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Il governo peruviano ha inviato forze militari a Madre de Dios, area nota per la sua biodiversità e per le tribù incontattate, minacciata dai cercatori d’oro.
L’Amazzonia peruviana è una delle zone con la maggiore concentrazione di biodiversità del pianeta, oltre a un eccezionale numero di specie endemiche e rare di animali e piante, come il giaguaro (Panthera onca) e l’armadillo gigante (Priodontes maximus), nel cuore della foresta pluviale vivono anche alcune delle ultime popolazioni incontattate. Questo paradiso selvaggio cela però numerosi giacimenti auriferi ed è minacciato dalla corsa all’oro. Nel solo 2018 l’estrazione di oro ha causato la deforestazione di circa 9mila ettari di foresta amazzonica. Per proteggere la foresta e i suoi abitanti il governo peruviano ha deciso di mettere in campo le proprie forze armate, in uno dei primi concreti tentativi di fermare l’estrazione illegale di oro.
Il governo, guidato dal presidente Martin Vizcarra, ha inviato martedì scorso 1.500 tra agenti di polizia e militari a Madre de Dios, area pluviale nel sud-est del Paese minacciata dai cercatori d’oro. Se l’iniziativa dovesse avere successo sarebbe la prima volta che il Perù riesce ad arginare questo fenomeno che provoca, oltre alla distruzione della foresta, la dispersione di tonnellate di mercurio nell’ambiente e favorisce lo sfruttamento di minori nelle miniere. Le forze dell’ordine, secondo quanto riferito dal ministro degli interni Carlos Moran, presidieranno l’area per sei mesi, con l’obiettivo di aumentarne la sicurezza e la legalità, cercando di favorire los viluppo di un’economia più sostenibile.
Non è la prima volta che il Perù invia le proprie truppe per fermare le miniere illegali. I precedenti tentativi, tuttavia, non hanno riscosso successo. La foresta è infatti vasta e difficile da presidiare e i minatori, alle cui spalle ci sono violenti gruppi di criminalità organizzata, possono darsi facilmente alla macchia per poi riorganizzarsi una volta che le forze di sicurezza se ne sono andate. La regione di Madre de Dios è la principale fonte di oro illegale del Paese, grazie all’appoggio delle bande criminali che finanziano operazioni di estrazione su scala industriale.
In poco più di trenta anni, tra il 1985 e il 2017, a Madre de Dios sono stati abbattuti 96mila ettari di foresta, un’area di circa il 20 per cento più grande di New York. I dati, riportati in uno studio condotto dalla Wake forest university, dal Wwf e dall’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale, evidenziano inoltre un esponenziale aumento della distruzione della foresta, con circa il dieci per cento della deforestazione verificatosi solo nel 2017. L’espansione del settore minerario ha trasformato una fitta e fertile foresta in una terra arida e sterile avvelenata dal mercurio e ora minaccia la riserva naturale di Tambopata, tra le regioni di Madre de Dios e di Puno, che ospita 632 specie di uccelli, 169 di mammiferi e 1.200 di farfalle.
“L’estrazione illegale causa enormi danni – ha affermato Pablo de la Flor, direttore generale della Sociedad nacional de minería, petróleo y energía (Snmpe). – La decisione del governo di agire con fermezza contro questo terribile fenomeno è un passo nella giusta direzione”. Oltre all’evidente catastrofe ambientale il fenomeno dell’estrazione illegale minaccia la salute e i diritti delle popolazioni locali. L’esposizione al mercurio può infatti danneggiare il sistema nervoso e immunitario e l’apparato digerente e, a lungo termine, può essere fatale. I feti in via di sviluppo, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, sono particolarmente vulnerabili agli effetti del mercurio. L’effettiva portata dell’impatto della corsa all’oro e dei suoi veleni, sulle persone, sulle piante e sugli animali, potrebbe non essere nota per anni.
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