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Tesla e SolarCity hanno fornito il fotovoltaico e le batterie per l’accumulo di energia da fonti rinnovabili. L’idea di Musk a Ta’u è diventata realtà.
Hanno detto addio al gasolio i 600 abitanti di Ta’u, una delle isole delle Samoa americane che sorge in pieno Oceano Pacifico. Qui infatti, grazie a 5328 pannelli solari prodotti da SolarCity e da 60 pacchi batterie realizzati da Tesla, non c’è più bisogno dei combustibili fossili per produrre l’energia elettrica necessaria ai bisogni locali.
Si tratta del perfetto esempio di generazione distribuita: impianti solari distribuiti sul territorio, che forniscono direttamente l’energia prodotta a sistemi di stoccaggio, che distribuiscono l’elettrica a loro volta a seconda della domanda. Mentre la conservano di notte, quando la fonte manca, e la preservano per i momenti di maggior picco.
Mentre l’intero sistema può ricaricarsi completamente con 7 ore di irraggiamento solare, il pacco batterie può fornire energia elettrica per tre giorni di fila, anche senza il sole.
Si tratta di una nuova epoca per questa remotissima isola, e tutto grazie alle tecnologie oggi a disposizione. Questo impianto all’avanguardia, finanziato dall’autorità americane per lo sviluppo economico, l’Environmental protection agency (Epa), e il dipartimento degli Interni, è stato realizzato in un anno ed è entrato in funzione la scorsa settimana. Un solo anno di lavori per uscire dall’era delle fossili. Un anno per il cambio di rotta, che dà ragione a Musk e alla sua idea di un mondo alimentato da fonti rinnovabili.
Ed è proprio l’esempio di Ta’u a rendere perfettamente l’idea di quella che è la volontà di ben 48 nazioni in tutto il mondo: alimentare i propri paesi col 100 per cento di energia rinnovabile. L’annuncio arriva direttamente dalla Cop22, terminata pochi giorni fa e vede tra i firmatari del documento e della dichiarazione d’intenti proprio le Isole Samoa.
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