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Un’alta concentrazione di camini vulcanici è stata scoperta al largo di Basiluzzo, isoletta disabitata nell’arcipelago delle Eolie. È qualcosa di unico nel Mediterraneo ed è raro anche nel resto del mondo.
Smoking land, terra fumante: è così che i ricercatori hanno chiamato i fondali tra l’isola di Panarea e quella di Basiluzzo, nell’arcipelago delle Eolie. Il motivo? Hanno scoperto la presenza di oltre 200 camini vulcanici, molti dei quali sono attivi ed emettono fluidi idrotermali. Una concentrazione così elevata non è mai stata riscontrata nel Mediterraneo, ed è rara anche negli oceani. Si tratta di “un habitat sottomarino dinamico dove i processi geologici, chimici e biologici sono intimamente connessi, cosa che ne fa un importante sito in termini di patrimonio marino, da proteggere e salvaguardare”.
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L’interessante scoperta si deve a un team di scienziati del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), in collaborazione con la Marina militare e le università di Messina e di Genova. “Lo studio è stato pubblicato su Plos One e fornisce nuove e importanti informazioni sulle caratteristiche minero-geochimiche e biologiche dei sistemi idrotermali superficiali del mar Mediterraneo”, si legge sul sito di meteorologia 3Bmeteo.com.
I ricercatori hanno analizzato in modo approfondito le caratteristiche dei camini, dopo averli osservati per la prima volta nel 2015. Sono a forma di cono, il diametro della base è lungo in media 3,8 metri e l’altezza varia da uno a quattro metri. “Alcune di queste bocche emettono fluidi acidi, ricchi di gas, in prevalenza anidride carbonica”, spiega Carlo Migliore di 3Bmeteo.com. Le esplorazioni effettuate con un robot subacqueo dotato di videocamera hanno rivelato superfici ricoperte da alghe rosse, colonizzate dall’alga verde Flabella petiolata e da animali che si nutrono di organismi sospesi nell’acqua, soprattutto spugne.
Questa incredibile scoperta è l’emblema del “legame stretto e indissolubile che esiste sulla Terra tra le rocce e la vita, gli ambienti organici e inorganici”, si legge nella ricerca. Può condurre a nuovi risultati nello studio degli ecosistemi marini, come in quello delle attività vulcaniche. E l’Italia su questo fronte si sta dimostrando sempre più competitiva e ricca di spunti su cui lavorare.
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