Il testamento di Obama sulle rinnovabili, pubblicato su Science

Rinnovabili ed efficienza energetica sono una macchina che non si può fermare. Lo scrive Barack Obama sulla prestigiosa rivista scientifica Science.

“I believe the trend toward clean energy is irreversible”. Credo che il passaggio verso l’energia pulita sia irreversibile, così scrive il presidente degli Stati Uniti Barack Obama nel saggio The irreversible momentum of clean energy pubblicato sulla rivista scientifica Science con cui lascia una sorta di testamento al suo successore Donald Trump, notoriamente scettico nei confronti delle fonti rinnovabili e dei cambiamenti climatici.

Un articolo di tre pagine, denso di dati e di citazioni scientifiche, nel quale il presidente Obama analizza in dettaglio gli aspetti economici e occupazionali di una politica energetica a favore delle rinnovabili e di prevenzione ai cambiamenti climatici, convinto che il Paese e il mondo intero stiano assistendo a un “irreversible momentum” (ondata inarrestabile) verso un’economia low carbon fatta di rinnovabili, efficienza energetica e investimenti in progetti di resilienza e di mitigazione per affrontare i cambiamenti climatici.

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Un iceberg nell’area antartica staccatosi dalla banchisa a causa dello scioglimento dei ghiacci dovuti al riscaldamento globale. Photo credit: Torsten Blackwood – Pool/Getty Images

Crescono le economie e calano le emissioni

Obama, che ha fatto dei cambiamenti climatici uno dei fulcri della sua politica, è convinto che

“i dati dell’economia statunitense abbiano ampiamente dimostrato che la mitigazione dei gas serra non sia in conflitto con la crescita economica, al contrario può spingere l’efficienza, la produttività e l’innovazione”.

Senza contare che il “disaccoppiamento”, ovvero l’inesistenza di legame, tra le emissioni del settore energetico e la crescita economica è ormai un’evidenza, tanto a livello statunitense quanto a livello mondiale.

Barack Obama a sostegno delle sue teorie riporta dati e studi scientifici. Photo credit: Evan Vucci - Pool/Getty Images
Barack Obama a sostegno delle sue teorie riporta dati e studi scientifici © Evan Vucci – Pool/Getty Images

A supporto delle sue teorie Obama cita studi scientifici e modelli economici secondo cui

“i danni economici legati a un aumento delle temperature medie globali di 4°C rispetto ai livelli preindustriali possono attestarsi attorno al 4-5% del pil mondiale entro il 2100 che, tradotto per gli Stati Uniti significa una perdita per le entrate federali di circa 340-690 miliardi di dollari l’anno”.

Alla luce di questi dati, scrive Obama, è chiaro che gli investimenti necessari per ridurre la CO2, aumentare la resilienza e prepararci ai cambiamenti climatici che non possono essere evitati, saranno sicuramente minori rispetto ai benefici derivanti dai danni evitati dei cambiamenti climatici.

Ridurre le emissioni è economicamente conveniente

Tagliare le emissioni conviene, eccome. Non è (solo) una questione ambientale, ma è una questione economica. Lo testimoniano le centinaia di imprese che hanno investito in questo campo, Alcoa e General Motors sono due nomi citati nell’articolo.

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il settore dell’efficienza energetica ha creato 2,2 milioni di posti di lavoro, esattamente il doppio di quelli creati dal settore fossile. Photo credit: SAUL LOEB/AFP/Getty Images

Obama non poteva non citare i dati del dipartimento statunitense dell’Energia sull’occupazione, tanto cara a Trump. Negli Stati Uniti sono 2,2 milioni gli occupati nei settori dell’efficienza energetica, il doppio rispetto agli 1,1 milioni di americani che lavorano nel settore delle energie fossili e nella produzione elettrica da queste fonti. È inevitabile che:

“politiche che continuino a incoraggiare il business del risparmio, attraverso una riduzione degli sprechi di energia, potrebbero pagare un dividendo assai maggiore e avere una logica economica molto più solida rispetto a continuare a erogare i circa 5 miliardi di dollari l’anno di sussidi federali ai combustibili fossili, una distorsione di mercato che dovrebbe essere corretta”.

Il settore energetico rivoluzionato dalle rinnovabili

Il comparto energetico è il principale emettitore di gas serra nell’economia americana ed è stato oggetto di profonda trasformazione. Spinto dalle dinamiche di mercato, è passato da una generazione basata sul carbone a una che utilizza prevalentemente il gas. Ma i cambiamenti non si fermano qua, le rinnovabili giocano un ruolo sempre più importante grazie alla loro competitività economica.

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Barack Obama, nel 2012, all’inaugurazione del più grande impianto fotovoltaico statunitense in Nevada. Photo credit: Getty Images

Obama, citando ancora una volta i dati del Dipartimento statunitense dell’energia, scrive che:

“il costo dell’elettricità prodotta con rinnovabili è crollato drammaticamente tra il 2008 e il 2015: l’eolico è calato del 41 per cento, il fotovoltaico residenziale del 54 per cento, mentre i grandi impianti fotovoltaici sono calati del 64 per cento. Dati che fanno le rinnovabili competitive rispetto alle fossili, anche senza incentivi”.  

Il 2015, ricorda ancora Obama, è stato un anno da record per gli investimenti in energia pulita, le diverse fonti rinnovabili hanno attratto il doppio delle risorse economiche rispetto agli investimenti in fonti fossili.

In risposta alle preoccupazioni di Trump sui posti di lavoro, anche per le rinnovabili, Obama snocciola una serie di numeri la cui fonte è sempre il Dipartimento statunitense dell’energia: eolico e fotovoltaico danno lavoro a circa 360mila americani – si legge nell’articolo – contro i 160mila lavoratori del settore della generazione elettrica a carbone e del suo indotto.

L’onda inarrestabile della lotta contro i cambiamenti climatici

Ormai la macchina è in moto, la transizione verso un’economia low carbon non si può fermare. L’Accordo di Parigi, sottoscritto da 11 paesi rappresentanti del 75 per cento delle emissioni globali, ha fatto dell’azione contro i cambiamenti climatici un’onda inarrestabile.

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Barack Obama durante il suo discorso alla COP 21 di Parigi nel 2015. Photo credit ERIC FEFERBERG/AFP/Getty Images

A prescindere da quali siano le politiche nazionali, secondo Obama “abbandonare l’Accordo di Parigi  sarebbe dannoso per i nostri interessi economici, una rinuncia a ricondurre alla loro responsabilità i Paesi responsabili di due terzi delle emissioni globali, compresi Cina, India, Messico e Unione europea”.

La volata finale di Obama sulle rinnovabili

“Grazie a una grande quantità di dati scientifici – scrive Obama nelle sue conclusioni – è da parecchio tempo che sappiamo che l’urgenza di agire per mitigare il cambiamento climatico è reale e non può essere ignorata. Negli ultimi anni abbiamo visto come sia altrettanto chiaro che convenga economicamente agire subito rispetto a non agire”.

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Barack Obama a Chicago durante il suo discorso di chiusura dei suoi 8 anni di presidenza. Photo credit: Bilgin Sasmaz/Anadolu Agency/Getty Images.

“Nonostante l’incertezza politica che abbiamo davanti – continua Obama -, rimango convinto che nessuna nazione sia più adatta degli Stati Uniti ad affrontare la sfida del cambiamento climatico e a cogliere i beneficidi un futuro low carbon. Partecipare al processo di Parigi è un grande beneficio tanto per il popolo americano, quanto per la comunità internazionale”.

Obama conclude il suo articolo con un esplicito invito a Trump a perseguire la lotta ai cambiamenti climatici. “Certo uno dei grandi vantaggi del nostro sistema di governo è che ogni presidente può dare una sua direzione alle politiche. E il presidente eletto Donald Trump avrà l’opportunità di farlo. Le più recenti evidenze scientifiche ed economiche – scrive Obama – forniscono una guida utile di quello che il futuro ci porterà, in molti casi in modo indipendente dalle scelte politiche di breve termine, in quanto a lotta al cambiamento climatico e transizione a un’economia basata sull’energia pulita.”

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