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Il sindaco di New York ha dichiarato lo stato d’emergenza per il numero di immigrati. Molti vengono mandati dai repubblicani ma la popolazione li accoglie.
Il sindaco di New York, Eric Adams, ha dichiarato lo stato d’emergenza per affrontare la “situazione di crisi” creata dall’aumento dell’immigrazione in città. Da mesi, infatti, i governatori repubblicani degli stati del sud mandano migranti verso nord per mettere in difficoltà i democratici.
Da aprile a oggi, più di 21mila persone hanno raggiunto New York in autobus, partendo soprattutto da Texas, Arizona e Florida. 16mila di questi sono rimasti in carico al sistema di accoglienza newyorkese e la maggior parte di loro provengono dal Venezuela. I venezuelani, infatti, stanno fuggendo da un’economia al collasso e dalla repressione politica del presidente Nicolás Maduro.
Il sindaco Adams ha spiegato che nella metropoli arrivano ogni giorno dai cinque ai sei autobus. Una persona su cinque nel sistema di accoglienza della città è attualmente un richiedente asilo. Molti di loro arrivano con bambini in età scolare e hanno un urgente bisogno di cure mediche.
Molti dei migranti ospitati non sono ancora autorizzati a lavorare e quindi sono a carico del servizio di welfare locale. Per questo, su Randall’s Island (un’isolotto a nord di Manhattan) è stato allestito un campo profughi grande 25 chilometri quadrati, anche se l’afflusso è rallentato nelle ultime due settimane, dopo che il presidente Joe Biden ha dichiarato di voler respingere diversi profughi.
Gestire l’afflusso ha un costo, circa 1 miliardo di dollari. Il sindaco ha chiesto un aiuto in termini di finanziamenti federali e statali. “I newyorkesi sono arrabbiati”, ha detto Adams. “Anche io sono arrabbiato. Perché non abbiamo chiesto niente di tutto questo. Non c’è mai stato un accordo per assumere l’incarico di sostenere migliaia di richiedenti asilo. New York sta facendo tutto il possibile, ma stiamo raggiungendo il limite della nostra capacità di aiutare”.
Adams ha aggiunto che i servizi sociali della città vengono “sfruttati da altri per fini politici”. Il dito del sindaco è puntato sui tre governatori di Texas, Arizona e Florida – che sono rispettivamente Greg Abbott, Doug Ducey e Ron DeSantis. I repubblicani rispondono però che l’emergenza è quella che vivono loro al confine con il Messico, alle prese ogni giorno con centinaia di ingressi.
Il Texas ha indirizzato a New York circa 3.100 migranti con più di 60 autobus. La città di El Paso, una delle principali città di partenza (e guidata da un sindaco democratico), ha offerto centinaia di viaggi gratuiti verso la Grande mela e Chicago: solo El Paso ha trasportato nelle due città del nord più del doppio del numero di migranti – quasi 9.000 – inviati dal governatore del Texas.
Se la risposta delle istituzioni newyorkesi agli arrivi è stata a volte incerta, a volte caotica, come racconta il New York Times, la popolazione ha offerto il suo aiuto per colmare le lacune. Numerosi enti di beneficenza e gruppi di aiuto sono intervenuti, distribuendo vestiti invernali, latte artificiale e cellulari. Alcuni volontari hanno persino accolto a casa propria i nuovi arrivati e al terminal degli autobus della città, dozzine di volontari arrivano ogni giorno prima dell’alba per accogliere le persone che arrivano dal sud con panini, frutta e vestiti donati.
Il New York Times dedica anche una parentesi alla storia di Verde’s pizza and pasta house, ristorante che si trova vicino a un hotel che ospita diversi migranti. Il gestore della pizzeria, Danielle Bongiovanni, prepara ogni giorno porzioni extra di pasta e pizza da regalare.
L’iniziativa ha raccolto parecchie donazioni da parte dei locali, che vogliono sostenere economicamente l’aiuto offerto da Bongiovanni. “Quello che stiamo facendo è bellissimo”, ha detto la proprietaria. “È bello sentirsi parte di questo sforzo collettivo per garantire il benvenuto ai nostri nuovi vicini”. Insomma, non tutta la popolazione newyorkese è arrabbiata, come ha evidenziato il sindaco. Una parte di loro, come dimostrano queste storie, ha scelto di abbandonare i colori politici e mettere in campo tutta la propria solidarietà.
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