Prendiamoci cura del clima

Agricoltura e clima. A scuola di adattamento con il progetto Life Ada

Le filiere agricole sono chiamate ad attrezzarsi per prevenire l’impatto dei cambiamenti climatici. Ad affiancarle è il progetto Life Ada.

Con temperature sottozero per intere nottate a primavera inoltrata, il 2021 si è rivelato un altro anno difficile per l’agricoltura del nord e del centro Italia. Solo all’assessorato regionale dell’Emilia-Romagna sono pervenute 3.423 domande di indennizzo per i danni dovuti alle gelate di marzo e aprile, per un danno complessivo stimato di oltre 230 milioni di euro. Senza dubbio non si è trattato di una sfortunata coincidenza. Sono i cambiamenti climatici a rendere più miti gli inverni e far fiorire le piante in anticipo, salvo poi far crollare improvvisamente la temperatura in primavera. Distruggendo gran parte del raccolto di albicocche, susine, ciliegie, pesche. Il mondo agricolo non ha altra scelta se non quella di attrezzarsi per fenomeni simili, destinati a diventare la norma. Questo è l’obiettivo del progetto Life Ada, coordinato dalla compagnia assicurativa UnipolSai.

Life Ada: dove, quando e perché

Life è lo strumento finanziario dell’Unione europea che, dal 1992 ad oggi, ha cofinanziato oltre 5.500 progetti legati all’ambiente, alla biodiversità e al clima. Ada è un acronimo che significa Adaptation in agriculture, adattamento nell’agricoltura. Iniziato a settembre 2020, il progetto formalmente ha una durata di 40 mesi (cioè fino a dicembre 2023) ma resterà in vita, attraverso il sito web e i materiali informativi, per altri cinque anni. L’intento? Aumentare la capacità di adattamento degli agricoltori tramite una maggiore conoscenza degli scenari climatici, strumenti per prendere decisioni strategiche, una pianificazione coerente a livello regionale e la garanzia di assicurabilità nel lungo termine. Si parte dall’Emilia-Romagna come regione pilota, per poi passare a Lazio, Veneto e Toscana, per un totale di circa 6mila agricoltori. Ma il modello, assicurano i promotori, è scalabile e nel lungo termine potrebbe coinvolgerne 242mila in tutt’Italia.

Uno strumento per comporre piani di adattamento

“In questo periodo abbiamo lavorato tanto e abbiamo raggiunto buoni risultati”, racconta a LifeGate Stefania Faccioli, project manager per UnipolSai, prima realtà assicurativa in Italia nel ramo danni e coordinatrice del progetto. In questi mesi Arpae, l’Agenzia regionale prevenzione, ambiente ed energia della regione Emilia-Romagna, ha costruito le mappe del rischio climatico nel territorio, elaborando gli scenari futuri. Ha inoltre messo a punto la library, cioè la biblioteca delle azioni con cui i tre comparti coinvolti – ortofrutticolo, vitivinicolo e lattiero-caseario – possono diventare più resilienti. Un esempio? Installare impianti di ventilazione nelle stalle e imbiancare le pareti con colori chiari, per evitare che si surriscaldino. Così facendo l’animale vive in condizioni di benessere, continua a produrre latte e garantisce il reddito dell’impresa agricola.

filiera lattiero-casearia, progetto life Ada
Il progetto Life Ada riguarda anche la filiera lattiero-casearia © GuoDong/Wikimedia Commons

Leithà, società del gruppo Unipol specializzata in data science e computer science, ha sviluppato un tool per rappresentare in modo chiaro e intuitivo queste informazioni. Ogni agricoltore potrà poi accedere alla sua area riservata e comporre il suo piano di adattamento, cioè selezionare le azioni da intraprendere per ciascuno dei rischi a cui è esposto: siccità da vento, grandine, danni da temperature estreme massime e minime, eccesso idrico, eventi alluvionali, precipitazioni intense, perdita di vocazionalità del terreno, cuneo salino ed erosione, danni fitosanitari. Indicando la sua Op (organizzazione dei produttori) di riferimento, le permette di vedere quali aderenti hanno messo a punto un piano di adattamento e di crearne uno a sua volta.

Spazio alla formazione degli agricoltori

Un piano di adattamento non si improvvisa, sottolinea Stefania Faccioli. “Gli agricoltori sanno benissimo a cosa vanno incontro, perché lavorano la terra e vedono con i loro occhi l’impatto del clima. Oggi, però, il fatto di prepararsi in anticipo non è così scontato. Serve un cambiamento culturale”.

Visto che non tutti masticano la materia, il progetto Life Ada propone agli agricoltori dell’Emilia-Romagna un corso di formazione online della durata di undici ore. Il percorso comincia con alcuni contenuti di carattere trasversale, in collaborazione con il ministero dell’Agricoltura e l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea). In questi moduli c’è spazio anche per le modalità di gestione del rischio a livello assicurativo e per le varie agevolazioni che permettono di sostenere i costi delle misure di adattamento, studiate dal Crea-Pb, Consiglio per la ricerca e l’analisi dell’economia agraria centro di ricerca di politiche e bioeconomia.

Dopodiché il corso prevede lezioni dedicate alle singole filiere e workshop sulle buone pratiche. Si concluderà in estate, con alcune trasferte presso aziende agricole che hanno già attuato strategie virtuose per prepararsi ai cambiamenti climatici. “Ci teniamo a creare momenti di scambio e dibattito tra pari (peer to peer), perché crediamo che sia la modalità di apprendimento più efficace”, continua Faccioli. L’adesione finora è buona, anche grazie all’attività di scouting da parte di Cia-Agricoltori italiani e Legacoop agroalimentare nord Italia, entrambe partner del progetto. Anche il Circolo Festambiente, che fa capo all’organizzazione ambientalista Legambiente, promuoverà il progetto Life Ada e valuterà a posteriori i suoi risultati.

Filiera vitivinicola
Il progetto Life Ada interessa la filiera vitivinicola, oltre a quella lattiero-casearia e ortofrutticola © Ingimage

La responsabilità delle compagnie assicurative

Perché il gruppo Unipol è capofila di un progetto come Life Ada? “Perché siamo convinti del fatto che serva un cambiamento di mentalità”, conclude Stefania Faccioli. “Bisogna certamente fare tutto il possibile per la mitigazione dei cambiamenti climatici, ma i suoi effetti si vedranno fra qualche decennio e, nel frattempo, gli eventi meteo estremi continueranno a manifestarsi. Se il rischio cresce, le compagnie hanno due possibilità: rifiutare le coperture oppure alzare i premi. Noi vogliamo cambiare approccio. Creando consapevolezza e disseminando conoscenze, possiamo aiutare gli agricoltori a limitare questi rischi ed essere così in grado di assicurarli”.

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