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Almeno 11mila bambini dai 5 ai 17 anni vengono sfruttati in Madagascar per estrarre la mica, un minerale brillante che viene esportato e usato da aziende elettroniche e di cosmetici in tutto il mondo.
Julie ha 13 anni e vive nel sud del Madagascar. Il padre è andato a vivere nella capitale, Antananarivo, e da mesi non fa avere più notizie di sé, né contribuisce al sostentamento della famiglia. La madre non riesce a mantenere tutti i suoi cinque figli, per questo suo padre, il nonno di Julie, ha deciso di portare lei e una sua sorellina in un posto dove potessero, tutti insieme, guadagnare qualcosa da vivere.
Cosa dovessero fare Julie lo ha scoperto solo quando sono arrivati in un luogo riarso dal sole dove c’erano pezzi di terra che brillavano. Era la mica, le hanno spiegato subito, e loro avrebbero dovuto estrarla dal suolo, pulirla e spezzettarla. Quel minerale scintillante, che si può ridurre a scaglie, è molto richiesto dall’industria dei cavi, e in genere dall’elettronica, perché è molto resistente al calore. La sua brillantezza viene usata nel settore delle vernici come pure nell’industria cosmetica per ombretti e prodotti illuminanti.
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Julie all’inizio era sconcertata: come avrebbe potuto infilarsi in quei buchi nel suolo e riuscire a respirare? Per fortuna il nonno le ha spiegato che quello non era il suo compito: lei si sarebbe occupata di raccogliere gli scarti di mica, a infilarsi nei buchi sarebbero stati i bambini maschi, ce n’erano tanti in quel posto. Però chinarsi tutto il tempo a terra per raccogliere pietre le fa venire mal di schiena e il sole picchia forte per gran parte del giorno. Inoltre il guadagno è misero, non più di 20 centesimi di dollaro al giorno. Con quelli deve comprare cibo per preparare la colazione per sé, il nonno e la sorellina, ma spesso non bastano e allora vanno alla mina senza aver mangiato. Tornata nella loro capanna a fine giornata Julie deve occuparsi delle faccende domestiche: andare a prendere l’acqua e la legna, cucinare, lavare e pulire. La scuola è ormai un sogno lontano, anche se lei ci pensa spesso.
Julie è uno degli undicimila bambini dai 5 ai 17 anni che in Madagascar sono sfruttati nelle miniere di mica. La ricerca appena pubblicata da Terre des Hommes Olanda, Child labour in Madagascar’s mica sector (Lavoro minorile nel settore della mica in Madagascar), evidenzia come le condizioni di lavoro siano durissime e i bambini respirino costantemente polveri sottili, ricavando un compenso di appena 4 centesimi di euro al chilo. Quasi tutto il minerale è destinato alla Cina, dove viene utilizzato senza alcuna restrizione in prodotti per le aziende dell’Occidente.
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Da qualche anno Terre des Hommes sta investigando la filiera della mica, dall’estrazione al prodotto finale. Dopo aver dimostrato lo sfruttamento lavorativo dei minori che lavorano nel settore in India, quest’anno presenta un report sulle miniere di mica in Madagascar e la filiera di questo minerale dalla Cina al mercato globale. Nell’isola africana il minerale viene estratto soprattutto nelle regioni più povere del Sud. Nelle tre principali aree di produzione la percentuale di bambini che lavorano nell’estrazione e la lavorazione del minerale con le loro famiglie varia dal 56 al 62 per cento. Il numero totale dei lavoratori del settore viene stimato in almeno 22mila persone, la metà delle quali minori.
In Madagascar la mica viene estratta con metodi non industriali. Attualmente questo Paese è il terzo esportatore mondiale e nel settore della mica a scaglie, usata soprattutto nell’industria elettronica e automobilistica, il Madagascar ha già superato l’India, il maggiore esportatore mondiale. La mica viene tagliata a mano e i detriti vengono ulteriormente puliti e sfogliati a mano, causando ferite sulle mani dei bambini. Molte delle miniere visitate dai ricercatori non avevano alcun permesso d’estrazione ed erano presenti un gran numero di bambini e bambine, che lavoravano assieme ai familiari adulti. Per esempio Frederic, 8 anni, lavora per metà giornata in un sito per la selezione del minerale con il fratello maggiore, e le sue mani sono segnate da cicatrici e ferite che gli vengono mentre rimuove la calcite dalla mica senza usare protezioni. Le sue condizioni di salute, come quelle di tanti bambini minatori, sono preoccupanti: tossisce di continuo ed è molto magro, ma il suo ventre è gonfio, segno di un’alimentazione insufficiente.
Con un prezzo base di 4 centesimi di euro al chilo, i minatori malgasci di mica vengono pagati meno della metà di quelli indiani. Pur lavorando l’intera giornata le famiglie non riescono a guadagnare abbastanza per fare due pasti al giorno. Le esportazioni di mica in Madagascar hanno avuto un aumento esponenziale dal 2008 ad oggi, ma il prezzo per tonnellata si è drasticamente abbassato, il che indica, secondo i ricercatori di Terre des Hommes, il ricorso a un inaccettabile sfruttamento dei lavoratori.
Il rapporto riporta anche i risultati dell’indagine sulla filiera in Cina. L’87 per cento della mica prodotta in Madagascar viene trasportata via mare in Cina per essere utilizzata nei prodotti di aziende come Panasonic (Giappone), Fujikura (azienda giapponese che produce cavi e fili per l’elettronica, le telecomunicazioni e l’automobile), il gruppo Prysmian (nato dalla fusione di NL Draka e l’italiana Prysmian), Van Roll e Isovolta (entrambi svizzere). I clienti di queste aziende corrono il rischio di essere collegati allo sfruttamento minorile.
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Secondo Terre des Hommes Olanda molte industrie, pur di tenere i prezzi bassi, non hanno dei controlli stringenti sulla provenienza della mica contenuta nei loro prodotti e quindi possono ritrovarsi a utilizzare un minerale derivante dallo sfruttamento del lavoro dei bambini.
Per questo l’organizzazione chiede più controlli in questo senso sulle forniture e un maggiore coinvolgimento delle istituzioni malgasce. Durante l’indagine i ricercatori hanno incontrato alcuni funzionari del Ministero del settore minerario. Pur essendosi dimostrata disponibile, questa autorità è priva di risorse e non riesce ad assicurare un’adeguata sorveglianza. Infatti il Madagascar è un paese fragile e si situa al 161esimo posto su 189 dell’Indice di sviluppo umano mondiale. Terre des Hommes Olanda sta collaborando con Unicef per avviare un progetto in Madagascar per eliminare lo sfruttamento di minori nelle miniere di mica coinvolgendo tutte le parti in causa.
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