La MT Terra Nova, che trasportava 1,4 tonnellate di carburante, è affondata nel mare delle Filippine causando uno sversamento lungo chilometri.
Cosa sta succedendo in Mozambico, colpito da un’ondata di violenza
Un gruppo armato, si presume di matrice islamista, sta effettuando da settimane brutali attacchi nei villaggi settentrionali del Mozambico.
Villaggi assaltati, rapimenti, mutilazioni di cadaveri, popolazione nel panico. Da alcune settimane, il nord del Mozambico è colpito da una brutale ondata di violenza, culminata in un attacco avvenuto il 27 maggio, nel corso del quale dieci persone sono state decapitate a colpi di machete, in due villaggi dell’estremo nord della nazione africana.
La polizia: “Stessa firma degli attacchi dello scorso ottobre”
Secondo la polizia, i responsabili del gesto sarebbero gli stessi appartenenti ad un gruppo di insorti islamisti che già nell’ottobre del 2017 avevano attaccato le forze dell’ordine e assediato per due giorni la città di Mocimboa da Praia.
Da allora, erano stati effettuati alcuni raid sporadici nei villaggi della regione. Ma mai si era giunti ad episodi così cruenti. Martedì 5 giugno, all’alba, una nuova incursione ha provocato sette morti e quattro feriti. Gli assalitori hanno anche dato alle fiamme 164 case, secondo quanto indicato da un portavoce della polizia di Maputo. “Riteniamo – ha spiegato – che gli autori siano gli stessi dell’attacco del 27 maggio”.
Who is behind the extreme violence in northern Mozambique? ? pic.twitter.com/kwKy7QKH7q
— BBC News Africa (@BBCAfrica) May 30, 2018
400 arresti da ottobre in Mozambico, ma la situazione sembra precipitare
Il risultato è la diffusione di un’ondata di panico nella popolazione. Secondo quanto riferito da un corrispondente del quotidiano francese Le Monde, “gli abitanti dei villaggi presi di mira hanno cominciato a fuggire dalle loro terre. I testimoni parlano di scene degne di una guerra”. “Prendono le donne per sposarle e gli uomini per ucciderli”, ha denunciato una mozambicana all’agenzia di stampa portoghese Lusa.
Dallo scorso mese di ottobre, più di 400 persone sono state arrestate e decine uccise dalle forze dell’ordine. Domenica 3 giugno, le autorità della nazione africana hanno riferito di aver abbattuto altri nove presunti aggressori. Ciò nonostante, il problema sembra ancora lontano da una soluzione. Al centro delle attenzioni della polizia c’è il gruppo chiamato dalla popolazione locale Al-Shabaab (che non avrebbe però legami con l’omonimo gruppo somalo).
#UPDATE Suspected jihadists have hacked seven people to death with machetes and torched dozens of homes in northern Mozambique, a region that has suffered a recent spate of similar attacks, police say https://t.co/n3sFtgNqqa pic.twitter.com/ux0nu3Bwfj
— AFP news agency (@AFP) June 5, 2018
Gli aggressori cercherebbero di salvaguardare i loro affari illeciti
Alcuni ricercatori dell’università di Maputo hanno intervistato un centinaio di abitanti della regione, concludendo che il gruppo sarebbe emanazione di un movimento religioso chiamato che si finanzierebbe con traffici illeciti di ogni genere che coinvolgerebbero anche il vicino Sudafrica: dai legnami pregiati all’avorio, fino al carbone.
Secondo il ricercatore Joao Pereira, però, gli “Adepti” non avrebbero gli stessi obiettivi che si pone – ad esempio – l’Isis. Non cercherebbero infatti di attaccare lo stato per costituire una regione islamista autonoma, sul modello del califfato. “L’impressione è che vogliano unicamente creare instabilità al fine di salvaguardare i loro affari”, ha spiegato.
Foto di apertura tratta dall’account Twitter del Club of Mozambique.
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