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Venerdì 24 settembre si è tornati nelle piazze di tutto il mondo per un nuovo sciopero globale per il clima, per chiedere ai governi azioni concrete e giustizia climatica.
Ultimo aggiornamento alle ore 12:00 del 26 settembre
È un’energia nuova quella che abbiamo respirato nelle strade e nelle piazze italiane venerdì 24 settembre per il nuovo sciopero globale per il clima. Nuova o forse rinnovata. Dopo lo stop forzato dovuto alla pandemia di coronavirus, gli attivisti per il clima di Fridays for future sono tornati con l’energia che li contraddistingue a ricordare a tutti che la lotta contro la crisi climatica è la sfida più importante della nostra epoca. E che abbiamo la possibilità di vincerla, ora.
Anche questa volta eravamo al loro fianco per raccontare e documentare le volontà di una generazione che vuole continuare ad avere un futuro, che chiede giustizia climatica. Eravamo, tra le altre, a Milano, Bergamo, Bologna e Roma. Vediamo com’è andata.
“Io stanotte non ho dormito. Non vedevamo l’ora. Un corteo così non si faceva da una vita. C’è entusiasmo, c’è speranza, c’è gioia, ma c’è anche rabbia. Insomma, siamo tornati con il botto”, ci ha raccontato da Milano Martina Comparelli, portavoce del movimento dei Fridays for future Italia. “Solo le persone hanno il potere di cambiare le cose”.
Gli attivisti milanesi si sono riuniti in largo Cairoli verso le 9:30 del mattino e hanno manifestato fino ad arrivare al Bam, la Biblioteca degli alberi di Milano. La loro marcia era accompagnata da cori, balli e soprattutto dagli immancabili cartelli che quest’anno più che mai hanno dimostrato come il movimento si stia dipingendo di nuove sfumature. Con loro abbiamo parlato di alimentazione, di moda, di plastica, di combustibili fossili, ma anche di speranze per il futuro, di diritti e di azione. Alla fine, sono state 100mila le persone che hanno partecipato nel nostro Paese.
“Una delle cose che possiamo fare è stare attenti alla nostra alimentazione”, ci hanno detto in tantissimi. “Possiamo usare i mezzi pubblici, prendere la bicicletta per andare a scuola, ma anche scegliere vestiti più sostenibili e stare attenti alla fast fashion”. “Non dobbiamo vivere tutto questo come un obbligo, ma come un’opportunità”, ha sottolineato una delle manifestanti.
Camminando nel corteo abbiamo anche incontrato Michela Bonserio, coordinatrice di Greenpeace Milano. “L’Italia ha presentato a luglio un piano di transizione energetica assolutamente deludente. Quello che abbiamo bisogno è un impegno nella decarbonizzazione e non delle soluzioni palliative”, ci ha detto. “Siamo quasi al termine della moratoria per le trivelle. Abbiamo bisogno di più, di togliere alle aziende petrolifere la possibilità di esplorare i nostri mari”.
Nella capitale romana, gli attivisti si sono riuniti in piazza Vittorio Emanuele. Lì abbiamo incontrato Aboubakar Soumahoro, sindacalista, che ci ha spiegato che “La salvezza della nostra natura passa attraverso la partecipazione, la giustizia sociale e l’ambientale, verso un modello di comunità ecosolidale che è felice”. Per vedere com’è andata nelle altre città italiane sfoglia questa gallery.
Le manifestazioni in tutto il mondo si sono tenute al grido di #UprootTheSystem, un hashtag (o uno slogan per le generazioni più adulte) scelto collettivamente dai ragazzi del movimento per far capire che la crisi climatica va trattata come tale, perché quando si affronta una crisi per quello che è, è anche più facile trovare la soluzione. In questo caso “sradicare il sistema” per Fridays for future significa che “non si può pensare di risolvere questa crisi restando all’interno del sistema che l’ha creata”, per usare le parole che l’attivista Greta Thunberg ha pronunciato nel corso dell’intervista rilasciata a Diego Bianchi per il programma televisivo Propaganda Live. La stessa Thunberg ha fatto sapere che in Germania hanno manifestato più di 600mila persone, di cui 100mila solo a Berlino e che si sono tenuti scioperi in oltre 80 paesi in tutto il mondo.
Dalla Malesia all’India, dal Giappone alle Filippine, dal Bangladesh alla Turchia, fino al Brasile e al Venezuela. Per poi arrivare in Europa: Germania, Svezia, Danimarca, Portogallo. Ovviamente Italia.
Thunberg dalla Svezia, insieme a Vanessa Nakate dall’Uganda e all’inviata speciale delle Nazioni Unite per i giovani Jayathma Wickramanayake saranno protagoniste di una settimana intensa a Milano. Si comincia il 28 settembre con la Youth Cop, la conferenza in cui 400 giovani da tutto il mondo “avranno la possibilità di simulare una riunione di governo e discutere di ambizioni”, usando le parole del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani pronunciate durante la conferenza stampa. Le ragazze e i ragazzi invitati dovranno portare le proprie idee su come salvarci dalla crisi climatica attraverso la tutela e il ripristino delle risorse naturali, per poi redigere un documento da sottoporre ai leader “grandi” alla conferenza di Glasgow.
Si continua il 30 settembre con la Pre-Cop, letteralmente i lavoratori che preparano alla Cop 26 di Glasgow, l’appuntamento annuale con conferenza delle Nazioni Unite sul clima. Un momento tecnico, ma fondamentale per sciogliere diversi nodi ancora in sospeso attraverso il lavoro di funzionari, delegati e diplomatici chiamati a raggiungere compromessi validi per tutti.
E poi si torna in piazza, il 1 e il 2 ottobre, con i ragazzi, gli studenti e i lavoratori. Per far sentire la nostra voce ai delegati e ai ministri di 51 paesi riuniti al Mico, il centro congressi di Milano, per la Pre-Cop.
Perché la sfida è “sradicare questa idea malsana e corrotta di felicità”. Perché “la soddisfazione degli individui non si raggiunge attraverso l’accumulo di ricchezze, di oggetti inutili che non ci servono” per usare e chiudere con le parole di Sergio Marchese, un attivista di Milano che ci ha accompagnato lungo il corteo.
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