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Tra la Corsica e l’Italia si forma regolarmente un’isola di plastica. Gli accumuli possono rimanere presenti anche per alcuni mesi.
La geografia del mar Tirreno sta cambiando per colpa della plastica. Tra la Corsica e l’isola d’Elba esiste infatti un nuovo lembo di “terra”. Un’isola di plastica, simile a quella presente da anni nel Pacifico, è stata infatti rintracciata in mezzo al mare.
A riportarlo è l’emittente transalpina France Bleu, che cita François Galgani, dirigente dell’Ifremer (Istituto francese di ricerca sullo sfruttamento del mare) di Bastia. “La disposizione delle correnti provoca regolarmente delle enormi concentrazioni in precise zone”, ha spiegato l’esperto.
“Les îles de Corse et d’Elbe ont désormais une nouvelle voisine… toute en déchets plastiques.”https://t.co/GziJNGQoJk
— KIS ?????? (@ant7236) 22 maggio 2019
L’isola di plastica presenta un diametro di alcuni chilometri. E, in caso di venti provenienti dai quadranti settentrionali, i rifiuti arrivano in alcuni casi anche sulle spiagge della Corsica. A differenza di quanto accade nel Pacifico, però, i cambiamenti delle correnti fanno sì che il fenomeno non sia permanente. “Si tratta di zone di accumulo temporanee, visibili per periodi che possono andare da qualche giorno a qualche settimana. Soltanto in alcuni casi si arriva a due o tre mesi”, precisa Galgani.
Si tratta in ogni caso di una situazione particolarmente inquietante. La presenza di plastica nei mari attorni all’Italia è tale da generare un impatto devastante sull’ambiente, sulla fauna marina e sulla catena alimentare. Nel giugno del 2018 Greenpeace aveva denunciato la presenza di tale materiale in un quarto di pesci e invertebrati del mar Tirreno.
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La notizia di un capodoglio ritrovato morto venerdì 17 maggio su una spiaggia di Cefalù, in Sicilia, non fa che confermare le dimensioni del problema.
C’erano anche plastica e rifiuti nello stomaco del #capodoglio trovato morto sulla spiaggia di Cefalù, in Sicilia. Il quinto spiaggiato negli ultimi 5 mesi sulle coste italiane pic.twitter.com/gBvijxmcBz — Tg3 (@Tg3web) 20 maggio 2019
Ad uccidere il cetaceo, lungo sei metri, è stata infatti, probabilmente, l’enorme quantità di plastica ritrovata nel suo stomaco. Secondo Carmelo Isgrò, del comitato tecnico-scientifico del museo della Fauna dell’università di Messina, “non ci sono altre ragioni che possano spiegare la morte”. L’animale aveva 6 o 7 anni, per una specie che può vivere anche 70 o 80 anni.
Mayday Mayday Mayday! Centinaia di specie marine stanno lanciando un SOS per colpa della #plastica. Noi vogliamo rispondere, e ci stiamo attivando con #thebluedreamproject e ricercatori per monitorare lo stato di salute del #Mediterraneo. Stay tuned! #MaydayPlastica pic.twitter.com/MNcpNac8EA
— Greenpeace Italia (@Greenpeace_ITA) 18 maggio 2019
“Il mare ci invia un grido d’allarme, un sos disperato”, ha commentato Giorgia Monti, responsabile delle campagne marine di Greenpeace Italia. L’associazione ambientalista ha ricordato che quello di Cefalù non è il primo caso: “Sono spiaggiate altre cinque balene nel corso degli ultimi mesi”. In particolare, nel mese di marzo, un capodoglio era stato ritrovato in Sardegna con 22 chilogrammi di plastica nello stomaco.
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