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Alte temperature e piogge al minimo hanno compromesso le fioriture e la produzione di miele che segna -40 per cento, mentre l’uva per il vino si raccoglie anticipatamente.
Gli eventi climatici estremi hanno quasi dimezzato la produzione italiana di miele di quest’anno. È quanto emerge dal bilancio di Coldiretti sul miele Made in Italy nel 2022 che segna un 40 per cento in meno rispetto al raccolto potenziale: si tratta di una produzione di 13 milioni di chili, tra le più basse dell’ultimo decennio.
Le fioriture estive sono state bruciate dal caldo o distrutte dalle grandinate, mentre gli apicoltori sono stati costretti a spostarsi in anticipo verso le aree montane e ad abbeverare artificialmente le api.
Il calo di produzione accomuna tutte le regione d’Italia con crolli dell’80 per cento della Basilicata, del 60 per cento delle Marche, del 50 per cento di Lazio, Sardegna, Umbria, Abruzzo e Valle d’Aosta, del 40 per cento in Toscana, Sicilia e Molise e del 35 per cento in Emilia Romagna e Puglia, del 30 per cento di Veneto e Piemonte; mentre in Lombardia e Friuli il raccolto è calato del 25 per cento, in Trentino Alto Adige si registra un 20 per cento in meno di miele; Calabria e Campania, infine, segnano una perdita del 15 per cento.
Secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati del rapporto dell’Osservatorio nazionale miele, in Italia ci sono 1,5 milioni di alveari curati da circa 73mila apicoltori che producono miele: mentre le quantità prodotte si riducono, occorre tutelare la biodiversità vegetale che nel nostro Paese regala oltre sessanta varietà di miele.
Il miele italiano si riconosce attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria con la parola “Italia” presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale.
Per quanto riguarda invece la produzione di vino, la situazione climatica ha costretto i viticoltori ad anticipare la vendemmia con una variabile da sette giorni a venti, a seconda delle diverse aree viticole. Coldiretti stima la produzione italiana di quest’anno in calo del 10 per cento, per un quantitativo intorno ai 45,5 milioni di ettolitri.
Un’annata meno produttiva di quella del 2021, dunque, specialmente in Sicilia, Friuli Venezia Giulia e Veneto che hanno sofferto di più la mancanza di pioggia, ma che porterà comunque alla produzione di vino di qualità e di grande interesse enologico.
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