perché “acceleri al massimo”, puntando soprattutto su colonnine fast charger, quelle che permettono di ricaricare un’auto elettrica in meno di 30 minuti.
Ma cosa servirebbe nel concreto per incentivare la mobilità elettrica? Lo ha spiegato illustrando un’ideale roadmap Bruno Mattucci, amministratore delegato di Nissan Italia, il costruttore che grazie ad auto come la Leaf (venduta in 250mila esemplari), è diventato leader mondiale nell’elettrico e che, di recente, fra le tante iniziative, ha portato la mobilità elettrica nelle metropolitane a Milano e negli aeroporti a Roma.
Ecco, in sei punti, cosa dovrebbe fare l’Italia per sostenere l’uso e la diffusione di auto a basse emissioni. Chissà se il Governo è in ascolto…
L’Italia sconta, oggi, alcuni ritardi significativi, che stanno di fatto rallentando la diffusione dei veicoli elettrici. In particolare riteniamo particolarmente urgente e prioritaria l’introduzione di incentivi diretti all’acquisto che permetta di avvicinare il costo dei veicoli elettrici a quello degli omologhi a combustione interna. È questa, infatti, a nostro parere, la prima causa che limita la diffusione della mobilità elettrica nel nostro Paese. Diversi studi hanno dimostrato che a giocare il ruolo determinante nelle scelte d’acquisto dei consumatori sono il prezzo d’acquisto e i costi di proprietà. Nonostante gli sviluppi tecnologici, gli sforzi messi in campo dai produttori e i bassi costi di gestione, il costo delle auto elettriche è ancora superiore a quello delle auto tradizionali e costituisce quindi un limite all’acquisto rilevante.
La previsione di incentivi statali all’acquisto, sia diretti sia indiretti, sarebbe fondamentale, allineando così la legislazione italiana a quella della maggioranza dei paesi UE. Un sistema di incentivi nazionali all’acquisto dei veicoli elettrici, infatti, è previsto in quasi tutti i Paesi UE, nei quali il volume delle vendite ha registrato un incremento evidente e prolungato nel tempo, ed è un fattore imprescindibile per ogni reale investimento in mobilità. Fra le misure adottabili in questo senso per sostenere la mobilità elettrica, si potrebbero inserire i veicoli elettrici tra i beni e servizi soggetti all’aliquota iva ridotta (preferibilmente al 4 cento), alla quale crediamo vada affiancata l’introduzione di un incentivo dedicato. Ma gli incentivi diretti all’acquisto potrebbero assumere anche forme diverse:
Crediamo sia opportuno affrontare a livello istituzionale le principali criticità ancora presenti nel settore e favorire la realizzazione dei progetti pilota, come le applicazioni per lo scambio bidirezionale dell’energia fra autoveicolo e rete. Nei paesi in cui la regolamentazione è più favorevole, Nissan ha già avviato la sperimentazione della tecnologia “Vehicle 2 Grid”, che permette alla mobilità elettrica di integrarsi completamente alla rete energetica nazionale contribuendo alla sua capacità di gestire e stoccare energia rinnovabile in modo più efficiente ed economico. I proprietari di veicoli elettrici possono così collegarsi alla rete per ricaricare le batterie delle loro vetture nelle fasce orarie in cui le tariffe e la domanda di energia sono più basse, per poi usare nelle proprie case o uffici l’elettricità accumulata o rivenderla alla rete durante le fasce orarie a tariffa più elevata generando redditività. Anche lo sviluppo di soluzioni innovative, tra cui i servizi di gestione energetica usando batterie “second life”, sono una via da percorrere.
Sempre sull’integrazione tra i veicoli elettrici e il sistema di distribuzione dell’energia, la definizione di tariffe agevolate per l’allacciamento di una nuova utenza e per l’utilizzo di energia elettrica per la ricarica dei veicoli, sia in ambito pubblico che privato, potrebbe certamente costituire un ulteriore fattore incentivante. Oggi infatti, il costo di allacciamento di una nuova utenza è pari a circa 70 euro/Kw e può costituire quindi una forte barriera all’investimento in particolare per i piccoli e medi imprenditori. Inoltre, crediamo sarebbe utile introdurre un sistema di “roaming” per i possessori di smart card legate ad un contratto di fornitura per la ricarica dei veicoli elettrici. Un sistema di questo tipo, infatti, avrebbe l’effetto di favorire l’interoperabilità, consentendo ai possessori di veicoli elettrici di effettuare la ricarica tramite smart card in qualunque colonnina, indipendentemente dalla società con cui sono contrattualizzati.
Altro elemento indispensabile per facilitare la diffusione della mobilità elettrica è la realizzazione di una rete integrata e capillare di infrastrutture di ricarica che tenga conto delle necessità del territorio e di tutte le più recenti innovazioni tecnologiche. Sosteniamo quindi con forza l’impegno del Governo per far sì che la realizzazione dell’infrastruttura di ricarica possa avvenire in tempi rapidi. Auspichiamo, in particolare, una rapida implementazione del “Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica”. Inoltre, sarà fondamentale affrontare il tema dei punti di ricarica sulle strade a grande e grandissima percorrenza, a partire dalla rete autostradale italiana, nell’ottica di rendere sempre più integralmente sostituibili i veicoli tradizionali con quelli elettrici, in tutte le circostanze e le modalità di spostamento delle famiglie e delle imprese italiane. Inoltre, soprattutto a livello municipale, sarà fondamentale prevedere tutte le forme possibili di incentivo e semplificazione amministrativa e urbanistica per incrementare l’installazione di nuovi punti di ricarica.
Tra i punti aperti da regolamentare sulla mobilità elettrica c’è anche la gestione della sosta presso i punti di ricarica. Ad oggi, infatti, il fenomeno della sosta selvaggia in prossimità delle colonnine di ricarica è molto frequente, e rischia di penalizzare l’utilizzo dei veicoli elettrici. Crediamo sia necessario prevedere un esplicito divieto di fermata per i veicoli non interessati alle operazioni di ricarica, in maniera analoga a quanto previsto per la sosta negli spazi dedicati alle operazioni di carico e scarico delle merci. La violazione della disposizione di divieto dovrebbe essere a nostro avviso sanzionata, oltre che in termini pecuniari, anche con la rimozione del veicolo. Inoltre, crediamo sia necessario modificare la segnaletica orizzontale e verticale, in modo da identificare univocamente lo spazio dedicato ai veicoli elettrici. La segnaletica dovrebbe essere standardizzata a livello nazionale con l’identificazione di un colore unico e ben visibile, come il verde.
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