
I dati degli ultimi anni indicano un rallentamento nel processo di transizione energetica in Italia. Il rischio è di mancare gli obiettivi al 2030.
Con 286 miliardi di dollari, il 2015 è stato l’anno delle rinnovabili. Segno che, nonostante il calo del prezzo delle fossili, la transizione è iniziata.
Il 2015 è stato un anno solare per le rinnovabili, a livello globale. La conferma viene dagli ultimi dati raccolti nel rapporto annuale “Global trends in renewable energy investment 2016” redatto dall’Unep, il Programma ambientale dell’Onu. Il documento sottolinea come, per la prima volta, le rinnovabili abbiano aggiunto nuova capacità produttiva rispetto a tutte le altre fonti sommate insieme. Si parla di 134 GW di energia (escluso l’idroelettrico di grandi dimensioni) contro i 42 GW del carbone e i 15 del nucleare, ad esempio.
Ma c’è di più. Lo scorso anno gli investimenti sulle energie rinnovabili hanno fatto registrare un nuovo record: 286 miliardi di dollari, contro i 278 del 2011, altro anno record (nel 2004 furono 47). Segno inequivocabile che le attività finanziarie vengano ormai attirate verso una produzione di energia a basse emissioni e a basso impatto ambientale e dall’alto valore tecnologico.
“Le rinnovabili stanno ricoprendo un ruolo sempre più centrale nelle nostre vite a basso livello di carbonio”, ha dichiarato il direttore esecutivo dell’Unep, Achim Steiner, in una nota ufficiale. “Il record di investimenti del 2015 sono un’ulteriore prova di questa tendenza. Oltre al fatto che per la prima volta gli investimenti nelle energie rinnovabili sono maggiori nei Paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati”.
Un’ulteriore conferma da parte dell’Agenzia di ciò che già si era registrato in casi più recenti: la crescente richiesta di energia da parte dei Paesi emergenti sta richiamando fondi e investimenti, che puntano però sulla produzione da fonti rinnovabili, come solare ed eolico.
“L’accesso ad un’energia pulita e moderna è di enorme valore per tutte le società, ma lo è ancora di più in quelle regioni nelle quali un accesso sicuro all’energia può migliorare la qualità della vita”, specifica Steiner. “Continui e sempre maggiori investimenti nelle rinnovabili non sono solo un bene per le persone e il pianeta, ma saranno un elemento chiave per raggiungere gli obiettivi internazionali sui cambiamenti climatici e lo sviluppo sostenibile”.
La strada è però ancora lunga. I prezzi bassi del petrolio e del carbone certo non facilitano il percorso, oltre al fatto che le rinnovabili rappresentano ancora una minima parte della potenza totale installata (circa il 16,2 per cento, escluso l’idroelettrico), anche se si continua a registrarne la crescita, anno dopo anno.
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