In Nicaragua per proteggere i pappagalli più ricercati dal mercato illegale

Il pappagallo amazzone nucagialla è una specie a rischio, al centro del traffico illegale di volatili. Un business da miliardi di euro che si scontra tra diritti umani e della natura.

Immagina di essere nella foresta tropicale. L’umidità che ti si attacca addosso, la vita che vibra attorno a te, il verso profondo delle scimmie urlatrici che si mescola a quello dei pappagalli fronte gialla, che cantano mimetizzati tra le grandi foglie dei banani. Ad Ometepe, in Nicaragua, ogni centimetro di terra e di aria pulsa di vita. Purtroppo, però, l’arroganza umana è arrivata anche qui, e ogni giorno mette a rischio le specie uniche che vivono sull’isola.

L’amazzone nucagialla (Amazona auropalliata) è una delle specie di pappagalli più richieste sul mercato illegale, specialmente grazie alla sua facilità di apprendimento nel ripetere le parole e alle sue dimensioni. L’International Union for Conservation of Nature la classifica come spece in pericolo critico. Ma cosa la mette a rischio? La cattura illegale e la perdita di habitat naturale. Riassumendo in due parole, l’essere umano.

Il traffico di pappagalli, un business da miliardi di euro

Il traffico di fauna silvestre è il terzo campione d’incassi in quanto a commerci illegali, preceduto solo dal narcotraffico e dalla tratta di esseri umani. Basti pensare che un report Onu e Interpol del 2016 dichiarava che il denaro legato alla compravendita illecita di animali ammontava a quasi venti miliardi di euro annui. Un dato spaventoso, specie se sommato a quello del commercio, stavolta legale, di specie protette (Cites), che secondo il Wwf è pari a più di cento miliardi di euro l’anno.

Per questo, molte realtà locali si impegnano nella conservazione della biodiversità. Ometepe è l’isola più grande del mondo dentro un lago di acqua dolce, e vanta ecosistemi più unici che rari: scimmie, pappagalli, perfino squali d’acqua dolce. È qui che con Diritto a REsistere abbiamo conosciuto la onlus Biometepe: dieci ragazzi che si occupano di proteggere i nidi dell’amazzone nucagialla.

In tempi di nidificazione, ci raccontano, sono costretti a pattugliare la foresta giorno e notte, per evitare che la gente del luogo si arrampichi sugli alberi di trenta metri per saccheggiare i nidi. Le uova rubate vengono solitamente cedute ai trafficanti per un centinaio di euro, pari a una mensilità in Nicaragua, poi rivendute sul mercato occidentale a cento volte tanto.

Gli sforzi di conservazione contro il saccheggio illegale

Prima di Biometepe, sull’isola, riserva della biosfera nella sua interezza, tutti i nidi venivano sistematicamente saccheggiati; oggi, grazie alla collaborazione con le comunità, all’educazione ambientale e ai progetti di conservazione che portano avanti, questi giovani sono riusciti a garantire la sopravvivenza in libertà di quasi trecento pulcini, un numero considerevole, specie considerando che al mondo attualmente la popolazione di amazzone nucagialla non arriva nemmeno a 2500 esemplari.

La conservazione è così diventata un tema centrale nell’isola, per il lavoro della comunità e anche a scopi turistici. Si organizzano gite in kayak al fiume per osservare gli uccelli, tour negli ecosistemi vulcanici, passeggiate in silenzio tra i grandi alberi che ospitano scimmie e pappagalli.

E così Biometepe ha trovato una quadra tra la necessità di proteggere l’ambiente e quella economica delle comunità. Perché non si può tutelare le persone a scapito dell’ambiente, ma neanche il contrario. E i ragazzi di questa onlus ci hanno ancora una volta dimostrato che i diritti della natura e delle persone non si scontrano, ma vanno avanti insieme, di pari passo, come i remi del nostro kayak mentre ci addentriamo tra i canali del Rio Istián alla ricerca di uccelli e caimani.

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