Il secondo produttore al mondo sigla una decisione storica. Ma gli allevamenti avranno tempo fino al 2034 per chiudere.
È stato il fine settimana natalizio a regalare agli abitanti di Pechino un cielo come non lo si vedeva da tempo: azzurro e blu. Complici una situazione meteo favorevole, il vento che ha spazzato via gli inquinanti e i divieti di circolazione per i veicoli a motore, l’aria è tornata nuovamente respirabile per i circa
È stato il fine settimana natalizio a regalare agli abitanti di Pechino un cielo come non lo si vedeva da tempo: azzurro e blu. Complici una situazione meteo favorevole, il vento che ha spazzato via gli inquinanti e i divieti di circolazione per i veicoli a motore, l’aria è tornata nuovamente respirabile per i circa 11 milioni di abitanti che abitano la capitale.
Ma i sette giorni trascorsi dal 17 al 22 dicembre scorsi sono stati forse i peggiori del 2016 per Pechino e tutto il nord della Cina. Tanto che durante questo lasso di tempo si è parlato spesso di “airpocalypse”: un mix tossico di inquinanti che ha colpito per più di una settimana circa mezzo miliardo di cinesi.
See how heavy #smog descends on Beijing on Friday, as the Chinese capital issues 2016’s first red alert for air pollution (Xinhua/Jiang Yan) pic.twitter.com/yQP9zjDnuv
— China Xinhua News (@XHNews) 16 dicembre 2016
In quei giorni le autorità dichiaravano l’allerta rosso per 21 città e per tutta la municipalità di Pechino, consigliando ai cittadini di rimanere in casa, chiudendo le scuole e vietando la circolazione ai veicoli a motore.
Una mossa da vera emergenza ambientale e sanitaria, che certo non va a risolvere i problemi legati alla qualità dell’aria di buona parte delle regioni cinesi. Che evidentemente peggiorano durante la stagione invernale a causa della richiesta maggiore di energia.
Secondo il Dipartimento per il monitoraggio ambientale del ministero dell’Ambiente però, le giornate con aria pulita o di buona qualità sono state l’80 per cento in 338 città cinesi, nell’anno appena trascorso. Con un incremento del 2,5 per cento rispetto all’anno precedente. Le medie per quanto riguarda il Pm2,5 e il Pm10, sarebbero calate dell’8,3 per cento e del 7,5 per cento rispettivamente. Ciononostante il mese di novembre ha registrato livelli estremamente elevati di inquinanti
Il governo ha cosi’ deciso di correre ai ripari, rivedendo gli standard per le emissioni dei veicoli a partire dalla metà del 2017. Tutti i nuovi veicoli dovranno rispettare dunque il “National standard V”, equivalente alla normativa Euro 5 (dal 1mo gennaio 2015 in Europa è entrata in vigore la normativa Euro 6).
Alla fine del 2015, fa sapere il ministero, la Cina aveva 170 milioni di veicoli privati sulle strade, con emissioni stimate di 43,5 milioni di tonnellate l’anno.
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