Nobel per la Pace 2023: Narges Mohammadi, una voce di libertà dalle carceri dell’Iran

Narges Mohammadi, attivista iraniana incarcerata, da anni si batte per la difesa dei diritti delle donne del suo paese denunciando le violenze indicibili che avvengono nelle prigioni iraniane.

L’attivista iraniana Narges Mohammadi è stata insignita del premio Nobel per la Pace 2023. Il comitato per il Nobel ha esaltato “la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e la sua lotta per promuovere i diritti umani e la libertà per tutti”. Mohammadi è una delle più influenti attiviste iraniane in circolazione e, anche per questo, nel corso della sua vita ha dovuto subire continue vessazioni culminate con la carcerazione. La sua storia personale di lotta e denuncia si intreccia profondamente con quella di Mahsa Amini, la ragazza iraniana uccisa nel settembre del 2022 dalla polizia morale perché non indossava correttamente l’hijab.

L’attivismo per i diritti delle donne e dei prigionieri politici

Narges Mohammadi è nata nel 1972 nella città di Zanjan, a nord-ovest della capitale iraniana Teheran. Sin dagli anni dell’università la sua vita è stata votata all’impegno civile e politico nella difesa dei diritti delle donne. Mohammadi è stata esponente di punta di numerosi gruppi clandestini che agivano in aperto contrasto con le regole imposte dal regime teocratico instaurato in Iran dopo la rivoluzione khomeinista del 1979. L’attivismo di Mohammadi si è spesso concentrato nella difesa dei tanti prigionieri politici nemici del regime in Iran, motivo per il quale ha più volte lanciato appelli che gettassero luce sulla condizione dei prigionieri nel suo paese. Numerose sono state le campagne per l’abolizione della pena di morte. Mohammadi è diventata vicepresidente del Centro per i difensori dei diritti umani, un’organizzazione non governativa guidata da Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace nel 2003. Mohammadi è anche autrice di un libro intitolato “Tortura bianca”, una raccolta di interviste a donne prigioniere iraniane, in cui vengono raccontate e documentate alcune delle peggiori esperienze di violenza e isolamento che accadono all’interno delle mura penitenziarie del paese.

La posizione di aperta denuncia nei confronti del regime iraniano è costata a Mohammadi anni di libertà. Ha trascorso gran parte degli ultimi 15 anni nel carcere di Evin a Teheran, il luogo in cui vengono rinchiusi i prigionieri politici. Complessivamente, Mohammadi ha subito 13 arresti, le sono state inflitte 5 condanne penali per un totale di 31 anni di prigione. La punizione del regime l’ha toccata anche corporalmente, con 154 frustate. Dal novembre 2021 si trova proprio a Evin, dove sta scontando una condanna a 10 anni e 8 mesi.

Il sostegno dal carcere di Narges Mohammadi alle proteste per la morte di Mahsa Amini

Anche privata della libertà Mohammadi è riuscita a levare una voce chiara, decisa e rivoluzionaria di lotta per tutte le persone represse dal governo del suo paese. Lo scorso dicembre, ha denunciato alla Bbc direttamente dal carcere il modo in cui le donne vengono trattate. Ha fornito dettagli strazianti, raccontando come le donne iraniane detenute durante le manifestazioni scoppiate in seguito alla morte di Mahsa Amini subissero abusi sessuali e fisici da parte delle forze di sicurezza. Questo tipo di azioni hanno fatto sì che anche dalla prigione Mohammadi sia riuscita a ritagliarsi un ruolo di grande influenza su ciò che stava accadendo per strada. Subito dopo la morte di Amini centinaia di migliaia di iraniani sfidato apertamente il regime con lo slogan “Donna – vita – libertà”. Un’impressionante prova di coraggio che ha preso forma con migliaia di manifestazioni in tutto il paese. La risposta di Teheran non si è fatta attendere, con oltre 500 manifestanti uccisi e oltre 20.000 persone incarcerate. In questo contesto, le parole di Mohammadi si sono unite alle istanze del popolo iraniano, in buona parte alimentato dal desiderio di giustizia dei più giovani.

Come spesso accade, il messaggio sotteso al conferimento del Nobel per la Pace guarda oltre l’individuo, cercando di lanciare un appello di pace ai popoli e alle nazioni. Alla cerimonia di assegnazione del Nobel a Oslo, la presidente del comitato del premio ha iniziato il suo discorso con le parole “Donna – vita – libertà”. Ha continuato descrivendo il premio come un riconoscimento alle centinaia di migliaia di iraniani che hanno manifestato nell’ultimo anno contro “le politiche di discriminazione e oppressione del regime teocratico nei confronti delle donne” un movimento guidato, ha detto, dal nuovo premio Nobel Agnes Mohammadi.

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