
La mancanza di dati ufficiali è un problema per il controllo del mercato legale di animali, soprattutto per le catture di quelli selvatici.
Il progetto Life Delfi si propone di ridurre la mortalità dei delfini correlata alle interazioni con la pesca professionale.
La pesca, direttamente o indirettamente, è tra le principali cause di mortalità di delfini e altri cetacei in tutto il mondo. Gli animali sono vittime di collisioni con le imbarcazioni e di catture “accidentali”, il traffico nautico può interferire con la comunicazione dei delfini, disorientandoli e provocando forte stress negli animali, la pesca industriale, infine, minaccia la sopravvivenza degli stock ittici da cui i delfini dipendono. In Italia, ogni anno, in media vengono rinvenuti spiaggiati circa 200 delfini. Le morti sono da attribuire a cause naturali, malattie infettive in particolare, la seconda causa è tuttavia di origine antropica, soprattutto le interazioni dei delfini con le attività di pesca professionale.
È quanto sostiene il progetto Life Delfi, cofinanziato dalla Commissione europea attraverso il programma Life e coordinato dall’istituto per le Risorse biologiche e le biotecnologie marine (Cnr-Irbim), che mira a ridurre i tassi di mortalità dei delfini e a favorire la coesistenza tra mammiferi marini e pescatori. Le vittime più comuni, circa il 35-40 per cento, sono i tursiopi (Tursiops truncatus), i delfini più diffusi lungo le nostre coste, e le stenelle striate (Stenella coeruleoalba).
Il progetto, a cui collaborano Legambiente, le università di Padova e di Siena, quattro aree marine protette (Punta Campanella, Isole Egadi, Tavolara – Punta Coda Cavallo, Torre del Cerrano), la ong Filicudi wildlife conservation e il croato Blue world institute, ha l’obiettivo di proteggere i delfini e, al contempo, limitare le perdite economiche dei pescatori. Per farlo verranno intraprese numerose iniziative lungo le coste tirreniche, del mar Adriatico e sul versante della Croazia.
Verranno innanzitutto istituite squadre di soccorso in mare in modo da intercettare i delfini in difficoltà in acqua e offrire loro assistenza. “Tra le principali attività di progetto c’è proprio la formazione dei rescue team – ha affermato Alessandro Lucchetti del Cnr-Irbim e coordinatore del progetto Life Delfi –. Si tratta di gruppi di salvataggio che potranno intervenire in casi particolari per salvaguardare la salute dei delfini, come è ad esempio il caso di delfini che entrano all’interno delle aree portuali, in genere richiamati dalle imbarcazioni da pesca di rientro in porto”.
I delfini spesso inseguono i pescherecci per prendere il pesce direttamente dalle reti o il pescato che viene scartato in mare. Così facendo i cetacei rischiano pericolose collisioni e causano danni economici ai pescatori che si aggirano intorno ai 1.500-2.000 euro all’anno. È bene però ricordare che i pescatori stessi sono responsabili di tale situazione. La pesca eccessiva, che negli anni ha inesorabilmente depredato le nostre acque, ha infatti spinto i delfini ad adottare questo insolito comportamento.
Obiettivo fondamentale del progetto Life Delfi sarà dunque tenere lontani i mammiferi marini dalle barche da pesca. Per farlo verranno impiegati dissuasori acustici e deterrenti visivi, che saranno applicati sulle imbarcazioni e che si attiveranno solo nel momento in cui sarà rilevata la presenza dei delfini. L’effettiva efficacia di tali metodi è però ancora da verificare, tecnologie simili sono infatti state utilizzate dai pescatori di Cipro, che hanno applicato dissuasori acustici alle reti. I dispositivi, secondo gli scienziati, sono risultati inutili e, anzi, potrebbero aver funto da richiamo per i delfini, come la campanella della merenda. Deterrenti acustici più potenti potrebbero rivelarsi più efficaci, secondo i ricercatori, ma potrebbero causare disturbi agli ecosistemi marini.
Life Delfi, per minimizzare i contrasti tra delfini e pescatori, punta infine a promuovere attività economiche alternative alla pesca a beneficio dei pescatori. “Come il dolphin watching e la certificazione di prodotto – ha spiegato Stefano Di Marco, coordinatore progetti di Legambiente -. È la strada scelta dal progetto Life Delfi per riuscire a far convivere delfini e pescatori. Il progetto inoltre, coinvolgerà anche il grande pubblico attraverso iniziative di sensibilizzazione e citizen science e realizzerà linee guida per identificare le migliori misure di mitigazione e compensazione, che garantiscano l’implementazione di adeguate politiche di conservazione per questa specie, soprattutto nelle aree Natura 2000”.
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