La Corte d’appello boccia la terza pista dell’aeroporto di Heathrow, va contro l’Accordo di Parigi

Storica sentenza che mette per la prima volta il Pianeta e la crisi climatica prima della crescita economica. E potrebbe essere solo l’inizio.

È arrivata giovedì 27 febbraio la sentenza della Corte d’appello inglese, che ritiene illegale la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Heathrow perché in netto contrasto con l’Accordo di Parigi. Il governo inglese infatti non avrebbe tenuto conto degli impegni già assunti per contenere l’aumento della temperatura a 1,5°C e “ben al di sotto” di 2°C, e il fatto di voler incrementare i voli in uno degli aeroporti più trafficati al mondo non sarebbero allineati con l’intento di contrastare i cambiamenti climatici. Si tratta di una sentenza storica, arrivata grazie a cinque distinti ricorsi giudiziari contro la decisione del governo presentati a maggio 2019 dal sindaco di Londra Sadiq Khan, da alcuni distretti londinesi (tra cui Wandsworth e Richmond), da Greenpeace, Friends of the Earth, e dall’ente di beneficenza Plan B, specializzato in controversie climatiche e diritti.

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Cittadini festeggiano fuori dalla Corte di Londra © Leon Neal/Getty

“Questa sentenza dimostra che lo spirito dell’Accordo di Parigi deve essere rispettato e che i governi, le imprese e gli investitori devono ora rivalutare e riconciliare i loro piani adeguandosi al limite di temperatura di 1,5°C”, ha detto Farhana Yamin avvocato esperto di politica internazionale e clima. “Qualsiasi cosa non fatta dimostrerà come non siano in grado di salvaguardare il futuro per i loro cittadini e per i loro giovani. La decisione della Corte d’appello apre la strada al governo del Regno Unito per mostrare una vera leadership alla Cop 26”.

La sentenza contro la terza pista di Heathrow salvaguardia il Pianeta contro il profitto

È già ritenuta una sentenza storica, anche se il progetto non è stato bloccato del tutto. Ciò che è importante sottolineare è che per la prima volta il pianeta Terra vince nei confronti della crescita economica incontrollata e che questo evento potrebbe essere preso ad esempio ed avere delle ripercussioni in molte altri parti del globo. Lo stesso Boris Johnson dichiarò nel 2015 che si “sarebbe steso di fronte i buldozzer” pur di bloccare il progetto.

Inizialmente il governo britannico, presentando la proposta nel 2018, aveva sostenuto di aver tenuto conto dell’Accordo di Parigi e delle implicazioni climatiche dell’allargamento. Ma, dopo la rivelazione delle dichiarazioni dei testimoni dell’allora segretario ai Trasporti, Chris Grayling, il governo ha ammesso di non averlo fatto. Grayling ha cercato di sostenere che l’accordo di Parigi non fosse “rilevante” per la politica del governo sui cambiamenti climatici e che bastasse valutare i piani di espansione dell’aeroporto rispetto all’obiettivo del Climate Change Act 2008 (riduzione dell’80 per cento entro il 2050) e a quello dell’aumento di 2°C di temperatura. Nel frattempo il Regno Unito ha cambiato politica, e ha deciso di ridurre a zero le emissioni nette di CO2 entro il 2050.

Anche Greta Thunberg applaude la decisione

“Pensate quando inizieremo a tenere in considerazione l’accordo di Parigi”, ha scritto l’attivista svedese in un post su Facebook. “Per la prima volta, un tribunale ha confermato che l’obiettivo della temperatura dell’Accordo di Parigi ha un effetto vincolante”, ha sottolineato Margaretha Wewerinke, assistente professore alla Leiden University. “Questo obiettivo è basato su prove schiaccianti sul rischio catastrofico di superare 1,5°C di riscaldamento. Tuttavia, alcuni hanno sostenuto che l’obiettivo è solo aspirazionale, lasciando i governi liberi di ignorarlo nella pratica”. Ora però non sarà più così, almeno per la terza pista di Heathrow.

Il primo ministro britannico Boris Johnson
Il primo ministro britannico Boris Johnson © Neil Hall – Pool/Getty Images

La portata di questa decisione è pesante anche perché mostra che la disperata crescita del capitale e di conseguenza degli impatti delle attività umane sul clima non è più sostenibile, anche per la legge. “I governi non possono più ignorare i propri impegni presi con l’Accordo di Parigi nel momento in cui devono approvare i grandi progetti infrastrutturali”, conclude Natasha Landell-Mills dello studio Sarasin & Partners Asset Managers. “Questa decisione è quindi un passo fondamentale per aiutare a spostare il capitale lontano dalle attività che danneggiano il nostro clima, verso quelle che lo stabilizzano”. Un cambio di paradigma che potrebbe essere epocale.

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