Pena di morte, gli Stati Uniti giustiziano Lisa Montgomery. È la prima donna dal 1953

Dopo una serie di rinvii e ricorsi respinti, la Corte suprema degli Stati Uniti ha dato il via all’esecuzione di Lisa Montgomery.

Per la prima volta dopo settant’anni, gli Stati Uniti sono tornati a condannare a morte un donna per ordine federale. Si tratta della 52enne Lisa Montgomery, giustiziata alle 7:31 (ora italiana) del 12 gennaio per un omicidio risalente al 2004.

L’esecuzione di Montgomery è avvenuta con un’iniezione letale nel carcere di Terre Haute, nello stato dell’Indiana: è la diciassettesima donna a essere giustiziata nel paese dal 1984, ma la prima a livello federale dal lontano 1953.

Chi ha provato a fermare l’esecuzione di Lisa Montgomery

Si tratta della prima esecuzione del 2021 e l’undicesima federale sotto l’amministrazione Trump. La Corte suprema ha dato il via libera all’esecuzione con il voto contrario dei tre giudici di orientamento progressista.
Poche ore prima il giudice distrettuale James Patrick Hanlon aveva bloccato l’iniezione letale prevista per il giorno precedente a quando è stata effettivamente eseguita, sostenendo che prima una corte dovesse accertare le capacità mentali della detenuta. Una decisione che si pensava avrebbe fatto slittare l’esecuzione ad un momento successivo all’insediamento del presidente eletto Joe Biden, il quale avrebbe potuto graziare la condannata o commutare la condanna essendosi impegnato a lavorare per abolire la pena di morte.

Luogo dell'omicidio perpetrato da Lisa Montgomery
Questa è la casa nel Missouri dove Montgomery ha perpetrato l’omicidio per cui è stata condannata. Molti esperti legali e nel campo psichiatrico hanno scritto di lei: “Lisa non è la peggiore tra i peggiori assassini. È la più distrutta tra le persone distrutte” © Larry W. Smith/Getty Images

Chi era Lisa Montgomery

Gli avvocati di Montgomery, 52 anni, sostenevano che gli abusi sessuali subiti durante l’infanzia avessero causato alla loro cliente “danni cerebrali e gravi malattie mentali”. Violenze subite dal patrigno con l’omertà della madre. Nel 2004 la donna era partita dal Kansas per andare a casa di Bobbie Jo Stinnett, in Missouri, fingendo di voler acquistare uno dei cuccioli di cane allevati dalla vittima, all’epoca incinta di otto mesi.

L’ultima donna prima di Montgomery ad essere giustiziata a livello federale negli States era stata Bonnie Heady, nel 1953 in una camera a gas del Missouri. Trump prima d’ora aveva già supervisionato, nel corso del suo mandato, dieci esecuzioni federali, rifiutandosi di bloccare le ultime tre previste nonostante la consueta “tregua” nel periodo di transizione, ovvero fra l’elezione di un nuovo presidente e il suo insediamento alla Casa Bianca: se verranno portate a termine, diventerà il presidente che ha collezionato più “omicidi di stato” federali da oltre un secolo.

Giudici, esperti e politica contro l’esecuzione di Montgomery

“Questa è la storia di una donna profondamente malata di mente a causa di una vita fatta di torture e violenze sessuali”, ha dichiarato al quotidiano Guardian Sandra Babcock, fondatrice e direttrice del Cornell center on the death penalty worldwide della Cornell law school e consulente del team legale di Montgomery. “Lisa non è la peggiore tra i peggiori assassini. È la più distrutta tra le persone distrutte”, aveva detto solo qualche giorno fa.

A favore della donna si era schierata una coalizione – formata da 43 pubblici ministeri in attività e in pensione, 800 associazioni impegnate contro la violenza sulle donne, 100 organizzazioni e attivisti che combattono la tratta di esseri umani, 40 avvocati di minori, 80 ex detenute, insieme a organizzazioni che tutelano la salute mentale come National alliance on mental illness, Mental health America e Treatment advocacy center – che aveva chiesto al presidente Trump di fermare l’esecuzione. Invano.

Nel 2020, per la prima volta nella storia, il governo degli Stati Uniti ha effettuato più esecuzioni di tutti gli stati federati americani – tra quelli che ancora eseguono condanne a morte – messi insieme. Dal 14 luglio ad oggi hanno avuto luogo dieci esecuzioni federali a fronte delle sette effettuate in Texas (3), Alabama (1), Georgia (1), Missouri (1), Tennessee (1) nell’arco del 2020, prima del blocco causato dalla pandemia di Covid-19. Nel 2019 le esecuzioni avvenute negli Stati Uniti erano state 22.

Non è finita qui: tutti i detenuti messi a morte nel 2020 dagli Stati Uniti avevano 21 anni, se non meno, quando hanno commesso il reato per il quale sono stati condannati alla pena capitale e uno o più problemi relativi a malattie mentali, lesioni cerebrali, danni dello sviluppo o ritardo mentale, gravi traumi infantili, abbandono o abusi.

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