
L’Europa ragiona su un piano da 800 miliardi e intanto vota per una maggiore sicurezza: inevitabilmente quei fondi verranno sottratti alle vere emergenze.
Nel weekend la capitale indiana ha raggiunto livello di inquinamento atmosferico allarmanti, tanto da spingere le autorità a decisioni drastiche.
Nuova Delhi è chiusa per smog: le autorità della capitale indiana, in cui vivono più di 28 milioni di persone, hanno infatti annunciato che nella settimana tra il 15 e il 21 novembre le scuole rimarranno chiuse, i lavori edili verranno fermati per almeno quattro giorni e i dipendenti pubblici lavoreranno da remoto.
L’obiettivo è quello di migliorare gli ormai insostenibili livelli di inquinamento atmosferico raggiunti di recente nella capitale, che mettono a rischio la salute dei residenti.
Sabato 13 novembre le autorità della capitale indiana hanno annunciato la chiusura delle scuole “per evitare che gli alunni debbano respirare aria tanto inquinata”, come spiegato dal capo del governo di Delhi, Arvind Kejriwal.
Il giorno precedente infatti a Nuova Delhi l’indice di qualità dell’aria – che misura il livello di inquinamento atmosferico su una scala da 0 a 500 – ha stabilito un nuovo record negativo raggiungendo i 471 punti. A riportarlo sono i bollettini quotidiani rilasciati dal Centro di controllo nazionale per l’inquinamento (Central Pollution Control Board). Si tratta di una soglia ritenuta “pericolosa” per la salute umana, che può portare all’insorgere di gravi problemi sanitari.
Lo stesso giorno la concentrazione di polveri sottili con un diametro inferiore ai 2,5 micrometri, le PM2.5, era di 381 microgrammi per metro cubo, un livello anche in questo caso considerato come estremamente preoccupante. Per fare un confronto, un valore accettabile di PM2.5 si ferma ad appena 12 particelle per metro cubo.
Anche prima di queste allarmanti rilevazioni, la situazione a Nuova Delhi era in continuo peggioramento. Nel 2020 la città ha infatti vinto il ben poco ambito titolo di capitale più inquinata del mondo per il terzo anno di fila secondo le rilevazioni di IQAir, un centro di ricerca svizzero che valuta la qualità dell’aria in base alla concentrazione di PM2.5. Roma invece era la sessantesima capitale più inquinata nella classifica, che comprendeva 92 città.
La situazione a Nuova Delhi è tanto allarmante che la Corte Suprema indiana ha chiesto di imporre un lockdown e il telelavoro su tutto il territorio della capitale, con l’obiettivo proprio di far calare il più rapidamente possibile i livelli di inquinamento atmosferico. “Non è mai stato imposto un lockdown a causa dell’inquinamento, sarebbe una decisione drastica”, ha affermato Kejriwal, che si è comunque impegnato a valutare l’opzione.
Da anni ormai il governo locale combatte contro il problema dell’inquinamento atmosferico. Lo scorso agosto la città ha inaugurato la sua prima “torre dello smog” (smog tower), un edificio dotato di quaranta enormi ventole che spingono mille metri cubi d’aria al secondo in una serie di filtri in grado di dimezzare la quantità di particelle potenzialmente dannose presenti nel raggio di un chilometro quadrato.
La costruzione della torre è costata due milioni di dollari e quindi, secondo molti critici, la purificazione dell’intera città – che si estende su una superficie di più di 40 chilometri quadrati – rappresenterebbe una spesa eccessiva per le finanze pubbliche. Intanto l’aria, a Nuova Delhi, rimane irrespirabile.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
L’Europa ragiona su un piano da 800 miliardi e intanto vota per una maggiore sicurezza: inevitabilmente quei fondi verranno sottratti alle vere emergenze.
Per la prima volta nel 2025 si celebrano le più grandi fonti di acqua dolce del pianeta, che fronteggiano la sfida dei cambiamenti climatici.
Un tribunale condanna Greenpeace a pagare 660 milioni di dollari. L’accusa? Aver difeso ambiente e diritti dei popoli nativi dal mega-oleodotto Dakota Access Pipeline.
In Italia sono 265 gli impianti ormai disuso perché non nevica più: rimangono scheletri e mostri di cemento. E l’esigenza di ripensare la montagna e il turismo.
Temendo la presenza di rifiuti tossici, la Groenlandia ha interrotto l’estrazione dell’uranio. Ora potrebbe essere costretta a ricominciare. O a pagare 11 miliardi di dollari.
L’organizzazione della Cop30 nella foresta amazzonica porta con sé varie opere infrastrutturali, tra cui una nuova – contestatissima – autostrada.
Incidente nel mare del Nord tra una petroliera e una nave cargo: fiamme e fumo a bordo, si teme lo sversamento di combustibile in mare.
Saudi Aramco, ExxonMobil, Shell, Eni: sono alcune delle “solite” responsabili delle emissioni di CO2 a livello globale.
A23a, l’iceberg più grande del mondo, si è fermato a 80 km dalla Georgia del Sud, dove ha iniziato a disgregarsi.