Il presidente dell’Uganda Yoweri Museveni ha firmato la nuova legge contro l’omosessualità.
È una delle più restrittive al mondo: prevede l’ergastolo per i rapporti omosessuali.
Durissima la reazione da parte di diversi governi occidentali, tra cui quello statunitense.
Gli appelli da parte delle organizzazioni internazionali che si battono per i diritti umani, delle Nazioni Unite e dei governi occidentali non sono serviti a nulla. Il presidente dell’UgandaYoweri Museveni ha firmato la nuova legge contro l’omosessualità. È una delle più restrittive al mondo, con pene che vanno dalla reclusione all’esecuzione capitale.
La legge contro l’omosessualità era già stata approvata con una schiacciante maggioranza a marzo, ma il presidente Yoweri Museveni – in carica dal 1986 e noto per il suo approccio autoritario – aveva preferito non firmarla immediatamente per chiedere alcune modifiche.
Rispetto alla prima versione, l’unica differenza sta nel fatto che ora il semplice fatto di identificarsi come Lgbt+ non costituisce reato. Lo diventa nella misura in cui si cerca di avere una relazione con una persona dello stesso sesso: in tal caso, si rischiano dieci anni di carcere. Per i rapporti sessuali si può arrivare addirittura all’ergastolo (per i minorenni gli anni da scontare sono tre). Le persone detenute potrebbero essere sottoposte a programmi di “riabilitazione”.
#Uganda: We are appalled that the draconian and discriminatory anti-gay bill is now law. It is a recipe for systematic violations of the rights of LGBT people & the wider population. It conflicts with the Constitution and international treaties and requires urgent judicial… pic.twitter.com/cD7Gnwap95
La legge introduce anche la pena di morte per il reato di omosessualità aggravata, cioè di relazioni omosessuali con persone disabili, bambini, positive al virus dell’Hiv, oppure incoscienti o sotto minaccia. Per la “tentata omosessualità aggravata” sono previsti fino a 14 anni di carcere.
Chiunque venga ritenuto colpevole di “promuovere l’omosessualità” rischia fino a vent’anni. Un’accusa che potrebbe essere rivolta anche alle organizzazioni che forniscono assistenza sanitaria ai malati di Aids.
La reazione, dentro e fuori dai confini dell’Uganda
In Uganda, paese dell’Africa orientale religioso e conservatore, da anni il governo cerca di criminalizzare le relazioni gay. Una prima legge era stata scritta nel 2009 e poi approvata nel 2014, salvo poi essere annullata dalla Corte costituzionale. Secondo il New York Times, sembra che una squadra di avvocati sia già al lavoro per provare a ripercorrere lo stesso iter.
A spianare la strada a questa legge contro l’omosessualità sono stati anche i gruppi religiosi fondamentalisti, tanto cristiani quanto musulmani, che negli scorsi mesi hanno organizzato manifestazioni in cui chiedevano di “proteggere i bambini” e la “famiglia africana tradizionale”. Anche con il supporto di altre organizzazioni simili oltreconfine.
#Uganda: President’s approval of anti-LGBTI Bill is a grave assault on human rights.
— Amnesty Eastern Africa (@AmnestyEARO) May 29, 2023
La reazione da parte di alcuni governi occidentali, viceversa, è stata durissima. Il presidente degli Stati Uniti Joe Bidenparla di una “tragica violazione dei diritti umani universali” e minaccia di tagliare gli aiuti e gli investimenti diretti verso l’Uganda. Anche le istituzioni dell’Unione europea si sono già espresse a più riprese, ricordando che “criminalizzare l’omosessualità è contro le leggi internazionali sui diritti umani”.
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