Dalla parte del futuro

Anche le università costruiscono il loro futuro sostenibile con la finanza Esg

Il mercato dei green, social e sustainability bond ha delle nuove protagoniste: alcune tra le più prestigiose università internazionali.

È il mese di agosto del 2018 quando in Australia viene emesso un sustainability bond in doppia tranche da 156 milioni di euro. Di per sé non ci sarebbe nulla di strano, visto che durante lo stesso anno ammontano a 18 miliardi di euro le emissioni volte a raccogliere liquidità per progetti dallo spiccato impatto sociale e ambientale. La differenza però sta nel fatto che, in quest’occasione, l’emittente è l’università di Maquarie, nella città di Sydney. Cioè il primo ateneo al mondo a scegliere questi strumenti finanziari Esg, aprendo una strada che molti altri ora stanno pensando di imboccare.

Le università si avvicinano alla finanza Esg

Le grandi università internazionali hanno la possibilità di collocare obbligazioni per finanziare i propri progetti; basti pensare al matusalem bond a 100 anni di Oxford. A lungo però hanno avuto un atteggiamento piuttosto timido nei confronti degli strumenti della finanza sostenibile, fa notare un approfondimento pubblicato da Capital monitor. Alcune, semplicemente, ritengono che rette e donazioni siano più che sufficienti per coprire il proprio fabbisogno di liquidità. Altre magari temono di esporsi ai giudizi esterni sulla bontà dei loro progetti sociali e ambientali. Soprattutto da parte dei loro stessi studenti che, tipicamente, sanno sfoderare un notevole spirito critico quando si parla di sostenibilità. Negli ultimi anni sono stati loro i più convinti portavoce del movimento per disinvestire dai combustibili fossili.

Un semestre record per i social, green e sustainability bond

Da quando l’università di Maquarie ha aperto le danze, molte altre hanno seguito la sua scia. Come l’università nazionale di Singapore, uno dei più grandi atenei pubblici della città con oltre 30mila studenti e 12mila specializzandi. Nel mese di maggio 2020 ha lanciato un’obbligazione verde a dieci anni da 195 milioni di euro; soldi che verranno investiti seguendo criteri dettagliati, sottoposti al controllo della società di consulenza e revisione Ey. A un anno esatto di distanza è seguita un’altra emissione di pari importo. Cifre importanti che serviranno, tra le altre cose, per riqualificare a livello energetico due edifici, costruire la prima struttura a consumi quasi zero, rinnovare gli impianti di aria condizionata e installare pannelli solari. Proprio a maggio 2021 si è aperto un semestre record in cui le emissioni di social, green e sustainability bond da parte degli atenei di tutto il mondo hanno sfondato il tetto del miliardo di euro. Più del doppio rispetto al volume totalizzato tra il 2017 e il 2020.

Università nazionale di Singapore
Alcuni edifici dell’Università nazionale di Singapore © Jiachen Lin/Unsplash

Ucl e Stanford scommettono sulla sostenibilità

Sempre a maggio 2021 è stato il turno di altri due mostri sacri nel mondo accademico. Il primo è la Ucl (University college London), la terza più antica università britannica dopo Oxford e Cambridge, la stessa in cui hanno studiato il leader del movimento indipendentista indiano Gandhi e l’inventore Alexander Graham Bell. Il suo sustainability bond da 357 milioni di euro con scadenza a quarant’anni la aiuterà a raggiungere gli ambiziosi obiettivi che si è posta, tra cui l’azzeramento delle emissioni nette di gas serra e il 100 per cento di energia da fonti rinnovabili entro il 2030.

Ucl università
Lo storico edificio cruciforme della Ucl di Londra © Leqi Wang/Unsplash

Poi c’è l’università di Stanford, in California, la prima negli Stati Uniti a piazzare obbligazioni con precise finalità sostenibili a tutto tondo, non limitate al clima. Sono infatti molto eterogenei i progetti che vedranno la luce nei prossimi anni: dalle iniziative legate alla valorizzazione della diversity, fino alla costruzione di un centro per la medicina accademica e all’ampliamento delle residenze per gli studenti. Perché la finanza Esg ha tanti sbocchi. Ed è giusto che a darne la prova siano anche le istituzioni accademiche, chiamate a formare uomini e donne che guideranno la transizione verso un modello più sostenibile.

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