Un’analisi allarmante del Pesticide action network Europe ha rivelato la presenza di Tfa, derivato dei Pfas, in moltissimi alimenti.
In seguito a una violazione dello statuto della Tavola rotonda per l’olio di palma sostenibile, Unilever ha interrotto il rapporto con il Gruppo Ioi.
In seguito alle richieste dei consumatori sempre più società stanno eliminando l’olio di palma dai propri prodotti. L’olio di palma, presente in una grandissima varietà di prodotti alimentari e cosmetici, è un grasso di origine vegetale che si ricava dalla spremitura della polpa dei frutti delle palme da olio coltivate nelle regioni tropicali del pianeta.
La coltivazione delle palme da olio è tra le cause principali di deforestazione in Asia e contribuisce ai cambiamenti climatici e alla distruzione di preziosi ecosistemi.
Per cercare di regolamentare questo mercato nel 2004 il Wwf ha promosso la Tavola rotonda per l’olio di palma sostenibile (Rspo), uno standard minimo per la coltivazione di queste palme. Si tratta di un’iniziativa volontaria di tutti gli attori che prendono parte alla produzione, lavorazione e commercio di olio di palma con lo scopo di limitare la distruzione delle foreste.
Lo scorso anno Aidenvironment, società di consulenza e di servizi per il commercio sostenibile, ha avviato un’indagine sull’operato del Gruppo Ioi, uno dei maggiori fornitori di olio di palma del pianeta. È emerso che l’impresa, fornitore tra gli altri di Unilever, Nestlé e del produttore di biocarburanti Nesté Oil, si è resa responsabile della distruzione delle torbiere e delle foreste indonesiane, ed è stata sospesa da Rspo.
Unilever, multinazionale anglo-olandese proprietaria di numerosi marchi, ha reagito alla sospensione del Gruppo Ioi emettendo un comunicato in cui afferma che il fornitore ha violato la politica della società e che il rapporto sarà interrotto. Dal canto suo il Gruppo Ioi non ha negato le proprie responsabilità ma ha dichiarato che ha avviato un piano d’azione per adeguarsi agli standard.
Questo episodio ha generato nuovamente dubbi sull’effettiva validità delle certificazioni Rspo, non è infatti il primo caso in cui un membro della Roundtable on Sustainable Palm Oil viola apertamente lo statuto dell’associazione. Se vogliono salvaguardare la propria credibilità e non allontanare i consumatori, le imprese che utilizzano olio di palma dovranno impegnarsi ancora di più per garantire la trasparenza delle proprie catene di approvvigionamento.
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