L’amministrazione Usa ha sospeso le domande per l’immigrazione delle persone provenienti da 19 paesi. Nel frattempo vanno avanti le retate nelle città.
Un rapporto di Amnesty International parla di tredicimila persone impiccate nel carcere di Saydnaya, in Siria. In un contesto di atrocità inenarrabili.
Il carcere di Saydnaya, in Siria, nel corso degli anni della guerra è stato trasformato in un campo di sterminio. L’accusa, gravissima, rivolta direttamente al governo di Bashar al-Assad, arriva da un rapporto di Amnesty International pubblicato il 7 febbraio. Nel documento sono raccolte le testimonianze di 84 persone, tra le quali agenti della polizia penitenziaria, detenuti e magistrati. Secondo quanto riferito dall’associazione, un numero imprecisato di persone, quantificabile tra le cinquemila e le tredicimila, è stato impiccato all’interno del penitenziario tra il 2011 e il 2015. Almeno una volta a settimana, si legge nel rapporto, i prigionieri venivano giustiziati a gruppi di decine, dopo processi arbitrari e torture. Una strage effettuata “nel segreto più totale”.
Le esecuzioni, prosegue Amnesty International, hanno riguardato anche civili accusati di essere vicini ai gruppi ribelli. Alcune testimonianze parlano di una “conta dei cadaveri” che veniva effettuata ogni mattina: se il numero non soddisfaceva i responsabili della struttura penitenziaria, altri prigionieri venivano prelevati dalle celle e torturati finché non veniva estorta una confessione. A quel punto era possibile ucciderli dopo procedimenti giudiziari estremamente veloci, che duravano anche uno o due minuti: “Il giudice chiedeva il nome del prigioniero e la conferma che avesse commesso il crimine del quale era accusato. Ma la sentenza di condanna arrivava qualunque fosse la risposta. Si tratta di processi che nulla hanno a che vedere con il diritto”, ha accusato un altro ex magistrato.
Ancora oggi migliaia di persone sono detenute a Saydnaya, a circa una trentina di chilometri dalla capitale Damasco. E, secondo la ong, le torture, la mancanza di acqua e di cibo, nonché di cure sanitarie, rappresentano ancora la “normalità” all’interno della prigione. Il rapporto aggiunge racconti di violenze atroci: “Crimini non più di guerra ma contro l’umanità”. Omar, un giovane ancora liceale al momento del suo, ha parlato di guardie che “ordinavano a tutti i detenuti di spogliarsi e di entrare uno alla volta in un bagno” per essere stuprati dai secondini o da altri prigionieri, costretti a farlo con la forza.
In passato Amnesty International aveva parlato di 17.700 persone impiccate nelle carceri in Siria durante la guerra. La cifra di 13mila in una sola struttura fa pensare erciò ad una crescita significativa. “Gli orrori descritti nel rapporto – ha commentato Lynn Maalouf, direttrice della sezione di Beirut della ong – rivelano l’esistenza di una politica autorizzata ai massimi livelli dal governo siriano, con l’obiettivo di annichilire ogni forma di dissidenza nella popolazione”. La dirigente ha parlato di “uccisioni a sangue freddo di migliaia di prigionieri indifesi, che si aggiungono alle torture fisiche e psicologiche”.
Già nel 2016 le Nazioni Unite avevano accusato il governo di Assad di aver orchestrato “politiche di sterminio” nei propri centri di detenzione. Le testimonianze raccolte da Amnesty International confermano così l’esistenza di una realtà atroce, nel contesto di una guerra durata cinque anni, che è costata la vita a 310mila persone.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
![]()
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
L’amministrazione Usa ha sospeso le domande per l’immigrazione delle persone provenienti da 19 paesi. Nel frattempo vanno avanti le retate nelle città.
Un rapporto indica che la capitale dell’Indonesia Giacarta accoglie ormai 42 milioni di persone: più di Dacca, seconda, e di Tokyo.
Dopo la prima bozza di piano profondamente sbilanciata a favore della Russia, ora c’è una nuova bozza di accordo che piace all’Ucraina.
La sentenza è arrivata sul caso di due cittadini polacchi sposati in Germania. La Polonia si era rifiutata di riconoscere il loro matrimonio.
Nella notte è uscita una nuova bozza che fa crollare le speranze. 30 paesi scrivono alla presidenza che è inaccettabile.
Il piano di pace per l’Ucraina ricorda molto quello per la Striscia di Gaza. Kiev dovrebbe cedere diversi suoi territori alla Russia e ridimensionare l’esercito.
La risoluzione dell’Onu su Gaza prevede l’invio di truppe internazionali e il disarmo di Hamas. Ma la strada è subito in salita.
Un rapporto della ong israeliana PHRI denuncia la strage di palestinesi nelle strutture detentive israeliane. I morti ufficiali sono 98 ma si contano centinaia di dispersi.
La procura di Istanbul ha formulato le accuse nei confronti dell’ex sindaco Ekrem Imamoglu. I capi d’accusa per l’oppositore di Erdoğan sono 142 per oltre 2.500 anni di carcere.

