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La ricostruzione della sera più buia di Parigi, quella che visto il suo simbolo, la cattedrale di Notre Dame, in parte distrutta da un incendio. Cosa si sa sui danni, sui motivi e sui progetti di ricostruzione.
“La ricostruiremo”. Passata la mezzanotte di martedì 16 aprile, mentre i vigili del fuoco ancora lottano per domare gli ultimi focolai, il presidente francese Emmanuel Macron reagisce con uno scatto d’orgoglio. Promette ai parigini di restituire al più presto il loro simbolo, la cattedrale di Notre Dame, sfigurata da un devastante incendio che si è portato via un inestimabile patrimonio artistico e architettonico.
Alle ore 18:50 circa di lunedì 15 aprile, primo giorno delle celebrazioni per la Settimana Santa, nella parte superiore della cattedrale di Notre Dame di Parigi divampa un incendio. Il fuoco si propaga rapido lungo le massicce travi in legno che sorreggono il tetto, talmente fitte da essere state soprannominate dai prelati “la foresta”. Verso le 20:20 la guglia ottocentesca crolla verso l’interno creando un buco nella volta.
Per qualche ora sembra che l’intera struttura sia destinata a soccombere alle fiamme. In tarda serata, la rettifica: circa tre quarti del tetto sono distrutti, insieme alla guglia e a un numero ancora imprecisato di opere d’arte, ma i campanili e la struttura resteranno in piedi. Alle 3:30 del mattino, fa sapere l’agenzia di stampa Reuters, l’incendio può dirsi domato quasi del tutto; restano soltanto alcuni focolai isolati, ormai sotto controllo. Alle 9:51 di martedì 16 aprile il corpo dei vigili del fuoco di Parigi comunica ufficialmente che l’incendio è estinto e le principali opere d’arte sono state salvaguardate.
1/2 #Intervention #NotreDame : la structure de la cathédrale est sauvée et les principales œuvres d’art ont été sauvegardées, grâce à l’action combinée des différents services de l’État engagés à nos côtés. pic.twitter.com/0GJZKAdYdM
— Pompiers de Paris (@PompiersParis) 16 aprile 2019
Imponente il dispiegamento di forze, con circa 400 vigili del fuoco in azione per domare le fiamme, trarre in salvo le opere d’arte e al tempo stesso raffreddare alcune parti dell’edificio, scongiurando il suo collasso. Come spiega la protezione civile, non è possibile impiegare aerei Canadair poiché questi ultimi sgancerebbero tonnellate d’acqua, distruggendo irrimediabilmente l’intera struttura. La dichiarazione appare una chiara risposta al tweet con cui il presidente americano Donald Trump aveva ventilato questa ipotesi, esprimendo il suo dispiacere per il disastro ed esortando ad “agire subito”.
So horrible to watch the massive fire at Notre Dame Cathedral in Paris. Perhaps flying water tankers could be used to put it out. Must act quickly! — Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 15 aprile 2019
Gli unici feriti, non gravi, sono due agenti di polizia e un pompiere. Fortunatamente, il disastro si è scatenato dopo la fine dell’orario di apertura; con dodici milioni di turisti nel 2017, la cattedrale è il monumento storico più visitato d’Europa.
Notre Dame is one of the world’s great treasures, and we’re thinking of the people of France in your time of grief. It’s in our nature to mourn when we see history lost – but it’s also in our nature to rebuild for tomorrow, as strong as we can. pic.twitter.com/SpMEvv1BzB — Barack Obama (@BarackObama) 15 aprile 2019
Monsignor Patrick Chauvet, rettore arciprete della cattedrale, fa sapere che sono al sicuro la tunica di San Luigi e la corona di spine che, secondo la tradizione, Cristo portò sul capo lungo la salita al Calvario. Anche “alcuni calici e quadri” sono salvi, aggiunge, mentre per i dipinti più grandi non c’è stato nulla da fare. Secondo il quotidiano francese Le Monde alcune vetrate sono esplose a causa del calore, ma il rosone affacciato sulla Senna, capolavoro del Tredicesimo secolo, appare intatto. Durante la notte, fa sapere il vicario generale dell’arcidiocesi di Parigi Philippe Marsset, un team di esperti del monumento è intervenuto per stilare una lista di priorità delle opere su cui intervenire. Ma la situazione, dichiara la ministra della Cultura Françoise Nyssen alla radio France Inter, è “precaria”.
For 70+ years, @UNESCO has been working for the protection & promotion of cultural heritage, from historic monuments, to museums, to contemporary art forms. Notre Dame cathedral in Paris was inscribed as #WorldHeritage in 1991. https://t.co/UDOU85cSvh pic.twitter.com/Bi6Rvww8j9
— United Nations (@UN) 16 aprile 2019
“In questa fase sappiamo ancora molto poco dell’origine del gigantesco incendio”, così Le Monde nelle prime ore del mattino del 16 aprile. Il pubblico ministero ha aperto un’inchiesta per distruzione involontaria attraverso un incendio, escludendo a priori le ipotesi criminali. Ma le indagini si preannunciano ancora molto lunghe e delicate.
Secondo i primi elementi raccolti dagli inquirenti, il fuoco si sarebbe acceso nel solaio, una zona parecchio difficile da raggiungere, circondata dalle impalcature necessarie per la vasta operazione di restauro intrapresa nell’estate del 2018. Pare che al momento del disastro non ci fossero operai al lavoro. Il problema principale per gli inquirenti consiste nel fatto che questa parte della cattedrale, di fatto, non esiste più. Il che significa che, con ogni probabilità, anche le eventuali prove materiali ormai sono ridotte in cenere. Tutte le testimonianze oculari, per giunta, pongono l’accento sull’incredibile velocità con cui il fuoco si è propagato, di minuto in minuto. Anche questo, per ora, è un grande punto interrogativo.
“Abbiamo scongiurato il peggio”, dichiara il presidente Macron alla stampa poco dopo la mezzanotte. La Francia, aggiunge, lancerà una raccolta fondi internazionale per ricostruire la cattedrale, chiamando all’appello i migliori talenti dall’estero.
Cette cathédrale Notre-Dame, nous la rebâtirons. Tous ensemble. C’est une part de notre destin français. Je m’y engage : dès demain une souscription nationale sera lancée, et bien au-delà de nos frontières.
— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) 15 aprile 2019
I primi a raccogliere la sfida sono i leader di due colossi parigini della moda e del lusso: Bernard Arnault, proprietario del gruppo Lvmh, donerà 200 milioni di euro, mentre Francois Henri Pinault, a capo del gruppo Kering, ha promesso 100 milioni di euro.
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