
Per la prima volta nel 2025 si celebrano le più grandi fonti di acqua dolce del pianeta, che fronteggiano la sfida dei cambiamenti climatici.
Pensata per durare. È questo il ruolo immaginato per la plastica. E ora dopo aver invaso mari e fiumi le microplastiche hanno raggiunto aree del pianeta un tempo considerate incontaminate, dalle cime delle Alpi, fino all’Artico. A confermarlo arriva un nuovo studio pubblicato su Science Advances che conferma come, in alcuni campioni raccolti dai ricercatori,
Pensata per durare. È questo il ruolo immaginato per la plastica. E ora dopo aver invaso mari e fiumi le microplastiche hanno raggiunto aree del pianeta un tempo considerate incontaminate, dalle cime delle Alpi, fino all’Artico. A confermarlo arriva un nuovo studio pubblicato su Science Advances che conferma come, in alcuni campioni raccolti dai ricercatori, siano stati rivenuti 154mila particelle per litro nel ghiaccio alpino, mentre per l’Artico le quantità non superavano le 14.400 particelle per litro.
I dati sono raccolti nello studio “White and wonderful? Microplastics prevail in snow from the Alps to the Arctic” pubblicato da un team di ricercatori tedeschi e svizzeri dove si spiega come parte della plastica abbandonata nell’ambiente e degradata in microplastica sia stata trasportata anche in regioni remote come quelle polari. “Le concentrazioni di microplastiche nella neve sono molto elevate, indicando una significativa contaminazione dell’atmosfera”, si legge nello studio.
Secondo i ricercatori le particelle presenti sarebbero state portate principalmente dai movimenti atmosferici capaci di catturare i piccoli polimeri plastici e trasportarli fino all’Artico. Polimeri che ora sono state trovati praticamente ovunque, dalle montagne agli oceani profondi e definite dagli stessi ricercatori “onnipresenti”. Le elevate concentrazioni riscontrate nei campioni di neve provenienti da regioni diverse suggeriscono che le microplastiche, che provengono da bottiglie, creme solari, pile e tessuti tecnici, causino un significativo inquinamento dell’aria. Studi precedenti hanno dimostrato che le microplastiche possono contribuire al rischio di cancro ai polmoni, evidenziando la necessità urgente di valutare ulteriormente i rischi per la salute umana.
Non si tratta di una novità assoluta. Già ad aprile i ricercatori dell’università degli studi di Milano e di Milano-Bicocca avevano campionato una quantità di microplastiche pari a quella rivenuta nei sedimenti marini e costieri europei: 75 particelle per ogni chilogrammo di sedimento. “Indubbiamente pesa l’inquinamento a livello locale, ma tutto ciò che si trova a valle viene preso in carico dal vento che lo porta poi in alta atmosfera per poi precipitare insieme alla neve sul ghiacciaio”, spiegava la professoressa Guglielmina Diolaiuti, raggiunta da LifeGate.
Le elevate quantità di microplastiche nella neve confermano ciò che si ipotizzava da tempo: la plastica ormai è ovunque.
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