In Uganda iniziano i primi processi per omosessualità aggravata

L’Uganda inizia ad applicare la sua legge anti Lgbt+, una delle più punitive al mondo. Per il reato di omosessualità aggravata si rischia la pena di morte.

  • L’Uganda inizia ad applicare la sua legge contro l’omosessualità, una delle più punitive al mondo.
  • Due persone sono a processo per omosessualità aggravata e rischiano quindi la pena di morte.
  • La Banca mondiale ha sospeso i prestiti al paese africano, ma mantiene relazioni con altri stati altrettanto intolleranti nei confronti delle persone Lgbtqia+.

L’Uganda inizia a mettere in pratica la sua contestata e punitiva legge contro l’omosessualità. La stampa internazionale fa sapere che due persone, per motivi diversi, sono sotto processo per omosessualità aggravata. E rischiano la pena di morte.

Cosa prevede la legge contro l’omosessualità in Uganda

Firmata nel mese maggio del 2023 dal presidente Yoweri Museveni, la legge contro l’omosessualità in vigore in Uganda è una delle più punitive al mondo. Il fatto di identificarsi come Lgbtqia+ non costituisce reato: chi ha una relazione con una persona dello stesso sesso rischia però fino a dieci anni di carcere, o addirittura l’ergastolo se ci sono stati rapporti sessuali. Per la promozione dell’omosessualità, accusa che potrebbe essere rivolta anche alle organizzazioni per i diritti umani, la pena prevista arriva a vent’anni di reclusione.

La pena di morte è invece prevista per il reato di omosessualità aggravata, vale a dire per le relazioni gay incestuose o con persone ritenute vulnerabili, cioè minorenni, con disabilità, positive al virus dell’Hiv, incoscienti o sotto minaccia. Per la “tentata omosessualità aggravata” si rischiano fino a 14 anni di carcere.

presidente Uganda Yoweri Museveni
Il presidente dell’Uganda Yoweri Museveni © Chatham House /Wikimedia Commons

Le prime persone a processo per omosessualità aggravata

La Cnn ha appreso che un uomo di vent’anni, che vive nel distretto di Soroti, è stato accusato di avere avuto un rapporto sessuale con un quarantunenne disabile. La sua avvocata, Justine Balya, definisce la legge come incostituzionale, perché punisce un atto consensuale tra due adulti. E fa sapere che ci sono svariati altri processi in corso per reati minori, sempre compresi nella legge contro l’omosessualità. La seconda persona che rischia la pena di morte per omosessualità aggravata, invece, avrebbe avuto un rapporto con un minorenne.

È dal 2005 che in Uganda non viene eseguita la pena capitale. Amnesty International cita comunque il paese africano tra i “retentionist”, cioè gli stati che si dicono intenzionati a mantenerla. Come dimostra, peraltro, questa ultima legge. Gli stati classificati come “abolitionist”, al contrario, si sono astenuti dall’applicare la pena di morte nell’ultimo decennio, ma non solo: hanno anche dimostrato un impegno concreto per abolirla o non applicarla.

La posizione ambivalente della Banca mondiale

Per via della durissima posizione che ha preso contro i diritti umani delle persone Lgbtqia+, l’Uganda ha subito attirato parole di condanna da parte della comunità internazionale. Ben presto, alle parole sono seguiti i fatti. La Banca mondiale infatti ha sospeso tutti i nuovi finanziamenti al paese africano. “Crediamo che la nostra visione di sradicare la povertà in un pianeta vivibile possa realizzarsi soltanto se include tutti, indipendentemente dall’etnia, dal genere o dall’orientamento sessuale. Questa legge mina tali sforzi. L’inclusione e la non discriminazione sono al centro del nostro lavoro nel mondo”, si legge in un comunicato pubblicato l’8 agosto.

Almeno per ora, però, la Banca mondiale continua a mantenere relazioni con altri paesi altrettanto punitivi. Descrive per esempio l’Arabia Saudita come un “partner chiave per lo sviluppo”, soprassedendo sul fatto che anche in anni recenti abbia giustiziato delle persone omosessuali. I rapporti restano ottimi anche col Brunei, nonostante la legge locale preveda la lapidazione per le persone gay.

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