Acqua

Conoscere l’acqua per sprecarne meno: Gruppo Cap all’opera con Pubblicità Progresso e gli studenti Iulm

Come spiegare ai cittadini che l’acqua del rubinetto è buona e non va sprecata? Gruppo Cap ha coinvolto la Fondazione Pubblicità Progresso e gli studenti dell’università Iulm di Milano.

Pochi gesti sono così automatici e familiari come quello di aprire il rubinetto. Noi che abbiamo la fortuna di vivere in un paese industrializzato, d’altra parte, abbiamo sempre l’acqua a portata di mano, ed è sana, gratuita e sicura. Eppure, ne sappiamo sorprendentemente poco. Circolano ancora parecchi falsi miti, che condizionano i nostri comportamenti e quindi favoriscono sprechi e inefficienze. Per Gruppo Cap, che gestisce il servizio idrico integrato in circa 200 comuni della Città metropolitana di Milano, questo tema è cruciale. Per affrontarlo serve un intenso lavoro di comunicazione e sensibilizzazione: ed è per questo che l’azienda ha unito le forze con la Fondazione Pubblicità Progresso coinvolgendo in un progetto alcuni studenti del corso di Comunicazione sociale dell’università Iulm di Milano.

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L’obiettivo: consumare meno, consumare meglio

Tutto nasce dalla strategia di sostenibilità realizzata da Gruppo Cap con orizzonte 2033. Come ci spiega Matteo Colle, responsabile relazioni esterne e csr, questo articolato documento si incentra su una domanda fondamentale: “A quali condizioni può essere sostenibile il nostro business, a fronte dei futuri cambiamenti sociali, economici, climatici e demografici?”. Una delle risposte riguarda molto da vicino l’ultimo anello della filiera, cioè i cittadini. “Con la linea guida ‘consumare meno, consumare meglio’, affermiamo che i cittadini dovrebbero iniziare già ora a modificare le proprie abitudini e usare l’acqua in modo più responsabile”, continua.

Per scendere nel dettaglio, ci tornano utili un po’ di numeri. L’Italia è di gran lunga il primo paese europeo per consumo d’acqua pro capite, con 241 litri al giorno. Gli abitanti della città metropolitana di Milano sono un po’ più virtuosi dei loro connazionali, con 199 litri al giorno, ma ne sprecano ancora troppa. “Quest’acqua si consuma non tanto per bere, ma soprattutto per gli usi domestici: lavare gli alimenti, cucinare, fare la lavatrice o la lavastoviglie, farsi la doccia…”, chiarisce Matteo Colle. Da qui, il primo grande obiettivo: ridurre il consumo medio a 180 litri pro capite nel 2033, avvicinandosi così alla media comunitaria.

Al tempo stesso, però, gli italiani sono al secondo posto al mondo (dopo il Messico) per consumo di acqua in bottiglia, con una media di 206 litri pro capite nel 2017. Ed è qui che arriva il secondo obiettivo di Gruppo Cap: fare in modo che, nel 2033, il 70 per cento degli abitanti nell’area metropolitana di Milano beva con fiducia l’acqua di rubinetto.

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Dalla strategia alla comunicazione, con Fondazione Pubblicità Progresso e Iulm

Sfide di questo tipo non si possono vincere a suon di imposizioni. Serve una comunicazione intelligente e mirata, che riesca a scardinare abitudini anche molto consolidate. Ed è qui che entra in gioco un partner d’eccezione. “Fondazione Pubblicità Progresso aveva già avviato la campagna di comunicazione ‘Ci riesco’ legata agli stili di vita sostenibili. Noi abbiamo collaborato con questa campagna, fornendo i contenuti sull’acqua e promuovendola in prima persona”, racconta Matteo Colle.

Visto che il precedente presidente Alberto Contri ha una cattedra di Comunicazione sociale all’università Iulm, è nata un’altra opportunità: portare in aula i temi e gli obiettivi di Gruppo Cap, trasformandoli in un’esercitazione per gli studenti. Sulla base di un brief creativo, gli universitari hanno messo in pratica le nozioni studiate sui libri e hanno ideato nuove campagne per la lotta agli sprechi idrici e la promozione del consumo di acqua di rubinetto.

“Devo dire che i ragazzi mostrano una grande sensibilità ambientale e sanno che i loro comportamenti possono incidere sulle dinamiche complessive della società”, commenta Colle. “Dall’altro lato, danno per scontato che l’acqua esca dal rubinetto ma conoscono in modo molto più vago tutto ciò che le ruota attorno, come sistemi di fognatura e depurazione. Nel corso della discussione sono saltate fuori tantissime domande”.

Che fine faranno i lavori presentati in aula? “La prima cosa da chiarire è che questi elaborati non si possono definire professionali, perché sono pur sempre realizzati da studenti. Detto questo, alcuni sono davvero meritevoli: non è da escludere che possano avere degli sviluppi in futuro”.

 

Foto in apertura © Iulm / Facebook

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