Dieta mediterranea

Olio d’oliva, il caldo minaccia la produzione in Italia e Spagna

Per la produzione di olio spagnola e italiana si stima un calo dal 20 al 30 per cento. Anche i cereali sono a rischio e si attende il grano dall’Ucraina.

  • Italia e Spagna sono i maggiori esportatori di olio d’oliva nel mondo
  • La produzione annuale è minacciata da caldo e siccità con un calo stimato dal 20 al 30 per cento e un aumento dei prezzi.
  • Anche la produzione di cereali è a rischio, ma intanto un accordo tra Russia e Ucraina ha sbloccato le esportazioni di grano.

Temperature alte e mancanza di pioggia da mesi: in Spagna la produzione di olio di oliva è minacciata dal clima. Il Paese, che sta vivendo con il Portogallo una delle peggiori siccità della storia, è il maggior esportatore di questo prodotto, seguito dall’Italia dove lo scenario è il medesimo.

olio d'oliva
Spagna e Italia sono i Paesi leader nell’esportazione di olio d’oliva © iStock

Olio d’oliva: cala la produzione, salgono i prezzi

Per quanto riguarda la produzione spagnola si prevede un calo del 25-30 per cento e a preoccupare non è solo la quantità, ma anche la qualità delle olive. E poi ci sono i prezzi che continuano a salire, complice anche la mancata commercializzazione dell’olio di girasole proveniente dall’Ucraina. Secondo il Consiglio oleicolo internazionale, a giugno i prezzi dell’olio d’oliva raffinato a Jaén, nel sud della Spagna, punto di riferimento del mercato dell’olio, sono aumentati dell’8,3 per cento rispetto all’anno precedente, con un costo medio di 327 euro per quintale di olio. Le stime sono simili per l’Italia dove si ipotizza una riduzione della produzione di olio d’oliva del 20-30 per cento rispetto allo scorso anno. A soffrire di più sono gli uliveti del nord est della penisola e del centro Italia. 

Con il grano a rischio si attendono le forniture ucraine 

Il caldo in Spagna fa temere anche per la produzione di grano, mais, frumento e orzo con un calo stimato del 20-30 per cento della produzione, mentre in Italia Ismea prevede una riduzione del raccolto di grano duro del 16 per cento a causa della crisi idrica e delle temperature elevate. Intanto, l’accordo raggiunto tra Russia e Ucraina per lo sblocco delle migliaia di tonnellate di grano e di olio di girasole nei porti del Mar Nero potrebbe far rientrare l’emergenza e calmierare il mercato. Il 1° agosto, per la prima volta dall’inizio della guerra, una nave carica di mais è partita dal porto di Odessa, in Ucraina, e ha raggiunto la Turchia per poi continuare il suo viaggio verso il Libano. Altre quindici navi sarebbero in attesa di salpare per trasportare cereali e semi oleosi. 

Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha affermato che garantire che “il grano e i prodotti alimentari esistenti possano spostarsi sui mercati globali è un imperativo umanitario”, nella speranza che tutto ciò contribuirà a ridurre l’impennata dei prezzi alimentari in tutto il mondo e scongiurerà la possibilità che una carestia affligga milioni di persone nei prossimi mesi.

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