Il brand del gruppo cinese Chery annuncia il debutto di modelli ibridi ed elettrici più compatti e accessibili. Mentre procede l’impegno sui progetti ambientali.
Un nuovo modello elettrico, l’impegno sull’economia circolare, persino un hotel: a guardare nelle strategie di Hyundai si capisce perché costruire auto non basta più.
L’ultimo tassello si chiama Ioniq 6, berlina elettrica dal design coraggioso (anche se meno intrigante della precedente Ioniq 5), il secondo modello del nuovo brand Hyundai dedicato esclusivamente a modelli a “zero emissioni”. Prosegue, malgrado le incertezze geopolitiche e la crisi energetica che rischiano di rallentare la transizione elettrica dell’auto, la strada tracciata qualche mese fa dal Ceo di Hyundai Motor, Jaehoon Chang: vendere 1,87 milioni di auto elettriche all’anno e introdurre 17 nuovi modelli a batteria entro il 2030.
Chiaro, si tratta di obiettivi globali, che fanno leva soprattutto sui paesi a elevata domanda: la Cina che rimane il primo mercato per l’e-mobility, seguita da Norvegia, Svezia, Germania e Regno Unito. L’Italia rimane nelle retrovie, anche se dai dati emersi dall’8° Osservatorio Nazionale sullo stile di vita Sostenibile l’interesse per l’auto elettrica degli italiani rimane, almeno nelle intenzioni…
Non un suv, nemmeno un crossover, ormai i modelli più venduti. Ma una berlina, lunga (sfiora i 5 metri…), affusolata, aerodinamica grazie a una linea pensata per massimizzare l’efficienza, essenziale per un’auto elettrica. Per questo la Ioniq 6 ha un coefficiente di resistenza aerodinamica bassissimo (0,21), grazie al frontale basso e “attivo” (speciali deflettori d’aria si aprono e chiudono per diminuire la resistenza all’aria) e all’addio agli specchietti laterali, sostituiti (a richiesta) da “occhi” digitali.
Ma a dirla tutta, è l’abitacolo a convincere più dell’esterno: uno spazio flessibile, pochi pulsanti, tanti vani, gli immancabili maxi-display e la presenza discreta di materiali riciclati: vernici ottenute da bambù, oli vegetali o da pneumatici fuori uso riciclati, ecopelle, tessuti e moquette realizzati da reti da pesca abbandonate e scarti di nylon. L’attenzione alla sostenibilità è ben avvertibile. Qualche dato tecnico: Ioniq 6 è disponibile con pacchi batteria diversi, il più potente è da 77,4 kWh, trazione posteriore o integrale, uno o due motori elettrici, autonomia fra 400 e 600 chilometri a seconda delle versioni. L’elettrica Ioniq 6 sarà ordinabile in Italia a partire dal 9 novembre sulla piattaforma Hyundai click to buy dedicata all’acquisto online di vetture: il prezzo parte da 47.550 euro.
Ma produrre auto, elettriche ma anche a idrogeno, non è l’unico obiettivo di Hyundai, che si sta sempre più orientando su altri fronti, alcuni strettamente connessi (e strategici) come la produzione e lo sviluppo di batterie agli ioni di litio di nuova generazione, o gli investimenti in connettività, guida autonoma, persino in quella urban air mobility che in molti immaginano il prossimo tassello della mobilità sostenibile. Ricapitolando. Da una parte la nuova Ioniq 6, elettrica, efficiente con le sue linee scolpite dal vento, accogliente dentro, come la Ioniq 5 ma con spazi meno risolti, almeno per i posti posteriori: data di arrivo e prezzo non ancora comunicati. Dall’altra…
Dall’altra, Hyundai guarda a un altrove circolare, dove la materia impiegata per la realizzazione delle auto del futuro sarà sempre più “seconda”, riciclata e riciclabile, dove quest’ultimo aggettivo è sempre più significativo di un futuro che spreca meno e riutilizza di più, in un’ottica circolare appunto. Così, Hyundai per raccontare il suo impegno lancia una produzione dal titolo Going circular, che illustra, sui canali Discovery, il volto più virtuoso dell’auto, quella che (finalmente senza vergogna!) sta imparando a utilizzare i rifiuti per trasformarli in componenti nuovi; vedi le reti fantasma raccolte dal mare nell’ambito del progetto Healthy Seas del quale vi avevamo raccontato tempo fa.
Ma il viaggio di Hyundai verso la sostenibilità ha radici diverse. Oltre al marchio esclusivamente elettrico Ioniq, c’è il reparto Motorsport che sta pensando a elettrificare le auto da corsa. Poi c’è il già citato impegno sull’idrogeno: Hyundai con la Nexo è attualmente l’unico produttore (insieme a Toyota con la Mirai) a proporre un modello a idrogeno regolarmente in vendita.
Poi ci sono le curiosità, come il recente annuncio del primo hotel alimentato da un’auto elettrica. Sulle prime può sembrare una provocazione (e forse un po’ lo è…). Il fatto rimane: grazie all’energia ceduta da una Ioniq 5, in Inghilterra è possibile soggiornare in un piccolo cottage reso energeticamente indipendente grazie alla funzione vehicle-to-load di Ioniq 5, l’elettrica che può cedere parte della sua energia ad altre “attrezzature”, come un piccolo lodge o, più verosimilmente, a un monopattino elettrico da tenere nel bagagliaio e da usare per gli spostamenti dell’ultimo miglio.
Chiaro, che Hyundai stia diversificando la sua strategia è evidente. Oggi fare i costruttori d’auto non basta più, nemmeno se – come ha deciso l’Ue – solo elettriche dal 2035. A preoccupare l’industria automotive adesso sono soprattutto i margini di profitto, la competitività di hardware e software nei nuovi veicoli elettrici, la mancanza di microchip. Poi occorre convincere azionisti, investitori e stakeholders che la strada dell’elettrificazione è l’unica da percorrere, senza incertezze o ripensamenti. Insomma, Hyundai sembra avere chiara la meta. Poi serviranno nuove alleanze strategiche soprattutto per la produzione di batterie, vero punto dolente per molti costruttori auto (non per quelli cinesi…).
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