L’economia crescerà di 22mila miliardi di euro lavorando per il clima

Una crescita economica di 22mila miliardi di euro, 65 milioni di nuovi posti di lavoro e 700mila morti premature evitate, da qui al 2030. Ecco cosa significa lavorare per il clima.

L’economia globale sta facendo il suo ingresso in una nuova era. Ma i prossimi due o tre anni sono il punto di non ritorno: le iniziative che verranno intraprese a livello globale in questo periodo determineranno senza appello l’esito della lotta contro i cambiamenti climatici. Se agiremo in favore del clima, potremo godere di benefici (anche economici) irripetibili. Se invece rimarremo immobili, pagheremo un conto salatissimo. Non usa mezzi termini il rapporto New climate economy, elaborato dalla Global commission on the economy and climate, che sciorina una serie di cifre, una più clamorosa dell’altra. A presentarlo è stato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, pochi giorni prima del Global climate action summit di San Francisco.

Antonio Guterres Onu new climate economy
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres ©Drew Angerer/Getty Images

New climate economy prende in esame cinque sistemi economici: energia, sviluppo urbano, alimentazione e agricoltura, gestione delle risorse idriche ed economia circolare. Per ciascuno di essi, descrive uno scenario “business as usual” in cui ci si limita a portare avanti il modello attuale senza alcun cambiamento, paragonandolo a uno scenario in cui, al contrario, le scelte politiche e gli investimenti sono orientati alla salvaguardia del clima e della salute del Pianeta.

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Una crescita economica di 22mila miliardi di euro

Il confronto è impietoso. Scegliere la seconda strada, avviando una transizione verso una crescita sostenibile e le energie pulite, significa far crescere l’economia globale di 26mila miliardi di dollari, poco più di 22mila miliardi di euro, da qui al 2030.

Se i governi di tutto il mondo si metteranno all’opera per eliminare gli incentivi alle fonti fossili, indirizzarli verso le rinnovabili e imporre un costo alle emissioni di CO2, potranno incassare 2.800 miliardi di dollari l’anno fino al 2030, una cifra pari a quella del pil indiano attuale. Soldi che, a loro volta, potrebbero essere reinvestiti in attività di interesse pubblico, oppure usati per abbattere la pressione fiscale sulle fasce più povere dalla popolazione.

65 milioni di nuovi posti di lavoro per New climate economy

E non è finita qui. Passare a questa nuova economia significa creare entro il 2030 65 milioni di nuovi posti di lavoro in settori a basso impatto ambientale. È l’equivalente dell’intera forza lavoro del Regno Unito e dell’Egitto messa insieme.

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Senza parlare dei benefici più importanti, quelli in termini di vite umane: sempre nell’orizzonte temporale che va da adesso al 2030, si eviterebbero in tutto il mondo 700mila morti premature dovute all’inquinamento atmosferico.

Queste cifre – sottolineano i ricercatori di New Climate Economy – molto probabilmente sono fin troppo prudenti. I modelli utilizzati dagli analisti non sono ancora in grado di catturare al 100 per cento le dimensioni e il dinamismo delle opportunità economiche e finanziarie che si possono scatenare con la transizione energetica, né tantomeno a riflettere i rischi dei cambiamenti climatici. Finora, per esempio, anche le analisi più accurate sul settore energetico hanno costantemente sottostimato la crescita annua delle energie rinnovabili. Ed è possibile che stia succedendo la stessa cosa, per esempio, sul fronte della mobilità elettrica.

 

Foto in apertura © Preston Pownell / Unsplash

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