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Un nuovo rapporto dell’Ipcc su oceani e ghiacciai traccia un quadro inquietante. Ecco come i cambiamenti climatici sconvolgeranno la Terra.
La risalita degli oceani è più rapida di quanto previsto in precedenza e le conseguenze derivanti da tale fenomeno saranno particolarmente gravi, soprattutto per le popolazioni più esposte. È questo il messaggio di un nuovo rapporto speciale del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc), che è stato presentato ufficialmente il 25 settembre a Monaco, ma i cui contenuti principali erano già stati diffusi nelle settimane precedenti.
?#IPCC Special Report on the Ocean and Cryosphere in a Changing Climate
Our Ocean and Cryosphere – They sustain us. They are under pressure. Their changes affect all our lives. The time for action is now.#SROCC PR ➡️ https://t.co/HrSmr14Cu5
SPM ➡️ https://t.co/Zq29IY9KxX pic.twitter.com/hC3KHOmAv8— IPCC (@IPCC_CH) September 25, 2019
Nelle 900 pagine del documento – intitolato “The Ocean and Cryosphere in a Changing Climate” – si sottolinea come la fusione dei ghiacciai di tutto il mondo, assieme alle calotte polari e al processo di espansione termica, stia facendo risalire il livello dei mari in modo più veloce rispetto ai calcoli finora effettuati dagli esperti.
L’Ipcc ha ricordato infatti che nel decennio precedente al 2015, Artico e Antartico hanno perso più di 400 miliardi di tonnellate di massa all’anno. Il che corrisponde ad una risalita degli oceani di 1,2 millimetri all’anno. Nel frattempo, i ghiacciai delle montagne hanno perso circa 280 miliardi di tonnellate ogni dodici mesi, contribuendo con altri 0,77 millimetri all’anno.
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I calcoli del rapporto, perciò, indicano che la crescita complessiva attesa di qui alla fine del secolo sarà di almeno 40 centimetri. E ciò prendendo in considerazione uno scenario “ottimistico” in termini di riscaldamento globale. Ovvero immaginando che l’Accordo di Parigi venga rispettato e che la crescita della temperatura media globale, sulla superficie delle terre emerse e degli oceani, venga limitata ad un massimo di 2 gradi centigradi, nel 2100, rispetto ai livelli pre-industriali.
Qualora invece la traiettoria dovesse spostarsi verso i 3 o i 4 gradi, la crescita degli oceani potrebbe arrivare a 84 centimetri. Per capire quale sarebbe l’impatto sull’umanità, basti pensare che (secondo lo scenario più ottimistico) sarebbero 280 milioni le persone costrette ad abbandonare le proprie terre in tutto il mondo perché inondate.
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Nel rapporto si cita ad esempio Shanghai, in Cina, metropoli situata sul vasto delta del fiume Azzurro. Essa potrebbe dover fronteggiare una risalita del livello del mare pari a 2,6 millimetri all’anno nella seconda metà del secolo. Nel frattempo, gli Stati insulari del Pacifico, così come alcune regioni costiere dei Paesi Bassi, del Bangladesh e del Vietnam, verranno cancellate dalle carte geografiche. Anche a causa del previsto aumento della frequenza e dell’intensità di fenomeni estremi come uragani e tifoni.
Con la crescita della temperatura marina, poi, le barriere coralline – dalle quali dipendono direttamente o indirettamente (per protezione e per ricavi economici) circa 500 milioni di persone – potrebbero scomparire. Mentre le riserve alimentari delle acque tropicali poco profonde, potrebbero diminuire del 40 per cento.
On September 25th, the @IPCC_CH will publish its Special Report on the Ocean and Cryosphere in a Changing Climate. @Economist_WOI asks #ocean experts about what they expect from the upcoming report: https://t.co/rEC5GQHTEG #ClimateChange
— Martin Koehring (@EconomistMartin) September 10, 2019
L’Ipcc sottolinea poi che, in alcune zone, il prosciugamento dei ghiacciai montani rappresenterà un problema gigantesco. Soltanto attorno alla catena dell’Himalaya, ad esempio, essi rappresentano una fonte idrica vitale per 250 milioni di abitanti delle valli circostanti. Essi alimentano inoltre fiumi che raggiungono 1,6 miliardi di persone, apportando loro cibo, energia e redditi.
Polarstern enters uncharted #Arctic waters in what once was thick perennial sea ice. Follow progress at https://t.co/BXplVLWjDj @AWI_Media pic.twitter.com/Kueb5QxDTr
— Mark Drinkwater (@kryosat) August 22, 2018
Il documento cita anche, in questo senso, uno studio scientifico secondo il quale, al ritmo attuale, le grandi montagne asiatiche potrebbero perdere più di un terzo dei loro ghiacciai. E ciò anche se il riscaldamento climatico dovesse essere limitato a “soli” 1,5 gradi centigradi. Se invece continueremo a bruciare fonti fossili come facciamo oggi, la perdita sarà pari ai due terzi. Mentre in Europa centrale, Asia settentrionale e Scandinavia la riduzione dei ghiacciai potrebbe arrivare all’80 per cento.
Ma non è tutto: l’Ipcc sottolinea come in futuro occorrerà aspettarsi anche più slavine, valanghe e inquinamento idrico. Ciò a causa del fatto che nel permafrost – ovvero lo strato di calotta glaciale che, normalmente, rimane congelata tutto l’anno e che invece sta cominciando a fondere – si stima siano contenute circa 800mila tonnellate di mercurio.
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Ma lo scioglimento del permafrost rischia anche di far riemergere batteri e virus di epoche remote, assieme a miliardi di tonnellate di gas ad effetto serra. Che non faranno altro che accelerare ulteriormente il riscaldamento climatico. Tanto che, secondo alcuni ricercatori dell’università dell’Alaska Fairbanks, tale fenomeno potrebbe – da solo – rendere irraggiungibili gli impegni fissati dall’Accordo di Parigi.
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