Con Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, abbiamo esplorato i temi chiave degli Stati generali della green economy 2024 il 5 e 6 novembre.
Trentino, il ritorno dell’ibis eremita dopo quattrocento anni
Sulle montagne del Trentino sono stati soccorsi 17 esemplari di raro ibis eremita incapaci di migrare a causa del gelo.
Becco lungo e ricurvo, piume nere come una notte senza luna e un ciuffo spettinato di penne sulla nuca a contornare il volto glabro. Forse l’ibis eremita (Geronticus eremita) non è l’uccello più affascinante che si possa incontrare, sicuramente è uno dei più rari.
L’ibis eremita è una specie estinta in Europa allo stato selvatico da oltre 400 anni, ne sopravvivono solo poche decine di coppie. Il secolo scorso è stato funesto per questi nomadi dei cieli, la specie si è ridotta del 98 per cento a causa di caccia di frodo, perdita dell’habitat, fitofarmaci in agricoltura, disturbo delle rotte migratorie e delle colonie riproduttive. Oggi l’ibis eremita sopravvive allo stato selvaggio solo in Marocco e in Siria. Se ne contano circa 550 individui selvatici mentre 500 vivono in uno stato semiselvatico o in cattività.
A distanza di quattro secoli, sono stati avvistati diciassette esemplari in transito o in sosta sulle Alpi, in Trentino. Gli uccelli, che sarebbero stati sorpresi dal gelo sulle Alpi, sono stati soccorsi dai responsabili del progetto Waldrappteam, progetto austriaco nato nel 2002 per lo studio e la conservazione dell’Ibis eremita, e poi rilasciati in prossimità di Bolzano.
I rari volatili “provengono” dal progetto Waldrappteam il cui obiettivo è quello di insegnare agli ibis a migrare come i loro avi, seguendo una rotta migratoria che li porti da un’area scelta per la riproduzione, situata a nord delle Alpi in Baviera fino ad un’area scelta per lo svernamento, situata presso l’Oasi Wwf della Laguna di Orbetello. Gli ibis istruiti nel corso del progetto provengono da zoo europei dai quali vengono prelevati appena nati. Una volta cresciuti gli uccelli, allevati con il metodo dell’imprinting, seguono i genitori adottivi che a bordo di un paraplano a motore tracciano la rotta fino al quartiere di svernamento in Toscana.
Sembra che gli ibis siano rimasti sulle Alpi più tempo del previsto a causa del caldo anomalo per poi essere sorpresi dall’improvviso calo della temperatura. Due esemplari sarebbero morti di stenti mentre i restanti diciassette sono stati tratti in salvo dai responsabili del progetto Waldrappteam. Alcuni ibis hanno ripreso la migrazione verso sud mentre i più giovani e inesperti saranno riportati in Austria.
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